ROMA: TEATRINVISIBILI di Marcantonio Lucidi

11 -12 – 13 Gennaio 2006 / Teatro Palladium

Tre giorni di incontri, discussioni, scambi tra/con/sul
teatro indipendente di Roma e Provincia

Locandina
Il progetto teatrinvisibili ha utilizzato un concetto storico, segno concreto del fatto che in tanti anni di esperienze, l’invisibilità no ha ottenuto risposta.
L’azione di monitoraggio del teatro indipendente di Roma e Provincia, realizzato dal triangolo scaleno teatro con il contributo dell’Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Roma, ha portato al censimento di circa 150 realtà teatrali del territorio e ha messo in luce le difficoltà e le condizioni in cui tali realtà operano, sopraffatte dall’assenza di risorse, dalla carenza di spazi, dall’impossibilità di emergere dall’invisibilità. I risultati della ricerca, un libro/guida, in cui ognuna delle realtà ha scelto la modalità di raccontarsi e un dvd che raccoglie ed intreccia alcune interviste, sono la testimonianza una chiusura che impedisce la crescita e la circolazione della cultura teatrale e al tempo stesso indicano la presenza di un ricco tessuto culturale e sociale che inventa modelli, sperimenta e modifica il tradizionale modo di concepire la produzione e la distribuzione teatrale.
Non potevamo fermarci al compimento della ricerca.
Abbiamo trovato nell’Assessorato alle Politiche Giovanili e nell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma interlocutori sensibili e con il sostegno congiunto di entrambi abbiamo ora l’occasione di presentare ufficialmente il lavoro svolto e soprattutto di creare un momento aperto di discussione. In collaborazione con ZTL, rete romana informale (Rialto Santambrogio, Teatro Furio Camillo, Residui Teatro, Astra Teatri, Triangolo Scaleno Teatro) apriamo uno spazio e un tempo di discussione: un convegno di tre giorni in cui far incontrare i soggetti, le istituzioni, gli artisti, gli operatori che lavorano, vivono, fanno teatro e cultura nel territorio, un momento politico che possa fornire occasione di ragionamento e di confronto sulla situazione della politica culturale nella città di Roma e della sua Provincia e del suo rapporto con il tessuto nazionale.
Incontrarsi e parlarne non è la soluzione ma è la prima occasione di riconoscimento di esistenza per tutti noi teatrinvisibili.



11 -12 – 13 Gennaio 2006 / Teatro Palladium

Tre giorni di incontri, discussioni, scambi tra/con/sul
teatro indipendente di Roma e Provincia

Locandina
Il progetto teatrinvisibili ha utilizzato un concetto storico, segno concreto del fatto che in tanti anni di esperienze, l’invisibilità no ha ottenuto risposta.
L’azione di monitoraggio del teatro indipendente di Roma e Provincia, realizzato dal triangolo scaleno teatro con il contributo dell’Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Roma, ha portato al censimento di circa 150 realtà teatrali del territorio e ha messo in luce le difficoltà e le condizioni in cui tali realtà operano, sopraffatte dall’assenza di risorse, dalla carenza di spazi, dall’impossibilità di emergere dall’invisibilità. I risultati della ricerca, un libro/guida, in cui ognuna delle realtà ha scelto la modalità di raccontarsi e un dvd che raccoglie ed intreccia alcune interviste, sono la testimonianza una chiusura che impedisce la crescita e la circolazione della cultura teatrale e al tempo stesso indicano la presenza di un ricco tessuto culturale e sociale che inventa modelli, sperimenta e modifica il tradizionale modo di concepire la produzione e la distribuzione teatrale.
Non potevamo fermarci al compimento della ricerca.
Abbiamo trovato nell’Assessorato alle Politiche Giovanili e nell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma interlocutori sensibili e con il sostegno congiunto di entrambi abbiamo ora l’occasione di presentare ufficialmente il lavoro svolto e soprattutto di creare un momento aperto di discussione. In collaborazione con ZTL, rete romana informale (Rialto Santambrogio, Teatro Furio Camillo, Residui Teatro, Astra Teatri, Triangolo Scaleno Teatro) apriamo uno spazio e un tempo di discussione: un convegno di tre giorni in cui far incontrare i soggetti, le istituzioni, gli artisti, gli operatori che lavorano, vivono, fanno teatro e cultura nel territorio, un momento politico che possa fornire occasione di ragionamento e di confronto sulla situazione della politica culturale nella città di Roma e della sua Provincia e del suo rapporto con il tessuto nazionale.
Incontrarsi e parlarne non è la soluzione ma è la prima occasione di riconoscimento di esistenza per tutti noi teatrinvisibili.

