LA DIPENDENZA DA PC
(Francesca Carolei) – Internet è senza dubbio una risorsa, ma, come tutti gli strumenti di comunicazione, se ne può abusare e si corre il rischio di sviluppare vere e proprie psicopatologie. In alcuni casi, si può parlare di una vera e propria dipendenza che potremmo definire come internet-dipendenza, retomania o Internet Addiction Disorder (I.A.D.). Si tratta ovviamente di fenomeni che sono all’attenzione degli specialisti da un lasso di tempo relativamente breve, ma di cui si possono già notare alcuni fattori predisponenti.
Essi sono:
1. Psicopatologie pregresse
Va sottolineato come le dipendenze dalla rete si inseriscano spesso in un quadro di personalità fragile, con una precaria stabilità emotiva o con disturbi psicologici, come la depressione, disturbi ossessivo compulsivi o bipolari. L’utilizzo di Internet, che potrebbe aiutare a mettersi in relazione con gli altri in un modo più protetto e graduale, non è esente da rischi connessi al cattivo utilizzo (ad es. pericolosi incontri al buio). La Rete può creare in soggetti particolarmente fragili l’illusione di avere delle vere relazioni con altre persone, ma non è così. Mi riferisco soprattutto ai social network o ai siti pornografici. Sarebbe auspicabile l’intervento di uno specialista che aiuti il soggetto a “staccarsi” dall’utilizzo della Rete ed a sperimentarsi poco a poco nella realtà quotidiana.
2. Comportamenti a rischio
Anche coloro i quali non soffrano di particolari psicopatologie non sono però del tutto esenti dai rischi derivanti dall’abuso di Internet. Il grande numero di informazioni che la Rete potrebbe portare ad un sovraccarico cognitivo, riducendo l’attenzione razionale. Inoltre, il conseguente isolamento sociale dovuto all’abuso della Rete fa sì che le ore trascorse davanti al pc vadano aumentando, favorendo il distacco dalla quotidianità per rifugiarsi in un mondo virtuale. Ciò è tanto più vero se si appartiene a delle community. L’appartenenza a dei gruppi facilita lo sviluppo di un senso di appartenenza, ma consente contemporaneamente di rimanere persone senza volto, che possono non rispondere delle conseguenze dei propri comportamenti e per i quali nessuna decisione è mai davvero definitiva: basti pensare ai giochi di ruolo. Si tratta di una situazione che potrebbe favorire l’insorgere di comportamenti antisociali.
Possiamo delineare tre tappe nella progressiva dipendenza patologica dalla rete:
1. Fase iniziale
Si caratterizza da un controllo ossessivo della mail, dalla ricerca continua di particolari strumenti di comunicazione e da prolungati periodi in chat.
2. Tossicofilia
Si nota un aumento del tempo trascorso on-line ed una crescente agitazione quando si è scollegati. Si arriva a rinunciare al sonno pur di essere presenti in rete ed anche l’attività lavorativa appare grandemente compromessa.
3. Tossicomania
È la fase in cui la dipendenza ha profondamente inciso su tutte le aree di vita del soggetto: lavoro, famiglia, amici, relazioni e così via.
Cosa fare? Inizialmente, in America erano sorti dei gruppi di auto-aiuto on-line per aiutare le persone a prendere atto del problema ed uscirne. In realtà, tale modalità non ha avuto molto successo. Far affrontare a dei dipendenti da Intenet la propria psicopatologia in rete poteva essere un modo per rafforzare il problema, invece che per uscirne. Tale approccio si è rivelato utile nel momento della iniziale presa di coscienza del disagio, ma per un trattamento vero e proprio sarebbe auspicabile l’intervento di uno specialista nel mondo reale, il più lontano possibile dallo schermo di un pc. È pur vero che in Internet si possono trovare degli interessanti questionari on-line di autovalutazione del problema.
La prevenzione rimane sempre un utile strumento per tutti, soprattutto se parliamo di persone molto giovani. Vediamo qualche consiglio utile:
- Limitare la quantità di tempo trascorso davanti al pc.;
- Integrare le attività on-line con attività simili svolte nella quotidianità (ad es. va benissimo la chiacchierata in chat, purché ci si veda anche al bar);
- La socializzazione reale non deve mai essere totalmente sostituita da quella virtuale;
- Nel caso in cui si avverta una necessità incontrollabile di connettersi ad internet, richiedere l’aiuto di uno specialista.
E, soprattutto, cerchiamo di prestare attenzione a chi ci sta accanto: rifugiarsi in un mondo virtuale è sempre sintomo di disagio e solitudine.
Dottoressa Francesca Carolei
Psicoterapeuta
Cell. 338/2992864