Istanbul, film che passione
(Mariangiola Castrovilli) – Eh si, siamo già al quinto giorno di film a gogo, perché l’Istanbul International Film Festival, in quanto a pellicole, non si fa mancare nulla (nel video una veloce carrellata di quelle in programmazione). Magari qualche problemino con le anteprime per i giornalisti c’è, film cancellati all’ultimo momento, copie non arrivate, che ci mettono subito di malumore con l’ufficio stampa, però può capitare, ed è d’obbligo esercitare una virtù poco conosciuta oggigiorno, quella della pazienza che a volte ci… difetta.
Parecchi i film che ci hanno colpito in questi giorni, in particolare nella Sezione Galas, quello di Francois Ozon Grace a Dieu, fresco fresco di Berlinale, che porta alla ribalta la vicenda che riguarda Bernard Preynant, il prete settantenne che, nel 2016, dopo 25 anni di silenzi, è stato accusato di molestie sessuali, subite tra il 1986 e il 1991, da circa 70 ex parrocchiani, e The White Crow di e con Ralph Fiennes, che ci racconta – dagli esordi in Unione Sovietica alla tournée in Francia, viaggio in cui chiese l’asilo politico per sfuggire al regime sovietico – la vita del grande ballerino russo Rudolf Nureyev.
Due film totalmente differenti e che vi faranno certamente pensare.
Il primo, Grace a Dieu, vi colpirà diritto dove fa più male. Francois Ozon infatti, punta i riflettori sulle vittime, e, mentre le ascolta, analizza al microscopio il percorso di queste vite che portano, ancora visibili, i lividi sull’anima, derivati da illeciti incontri sessuali nell’età dell’innocenza. E, da quel maestro che è, prende le distanze dal racconto mentre vediamo la vicenda cambiare prospettiva passando da un protagonista all’altro.
Pedofilia dunque all’interno della Chiesa Cattolica per questo film che Ozon basa sul Caso Preynat – il processo all’arcivescovo Philippe Barbarin, che, pur a conoscenza dell’accaduto, non prese mai alcun provvedimento – e che si è aperto il 7 gennaio 2019. Un racconto che si basa direttamente sulle dichiarazioni delle persone coinvolte, di quei bambini abusati nel corpo e nell’anima che oggi, oramai adulti, conservano, indelebili cicatrici che non si rimargineranno mai.
Ozon per il suo Grace a Dieu ha preso le mosse dal libro giornalistico di Marie-Christine Tabe, Grâce à Dieu, c’est prescrit. Ed un’altra cosa che ci ha colpito e non poco, è il fatto che il dibattimento è ancora aperto ed il processo, voluto dal Papa, si dovrebbe concludere questa primavera.
Completamente su un altro piano è, come dicevamo, The White Crow, in cui ritroviamo un Ralph Fiennes in stato di grazia, che non si limita a firmare la regia, girando l’intero lavoro con attori russi, che, occasionalmente recitano in inglese con i personaggi che non sono russi, ma lui – che nel film è Puskin, il mentore di Nureyev – recita in russo dal principio alla fine. Chapeau !