1° TAPPA (Milano-Pisa) – 5 luglio 2010
Dodici ore su e giù, una curva dietro l’altra. Roba da perderci la trebisonda. La prima tappa della Milano-Taranto targata 2010 (la 24^ dell'”era” Sabatini) s’è conclusa all’ombra della torre pendente di Pisa. Quasi 400 chilometri, solcando la pianura padana immersa nella notte e poi scavalcando l’Appennino quando cominciava ad albeggiare. Un paese via l’altro, un monte via l’altro, un fiume via l’altro, una valle via l’altra.
Da ripassare, con gli interessi, la geografia studiata da ragazzini!
I 250 centauri, stremati dalla fatica e dalla nottata trascorsa con gli occhi puntati sull’asfalto, pronti a schivare cunette e sassi, si sono commossi quando, ormai mezzogiorno, hanno visto spuntare, sopra una selva di tetti, quel capolavoro romanico-pisano che sfida da secoli le leggi dell’equilibrio.La visione della Torre pendente da sola ha premiato tanta fatica e tanto coraggio.
Evitata d’un soffio la pioggia, che fortunatamente ha solo lambito la carovana, la notte s’è dipanata tra un colpo di acceleratore, caffè a ripetizione, dolci e tramezzini a volontà, offerti, ai controlli orari, dalle Pro loco e dalla Coldiretti, sempre vicina alla Mi-Ta., rivelandosi una volta di più, anche maratona gastronomica.I motociclisti hanno rispettato le consegne del direttore di corsa, Marcello Tortoioli, che predica sicurezza a piè sospinto. Nessuno ha preso rischi inutili, anche quando la strada arrotolata come una biscia da Castell’Arquato a Pontremoli, invitava a darci dentro.
Le “vecchie signore”, tiratissime all’Idroscalo (mossiere, anche quest’anno, è stato l’On. Salvini), hanno risposto da par loro alle sollecitazioni, come fossero appena uscite dalle catene di montaggio e il tempo si fosse fermato a 50, 60 e anche più anni fa.Guzzi, Gilera, Ducati, Mv, Morini, Bmw, Parilla, Lambretta e Vespa non si sono mai tirate indietro quando è stato necessario spremere tutti i loro cavalli e se dopo la prima maratona il maquillage era un tantino sbiadito, al via della seconda tappa saranno nuovamente tirate a lucido.
Dopo alcune ore di riposo, infatti, motociclisti e meccanici, nei piazzali degli alberghi, si sono dati da fare con pinze e chiavi inglesi per ridare vigore alle loro compagne d’avventura.La prima frazione non sarà ricordata solo per le curve e la Torre.
La Lunigiana prima e la Garfagnana poi, hanno incantato i concorrenti con le loro suggestive bellezze e una natura selvaggia e affascinante. Sarà difficile dimenticare i valichi del Colla, del Brattello, del Carpinelli, della S. Donna; i piccoli paesetti dai nomi fiabeschi (Casal Leone, Casal Morano, Casal Butano, Fiorenzuola d’Arda, Vernasca, Aulla, Pallerone, Rometta, Montefiore… gli occhi cerchiati dalla fatica dell’amico Jelle, il sorriso di Liviana Galli finalmente liberatasi del Velorex, la saggezza di Italo Ferri, la disponibilità di Ugo Bottoni, la simpatia contagiosa di Romano Cornale, la fierezza di Attilio Lucchi per le sue adorate Slughi Parilla, la gioia di Cata finalmente con la Vespa a puntino, la felicità di mamma Carla Pizzato Dal Prà che al traguardo ha ritrovato Giacomo ed Edoardo allegri e pimpanti, pronti a ripartire anche subito, la lunga chioma salepepe ingarbugliata dal vento di Sandro Zanollo, domatore di una Triumph bizzarra come un purosangue, la contagiosa simpatia di Graziano Dall’Osso e la lingua instancabile,sempre a ruota libera, di Alberto Tomasini.
La seconda frazione porterà i concorrenti da Pisa a Principina, alle porte del Parco dell’Uccellina. Una escursione tutta in terra toscana, altera, antica, schietta, come la sua gente.Tappa di riposo, la definisce Franco Sabatini, l’artista che disegna la rievocazione storica della più celebre corsa motociclistica su strada, ma in grado anche questa di soddisfare i palati sempre più fini e delicati degli amici “tarantini”.
Fonte: Ufficio Stampa Milano-Taranto