A Manziana (Roma) due serate evento per i 20 anni dei St John Singers
Le radici del jazz mondiale, raccontato e suonato da uno degli esponenti di punta del genere come Lino Patruno. Entusiasmo e solidarietà come vuole la tradizione, gospel e spiritual.
Jazz e critiche ai tagli alla cultura alla prima serata con Lino Patruno, respiro internazionale con funzionari dell’Ambasciata Usa per le celebrazioni del ventennale del coro. La soddisfazione del direttore artistico, cavaliere Adriana Rasi.
Per il ventennale del coro St John Singers a Manziana (Roma), il 16 e 17 luglio 2011, piazza Tittoni è tornata ad ospitare una rassegna di prestigio.
Ancora una volta la direzione artistica de Il Cantiere dell’Arte a cura della infaticabile Adriana Rasi ha proposto, ad un pubblico accorso in gran numero, due grandi eventi musicali.
Lo si è capito già dalle prime note della prima serata quando The Hot Stompers, hanno intonato il primo brano. Un jazz d’autore, un jazz primordiale quale quello che si respirava attorno agli anni Venti a New Orleans ma soprattutto a Chicago. Una nuova musica, che come ha spiegato poi il leader del gruppo, derivava da varie contaminazioni, quelle afroamericane ma anche quelle italiane e, persino cinesi. Il brano Smoke House Blues di quegli anni non a caso faceva quasi respirare il fumo che avvolgeva le allora legali fumerie d’oppio avviate dai cinesi restati negli States dopo i grandi lavori della ferrovia che, coast to coast, metteva in collegamento l’oceano Pacifico con l’Oceano Atlantico.
E quando la platea era ormai calda, tanto che anche la marchesa Tittoni, seduta in prima fila non poteva fare a meno di battere il ritmo con il piede, è salito sul palco, accolto da un grande applauso, Lino Patruno con il suo inseparabile banjo. Da artista navigato qual è, Patruno non si è risparmiato, né musicalmente, né polemicamente. Invettive contro i tagli alla cultura, contro il superficialismo delle tv che finché durano così, «per fortuna nostra, vi spingono ad uscire e a andare ai concerti come questo». Un’Italia che si confronta sul “divorzio” Canalis-Clooney ed oblia completamente il grande evento jazzistico di News Orleans dove Lino Patruno era andato a rappresentare i colori dell’Italia.
Da New Orleans a Manziana, quindi, con lo stesso entusiasmo di sempre e guardando al grande evento che vedrà Patruno, assieme con Renzo Arbore, accompagnare Jimmy, figlio di uno dei padri riconosciuti del jazz come Nick La Rocca a conoscere i parenti a Salaparuta in provincia di Trapani dal quale il nonno nel 1876 alla volta delle Americhe.
Sonorità jazz replicate anche in voce dal cantante Clive Richie che si è unito poi ai musicisti sul palco di piazza Tittoni a Manziana.
E la seconda serata della rassegna del ventennale non è stata da meno. Si è respirata nella piazza gremita di pubblico, presente come per la sera di esordio in rappresentanza dell’amministrazione comunale il vicesindaco Massimo Piras, tutta l’energia che ha permesso a questo gruppo vocale, nato quasi per scommessa di arrivare alla soglia dei 20 anni di attività, tra tournée e concerti nelle piazze, nei teatri, nelle carceri e in eventi di prestigio internazionale.
Se il brano centrale della serata è stato il recentissimo “Da Goré a Lampedusa”, arrangiato dal maestro Piermichele Bertaina inciso dai St John Singers tributo alle troppe vittime scomparse nel Canale di Sicilia, la serata ha visto anche intonare una specialissima edizione dell’Inno di Mameli, brano quasi d’obbligo nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Ma il respiro internazionale che il coro in tutti questi anni ha saputo avere lo si è notato anche per la partecipazione di funzionari dell’Ambasciata Usa in Italia che, dinanzi al pubblico di Manziana, hanno voluto dare un riconoscimento speciale ai due vocalist statunitensi in organico al coro: il mitico Harold Bradley e l’incisivo Charlie Cannon. E i 20 anni dei St John Singers non sono stati solo musica.
Sul tema dell’immigrazione splendide le tele realizzate dalla pittrice Rossana Borzelli che sono estate esposte nella mostra “Perché gli altri siamo noi”, a corollario della due giorni in via del Forte. Due grandi quadri, ai lati del palco, hanno saputo evocare al pubblico dei concerti il dramma della migrazione, che oggi come ieri, affligge l’umanità.
«E’ stata una grande fatica organizzare queste due serate – ha commentato Adriana Rasi – ma siamo stati grandemente ripagati dal sostegno del pubblico, dai tanti attestati di stima di coloro che hanno festeggiato con noi il nostro ritorno.
Anche questa è stata una straordinaria esperienza, come lo è stata tutta la vicenda dei St John Singers, in questi primi nostri 20 anni di musica».
Info:
www.cantieredellarte.it – associazione@cantieredellarte.it
www.stjohnsingers.it – coro@stjohnsingers.it
Ufficio Stampa:
Villani Comunicazione
graziarosavillani@tiscali.it