“Vincenzo Cardarelli a Roma mentre l’Urbe cambia” di Memmo Caporilli
«Partito dal mio paese, a diciannove anni, con sette lire in tasca, senza sapere cosa sarei venuto a fare nella Città Eterna, come sempre ci giungevo troppo tardi, a festa finita.»
Vincenzo Cardarelli
Venticinque scritti inediti di Vincenzo Cardarelli sono il cuore del volume che è stato presentato nella Sala Consiliare del Palazzo Comunale della Città di Tarquinia.
La pubblicazione, voluta dall’Assessorato alla Cultura, si intitola “Vincenzo Cardarelli a Roma mentre l’Urbe cambia”. E’ curata da Memmo Caporilli e comprende la prefazione del Senatore Giulio Andreotti.
Gli inediti del poeta riferiscono le impressioni di un giovane intellettuale appena giunto a Roma, ma il volume comprende anche una selezione di scritti che mettono in risalto il suo carattere ombroso e polemico.
Arricchisce la pubblicazione una straordinaria serie di rare foto d’epoca della città di Roma.
L’opera è curata dal giornalista Memmo Caporilli, romano, attento studioso e innamorato della storia di Roma.
E’ stato per vari anni consulente editoriale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da G. Treccani.
Fra le sue opere si segnalano: “La Porta Santa” (della Basilica di S Pietro), “Il Foro Italico”, “Roma, vedute panoramiche da Monte Mario”, “Storia dei Papi”, “Storia degli Anni Santi”, “I Giubilei”, “Mosè”, “La Scala Santa”, “Villa Lubin”.
Ma la più significativa delle sue pubblicazioni è sicuramente la “Lira d’Italia” che racconta la storia della moneta Italiana dalle origini (1861) all’avvento dell’Euro (2001) e che è stata edita dal Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
«Uomo inquieto così come il suo rapporto con Tarquinia, Vincenzo Cardarelli riveste un ruolo di primo piano nell’ambito culturale della città che, per ricordarne la grandezza intellettuale, ha promosso nel corso degli anni molte e importanti iniziative legate alla figura del poeta. Su tutte il “Premio Cardarelli”, prestigioso evento nato negli anni Sessanta e diventato nel tempo uno dei principali concorsi letterari in Italia. E’ lungo tale scia che s’inserisce la pubblicazione di questo splendido libro fotografico, attraverso il sapiente utilizzo di fotografia della città di Roma, prima, durante e dopo il ventennio Fascista, e il recupero di scritti autografi ed inediti.
Quello che appare è la figura di un Vincenzo Cardarelli colto nella vita di tutti i giorni, di un uomo ripreso nei luoghi che era solito frequentare: dalle sedi dei giornali con i quali collaborava, al percorso per raggiungere la sua abitazione, ai ritrovi con gli amici pittori e scrittori – Antonio Baldini, Emilio Cecchi, Ardengo Soffici, Bruno Barilli e Amerigo Bartoli – nei caffè più rinomati della capitale, tra i quali il Caffè Aragno. Siamo perciò sinceramente riconoscenti al Sig. Memmo Caporilli, autore di questa affascinante opera che ripercorre la vita del nostro illustre concittadino nel suo trascorrere quotidiano, privo di ogni vuota retorica e capace di coglierne gli aspetti più intimi ed essenziali.»
Mauro Mazzola, Sindaco di Tarquinia
Angelo Centini, Assessore alla Cultura
«Questo libro non vuole essere una pubblicazione storica né letteraria, vuol solo cercare di entrare, rivivere e vedere insieme a Voi “Vincenzo” nei suoi giorni romani. Le immagini che lo compongono sono mescolate tra loro, come un mazzo di carte, esse sono come foglie autunnali portate via dal vento in un turbine alto, libere, e sparse per ricadere in quella Roma di 100 anni fa dove “Vincenzo” anche lui visse quello stravolgente primo cinquantennio del XX secolo: REGNO – FASCISMO – REPUBBLICA.
I luoghi, i giorni, gli avvenimenti delle fotografie che seguono vogliono ricordare tanta Storia, tanta realtà cittadina appena passata ma già così lontana nella nostra memoria.Immagini per raffigurarci con noi Vincenzo Cardarelli oggi, come fosse ancora Vivo come riviviamo ancora i suoi scritti, i suoi pensieri romantici, ironici, nostalgici, eterni.»
Memmo Caporilli
«La Roma in cui il giovane Nazareno Cardarelli, questo il vero nome del futuro poeta, arriva diciannovenne, lasciando il piccolo mondo della natia Corneto-Tarquinia, è la Roma magniloquente dell’inizio del 20° secolo, quella che si sta trasformando per i piani grandiosi dei Piemontesi (come continuano a chiamarli i Romani veri, ancora in fondo al cuore papalini e un po’ scettici e un po’ seccati di fronte alle iniziative e ai rivolgimenti dei nuovi arrivati)… Naturalmente alla fine del 19° secolo la città è cambiata, e molto, anche dal punto di vista sociale con l’affermarsi sempre più netto, a discapito dell’aristocrazia più o meno “nera”, della borghesia – quella alta che a Roma si chiama il “generone” e quella medio-piccola, il generetto – alla quale fanno da contraltare gli strati sempre più larghi di operai e proletari… E a tutto ciò non può che accompagnarsi lo sviluppo sindacale e politico da una parte e un crescendo di attività culturali dall’altra. Cardarelli nota con amarezza che l’età della Roma dannunziana è tramontata, ma in realtà negli anni che precedono la Grande guerra non mancano iniziative di rilievo dal punto di vista dell’arte e della letteratura, e salotti e luoghi pubblici servono da punti di incontro… Ma per quanto si possa essere attratti dal nuovo… al fascino della Roma antica, della Roma vera non ci si sottrae. E anche Cardarelli non ne è immune…»
Sen. Giulio Andreotti
“L’INTERVISTA”
dal libro “Vincenzo Cardarelli a Roma mentre l’Urbe cambia”
Cardarelli disprezzava i premi letterari, e non lo nascose mai. Di rado ne ottenne qualcuno, sebbene non solo lo stesso poeta, ma anche il mondo letterario contemporaneo erano convinti del fatto che ne meritasse di più e di più importanti. Durante un’intervista si espresse con queste parole:
“Cardarelli, che ne pensa dei premi letterari?”
«Non mi faccia domande cretine.»
“Dunque, è contrario ai premi letterari?”
«Se si tratta di un regalo, no. Se si tratta di un giudizio, sì. Io trovo indecente che degli scrittori si riuniscano per giudicare l’opera di un altro scrittore. Comunque… se proprio volete premiare gli scrittori migliori, allora ogni tanto dovete bastonarne qualcuno dei peggiori.»
“Ma i grandi premi? Il Premio Nobel, per esempio?”
«I grandi premi non vengono mai dati allo scrittore, ma ai suoi lettori. Poveracci, se li meritano.»