Al Teatro Flavio di Roma “Le tre sorelle” di Cechov nella visione moderna del regista Franco Venturini
(Mariangiola Castrovilli) – Vi ricordate “Le tre sorelle” di cechoviana memoria?
Bene, dimenticate recriminazioni, rimpianti, lacrime sotto pelle e rassegnata accettazione del grande drammaturgo russo e pronti a partire per un viaggio si nel rimpianto di qualcosa che non si è avuto e che forse non si potrà più avere, si nella nostalgia di una grande città ormai lontana e certamente nell’autocommiserazione, il tutto però rivisitato e corretto nella visione up to date di Franco Venturini dal 1 ottobre al 7 novembre al Teatro Flavio di Roma.
Le tre sorelle sono ovviamente sempre tre, Masa (Federica De Vita), Irina (Chiara Conti) ed Olga (Bianca Maria Merluzzi). Recriminazioni, scontentezza, voglia mai sopita di un ritorno nella tentacolare animatissima Mosca ed i costumi ci sono ancora certo, ma c’è qualcosa di… diverso. Di nuovo. Intanto la maniera di esprimersi, la recitazione è più convulsa, serrata, moderna e a volte altalenante come per Irina che passa dallo stupore fanciullesco alle bizze quasi isteriche di ventiquattrenne che si sente ormai irrimediabilmente zitella.
Ma non è tutto, Cechov lascia che il pubblico tragga le sue conclusioni di questa profonda malinconia, questa mancanza di qualcosa che avvelena i giorni e le notti di Masa, Olga e Irina. Scompenso che Venturini invece attribuisce alla maternità negata delle tre, Masa sposata giovanissima ad un uomo che ammirava ma che adesso non ama più ha sempre rimandato la questione figli e adesso che li vorrebbe non è più possibile, Olga e Irina non sono sposate, la prima insegna in un ginnasio e rimpiange ogni minuto che è costretta a dedicare alla scuola, mentre Irina cerca disperatamente in un lavoro il riscatto ad una vita inutile, in cui però, grazie al padre, hanno imparato due lingue alla perfezione.
E la descrizione della città natale di Cechov si attaglia perfettamente alla cittadina di provincia dove da Mosca viene trasferito il generale Ptrozorov e le sue tre figlie dove gli abitanti come lo stesso Cechov racconta “si preoccupano soltanto di mangiare, bere, riprodursi e non hanno alcun interesse nella vita” mentre la città è “sporca, insignificante, pigra, ignorante e noiosa”. Non è difficile dunque intuire come l’unico sogno di Masa, Olga e Irina che per inciso hanno un fratello Andrej che ha ipotecato la loro casa per far fronte ai costosi capricci della moglie, sia quello di un veloce ritorno a Mosca dove hanno vissuto un’infanzia spensierata.
La loro monotona vita però non sembra avere fine. Propositi e ambizioni sono ricacciati sempre più in giù in un lento trascorrere del tempo scandito dall’angoscia di non aver costruito nulla.
Solo vane ripetitive elucubrazioni su filosofia esistenziale e massimi sistemi in una continua ossessiva girandola che ruota attorno a matrimoni non realizzati e disattese intenzioni di correggere il… futuro.
Bravo il regista Venturini con la sua visione moderna di quest’opera di Cechov e brave le attrici Federica De Vita, Chiara Conti e Bianca Maria Merluzzi che animano in maniera diversa e più positiva Olga, Masa e Irina, che in finale si ripropongono finalmente obiettivi raggiungibili. La malmaritata Olga decide che domani andrà in orfanotrofio per adottare dei bambini che le riempiano la casa con o senza l’approvazione del marito, Masa ‘adotterà’ i suoi allievi diventando madre dei figli degli altri, mentre Irina si dedicherà seriamente alla ricerca di un uomo con cui iniziare una nuova vita. “Magari non con la… pancia” come chiede al Signore in una veloce preghiera prima di uscire di casa.
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