IL CYBERBULLISMO

IL CYBERBULLISMO

Cyberbullismo

Cyber
(Francesca Carolei) –
Il bullismo, come abbiamo già detto, rappresenta un problema sempre più diffuso tra i ragazzi. Inoltre, come spesso accade, la tecnologia da risorsa si trasforma in uno strumento di tortura per le malcapitate vittime dei bulli.

Sto parlando del cyberbullismo, che potremmo definire come una derivazione tecnologica del bullismo.

cyberbullismo tra adolescentiLe dinamiche sono pressoché le stesse, ma risultano potenziate ed amplificate all’infinito dalla rete. Il fenomeno sembra anzi assumere delle caratteristiche particolarmente crudeli per la vittima, poiché è fatta oggetto di attacchi anche senza essere fisicamente in presenza del bullo. Questa situazione fa si che la vittima sia costantemente oggetto di aggressione e che non esista più per lei alcun luogo sicuro. Insulti, filmati, maldicenze possono essere postati sui social network da soggetti che operano sotto pseudonimo e che possono far sì che tali materiali “rimbalzino” all’infinito nel web. Psicologicamente è un’esperienza devastante perché associata ad una totale perdita di controllo sulla propria persona e sulla propria immagine e può provocare vissuti di tipo ansioso-depressivo.

Si tratta di un fenomeno ancora poco studiato ma che sta purtroppo imponendosi nelle cronache dei telegiornali. Cosa fare? Come comportarsi? Cerchiamo di capire.



Innanzitutto, la rete è uno strumento meraviglioso e non va assolutamente demonizzato. Tutto dipende dall’uso che se ne fa. Le stesse persone che qualche hanno fa avrebbero scritto lettere anonime oggi utilizzano il web per gli stessi scopi e con risultati ancora peggiori. Internet consente di intervenire nelle vita delle persone e di poterlo fare in totale anonimato: una tentazione irresistibile per questi soggetti.

cyberCome abbiamo già visto, i bulli sono persone con gravi problemi nel relazionarsi: conoscono solo la sopraffazione. Si circondano di gregari e simpatizzanti che li sostengono nelle loro malefatte. La vittima, spesso scelta in virtù della sua diversità dal resto del gruppo, ha difficoltà nel chiedere aiuto ai genitori o agli insegnanti, sia perché sopraffatta dal timore di nuovi attacchi sia perché timorosa di apparire debole ed incapace: una delusione per gli adulti. Come tutte le vittime, tende a sentirsi in colpa per gli abusi subiti. Ritiene che ci sia in lei qualcosa di profondamente sbagliato. Non di rado questi ragazzi sviluppano vissuti depressivi, intrappolati in un meccanismo di abusi che pare loro senza uscita.

Cerchiamo di capire meglio come utilizzare la rete. Innanzitutto, ricordiamo come la prevenzione parta sempre da contesti familiari ed educativi capaci di offrire ascolto ed attenzione.

cyberbullismo 1Sarebbe bene che i genitori cercassero di costruire con i figli un dialogo basato sulla fiducia e sull’attenzione ad eventuali manifestazioni di disagio. Potrebbe essere molto utile interessarsi alle attività che svolgono, in modo da conoscere luoghi e persone che frequentano. Si consiglia inoltre di prestare attenzione quando sono connessi ad internet, per cercare di capire quali social network e quali siti li interessano. Questo non tanto per controllarli, quanto per capire meglio il loro mondo ed i loro interessi. Bisogna poi chiarire in modo fermo come non sia prudente accettare inviti da persone conosciute esclusivamente sui social network e che dovrebbero comunicare alla famiglia se qualcuno li importuna online.

laboratorio-scuola-studenti-computerAnche i ragazzi possono prendere alcune precauzioni al fine di evitare situazioni sgradevoli in rete e sui social network. Innanzitutto, è consigliabile non rispondere a sms, mms o a post offensivi nei vari profili sui social network: farlo significherebbe gettare benzina sul fuoco. Se questi sms, mms o post continuano ad essere inviati, la cosa migliore è bloccare la persona dalla quale arrivano. Per precauzione, si possono salvare i messaggi prendendo nota del giorno e dell’ora in cui arrivano, se si tratta di una chat si salverà la cronologia. A seconda di dove si ricevono questi messaggi sgraditi, potrebbe essere utile cambiare il numero di cellulare, il nickname o l’indirizzo mail. Se, una volta prese queste precauzioni, la situazione di molestie dovesse continuare, sarà meglio parlarne con un adulto. Segnaliamo che l’associazione Telefono Azzurro è da tempo molto attiva riguardo al problema del cyberbullismo e mette a disposizione i suoi esperti. In casi estremi, si può arrivare alla denuncia alla polizia postale, ma ci si augura sempre di bloccare le situazioni sgradevoli sul nascere.

scuolaMi permetto una considerazione da psicoterapeuta che ha lavorato nelle scuole: è importante che i genitori mantengano un canale aperto con gli insegnanti e li ascoltino, anche e soprattutto quando ciò che dicono non piace. Molto spesso i genitori non conoscono realmente i propri figli. Questo accade fondamentalmente per due motivi: mancanza di tempo e quello che in psicoanalisi definiremmo un transfert. Semplicemente, la persona non si relaziona con il figlio in quanto individuo reale, ma con l’immagine che di lui ha nella sua mente, che spesso ha ben poco a che fare con la realtà. Un figlio è, psicologicamente parlando, una propaggine dell’adulto e questi fa molta fatica sia ad immaginarlo come individuo “altro da sé” (da qui la tendenza ad una eccessiva protezione), sia ad immaginare che possa avere comportamenti scorretti. Quando un insegnante segnala comportamenti scorretti o inappropriati in classe, spesso il genitore si chiude a riccio e nega con tutte le sue forze. Perché accade? Perché riconoscere che il proprio figlio si comporta in maniera inadeguata significherebbe mettersi in discussione e, magari, ammettere un proprio fallimento. Molto più semplice dare la colpa all’insegnante o al compagno che lo ha sicuramente provocato. In tal modo il proprio piccolo mondo rimane al sicuro. Ma è davvero così? Il rischio è che i ragazzi protagonisti di atti di bullismo sviluppino negli anni comportamenti antisociali e vadano incontro a problemi ben più gravi.

La scuola italiana dovrebbe essere dotata di psicologi che aiutino i docenti e le famiglie nel compito educativo. L’Italia è infatti il solo paese europeo a non avere ancora adottato la figura dello psicologo scolastico, diffusa in tutte le scuole dei paesi dell’unione. Inutile sottolineare quanto sarebbe preziosa la presenza fissa di uno specialista per prevenire situazioni di disagio, aiutando tanto il bullo quanto la vittima.

Dottoressa Francesca Carolei
Psicologa-Psicoterapeuta
Tel. 338.2992864

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