Teo Teocoli con “La compagnia dei giovani” al Sistina di Roma
(Mariangiola Castrovilli) – Due ore che passano in un soffio in una girandola di frizzi, battute, canzoni e tante tante risate. Camaleontico Teocoli in scena al Sistina di Roma fino al 24 gennaio che nel suo nuovo show La compagnia dei giovani (citazione dello storico gruppo Guarnieri/Falk/De Lullo/Albani/Valli) si rimette nuovamente in discussione. «I miei splendidi 65» commenta con allegria Teo destando l’invidia di molti suoi coetanei che passata la boa dei sessanta cominciano a vivere con un pò di rimpianti. Teocoli invece esibisce disinvoltamente il tempo che passa con i suoi magnetici occhi scuri, l’argentea capigliatura ed il corpo asciutto e muscoloso come provano le braccia che fuoriescono armoniosamente dalla t shirt nera a maniche corte su attillati pantaloni grigi.
A sette anni di distanza dal grande successo avuto con Sono tornato normale show con cui debuttò nel 2003 proprio al Sistina, registrando il tutto esaurito in un mese di repliche, eccolo di nuovo nel tempio della commedia musicale con un One man show, certo, ma con lui sul palco la Doctor Beat, la band che lo segue in ogni tour e l’amico d’infanzia Mario Vezzali musicista, cantautore e produttore che ogni sera apre lo spettacolo tenendo banco per i primi venti minuti con una selezione dei suoi numerosi successi.
E poi arriva lui, super Teo irresistibile, eclettico, divertito e divertente, dissacrante inventore di personaggi stigmatizzati da quella sua personale cifra ironica che lo contraddistingue che tanto ci hanno affascinati su tutte le reti televisive italiane e straniere. Scorre così in poco più di novanta minuti un segmento della nostra storia recente dal 65 all’80 legata ad un fantastico viaggio in uno dei più importanti cabaret italiani, lo storico Derby milanese, di cui Teo è stato uno degli animatori più famosi. Una cavalcata esilarante che lascia la platea senza fiato dal gran ridere ascoltando gli aneddoti narrati con una vis comica unica in un alternarsi di ricordi e accadimenti personali e pubbliche vicende.
E via allora con tutta una serie di ministorie legate a spettacoli e personaggi come Adamo, Ornella Vanoni alle Maldive «fulva di capelli e arrossata dal sole che sott’acqua sembrava un corallo rosso», e poi Mina, Dalla, Battisti, cambiando continuamente dialetto e mimica in un caleidoscopio di star e gente comune che si compone e scompone a velocità fulminea. Ma la parte del leone è dedicata a Celentano e al suo clan «io però avevo sette anni meno di Adriano» ci tiene a precisare Teo che è ormai irrefrenabile e fa del molleggiato un imitazione più vera del reale con un cappellaccio calcato in testa e gli occhiali scuri… «dicono , perché lo imiti da quarant’anni? Io non lo imito, lo…sostituisco…».
E la platea lo segue incantata, cantando con lui, finchè Teocoli decide di divederla in quattro settori, quello a desta, il centrale, quello di sinistra e Roccaraso, ovvero la galleria facendoli intonare Una carezza in un pugno. Il primo secondo lui «è così flebile, da sembrare composto da pellegrini», il secondo «leggermente meglio», il terzo che lui chiama «i portoghesi, gli imbucati cioè vicino alla porta non va, mentre quelli di Roccaraso sono i più… dotati, ma lontani dalla… perfezione».
Geniale anche se un po’ crudele poi l’imitazione di Ray Charles, con lui che perde il microfono e va per terra per recuperarlo oppure rischia di cadere dal palco mentre cammina da solo intonando le splendide note di Georgia on my mind.
Uno spettacolo che vorresti non finisse mai, una pausa dalla realtà, una fuga verso la fantasia e la dolce ala dei ricordi, dove tutto sembra unico e più bello. Un lavoro che vi consigliamo per passere due ore semplicemente… deliziose.