Vitalina Varela di Pedro Costa e i labirinti di un’angoscia dalle soluzioni impensate a Mardelplata 34
(Mariangiola Castrovilli) – Come sempre, in qualsiasi festival, dopo l’inaugurazione i giorni cominciano a volare passando con un ritmo indiavolato, in cui non si vive che di cinema, un film dopo l’altro sperando sempre, nella scelta, di non aver perso il lavoro imprescindibile, quello che segna il festival del momento, con un errore di valutazione, che ci ha fatto perdere l’unico e solo film della vita… , cosa sempre ardua quando, di questi lavori, non se ne ha che una conoscenza molto superficiale.
Quinto giorno oggi del Mardelplata Film Festival, giorno che ci presenta Vitalina Varela del regista portoghese Pedro Costa, che, in questo suo ultimo lavoro ci offre l’opportunità di una full immersion in una Lisbona funerea, non l’allegra e scintillante città che tutti conoscono, magari anche solo in cartolina, ma qualcosa di totalmente sconosciuto, una specie di oscuro labirinto, un posto triste e sconsolato dove, da Capo Verde, arriva una donna per dare l’ultimo saluto a suo marito che non vede da parecchio tempo. Solo che, per colpa dei mezzi di trasporto, arriva in ritardo quando ormai il compagno della sua vita, appena morto è già stato sepolto.
Di qui inizia un suo lento e personale pellegrinaggio negli ultimi posti in cui ha vissuto il suo amore. Posti che Vitalina non conosce. Ma non sono posti belli, né tantomeno solari, quelli in cui si è consumata l’esistenza del suo amore, un’esistenza, segnata dal dolore e dalla povertà, in un susseguirsi di errori, in cui veniamo immersi con un’angoscia ed una tristezza crescente, mentre Vitalina si aggira, come uno zombie, per malsicuri paesaggi sotterranei e labirinti che sembrano non aver nessuna uscita. In un moto perpetuo senza risoluzione.
Vitalina Varela, un film che ti coinvolge in un’angoscia che ti stringe il cuore, stretto con artigli che lasciano ferite profonde. Chi di noi non ha compiuto pellegrinaggi nei posti che pensavamo vitali, per l’altra metà di quel nostro sentimento chiamato amore, attaccandoci ad ogni minimo indizio per scoprire qualcosa di più della nostra controparte amorosa alzi la mano…
Vitalina Varela, un film che vi consigliamo sia per come Pedro Costa l’ha costruito, ma anche per fare una prova di questo nostro sentimento chiamato amore… pronti però a soluzioni… impensate…
PREMIOS OFICIALES
Astor de Plata a Mejor Director (Ex Aequo)
– Pedro Costa por «Vitalina Varela» –
– Angela Schanelec por «I Was at Home But» –
PREMIOS INDEPENDIENTES
ADF – Autores de Fotografía Cinematográfica Argentina
Jurado:
Agustín Barrutia, Natalia Fernández, Daniel Ring
Mejor Dirección de Fotografía de la Competencia Internacional
Leonardo Simöes por Vitalina Varela de Pedro Costa