The Great Darkened Days di Maxime Giroux unico film canadese in concorso al TIFF JP
(Mariangiola Castrovilli) – Un vagabondo franco-canadese naviga in un incubo americano. Questo il tema di The Great Darkened Days, l’eccellente suspence del regista canadese Maxime Giroux, qui alla 31° edizione del Tokio International Film Fest in concorso internazionale, interpretato da un bravissimo Martin Dubreil, che dipinge alla perfezione le paurose avventure di Philippe, un hobo che, viene a trovarsi in piccole città del far west, durante una guerra senza nome.
Siamo più o meno negli anni 40 e Philippe sopravvive, nel suo vagabondaggio, vincendo gare di imitazione di Charlie Chaplin. Dopo essere stato derubato, ecco che inizia tutta una serie di pericolose disavventure. E, il paese che ci si presenta, durante i suoi ‘incontri’ rivelano un’America assetata di violenza. Un campionario della peggiore umanità, dalla crudele e bellissima vedova di guerra, che tiene una ragazza legata come un cane, e che, come un cane, deve imitarlo in tutto e per tutto, ad un sadico contrabbandiere e trafficante di esseri umani, esperto nella nobile arte della tortura.
Il film inizia con il famoso discorso di Chaplin ne Il grande dittatore, un altro film che collega il vagabondo al fascismo ed i cui temi hanno un’importanza notevole anche oggi. «Abbiamo realizzato questo film – ha detto il regista – perché pensiamo che il mondo stia andando all’inferno. Chaplin ha fatto questo lavoro quasi 70 anni fa, e stiamo ancora lottando per le stesse cose.» Appassionato di tutto quello che fa, Giroux ha sottolineato che «questo progetto è nato per passione e per sfuggire a quello che molti considerano il peggior tipo di lavoro, ovvero vendere prodotti. Fare il discorso che ha fatto Chaplin su libertà e tolleranza era, allora, un po’ diverso. Anche perché lui era ad Hollywood e guadagnava un sacco di soldi, essendo un rappresentante del capitalismo stesso».
Storicamente, molti, in Quebec, fuggirono in America per eludere gli obblighi di legge, e Giroux, in questo, vede parallelismi con la guerra e l’attitudine dei canadesi nei confronti del cinema. Infatti per lui «sono in molti che in Quebec sentono di potercela fare ad Hollywood, e puntano al sogno di fare film in lingua inglese. Ma poi, ad un certo punto, vogliono tornare a casa. Il personaggio del mio film, è anche una metafora di ciò che sta accadendo in Quebec, ma è tutto in inglese».
Il protagonista, Martin Dubreuil, per questo ruolo si è ispirato a suo nonno che «si nascondeva sul tetto dell’appartamento di sua madre ogni volta che l’esercito andava a prenderlo. Quando infine riuscirono a catturarlo, lo arruolarono. Ma è scappato così tante volte che, alla fine, lo lasciarono andare».
In quanto al suo ruolo Dubreuil confessa «ammiro Chaplin che mi piace molto, per cui per me, questa parte è stata una sfida. Il ragazzo che interpreto non è Chaplin. Sta solo schivando la guerra e probabilmente non ha visto nessun film di Chaplin. Così, anch’io, per prepararmi al ruolo, non ho visto nessun dei suoi film».