Il fermento c’è, progressivo ed incessante. Si fa largo chiedendo permesso, in modo non rumoroso ma deciso. La risposta è tangibile ed autentica che un certo modo di gestire il teatro e lo spettacolo ha fatto il suo tempo, non piace più, è deleterio, ha l’obbligo, la forza di cose e di natura, di lasciare spazio ed aria a chi ha nuove idee, da dire o da ribadire. Come avviene per accadimenti importanti, il fenomeno cresce a dismisura, nonostante l’apparente indifferenza che lo circonda, per poi, un a volta gigantesco, obbligare a tenerne conto. Tutto questo è teatro indipendente. Poco incline al certo e al dato, più propenso a lasciare voce e spazio a chi sente qualcosa da dire e da rappresentare.

Francesca Pistoria

STORIA DEL PROGETTO TEATRINVISIBILI
 
 
L’idea di condurre un’azione di monitoraggio sul teatro indipendente di Roma e della Provincia,  di  gettare  uno  sguardo  attento  a  questo  territorio,  di  rivolgere  l’occhio  del teatrante, spesso e troppo spesso volto all’interno della sua soggettività, al panorama artistico, non guardando a quello visibile e scoperto (che pure sarebbe interessante andare ad  indagare  a  livelli  diversi)  ma  a  quello  che  lavora  e  produce  nella  quasi…totale invisibilità, è frutto di componenti diverse:
–  l’appartenenza a questo territori:
 il Triangolo scaleno è “invisibile” su Roma dal 1991;
–  la gestione di uno spazio teatrale:
nell’ultimo triennio il Triangolo scaleno ha portato la quasi totalità della sua progettualità    all’interno    dello    Strike    Spazio    Pubblico    Autogestito, conducendovi un’attività di produzione, ospitalità per prove e spettacoli di altre realtà, romane e non, e  didattica, promovendo i propri laboratori e ospitandone altri nell’ottica di un  incontro tra allievi e maestri;
–  l’incontro con l’Assessorato alle Politiche giovanili della Provincia di Roma:
la partecipazione ai focus group dell’Assessorato alle Politiche Giovanili e ad alcuni incontri ha stimolato la trasformazione di un ragionamento in progetto, nella speranza che proprio l’istituzione potesse diventare referente di una battaglia per i diritti di un’intera fascia di popolazione.

Queste tre componenti sono risultate determinanti e, nel tempo, si sono intrecciate con le esigenze più personali, con la necessità del  cambiamento, con il bisogno che il nostro lavoro si andasse ad incrociare con la società civile e  svolgesse un compito capace di collaborare alla ricostruzione di una speranza.
L’Assessorato ha deciso di finanziare il nostro progetto e noi abbiamo proceduto con la ricerca.
Fin dall’inizio l’intento non era statistico. Volevamo sentire il polso del teatro, incontrare i progetti, le idee, i desideri, le persone… capire se davvero questo nostro territorio è così consunto e sterile come ci è capitato di sentir sostenere da chi lo osserva da fuori. Roma, la metropoli che suscita esigenze e moltiplica le reazioni: non potevamo credere che proprio qui, nel pieno della nostra contemporaneità, caotica e dispersa, proprio qui il teatro soffrisse della mancanza di idee degne di una vita più ampia. Non potevamo credere alle selezioni degli ultimi premi nazionali in cui le realtà romane erano sempre pochissime e in generale  girava voce che fosse meglio presentarsi  come appartenenti ad una qualsiasi provincia, anche del sud, piuttosto che dichiarare di essere di Roma. E facevamo bene a non  crederci.  In  realtà  questo  territorio  è  ricchissimo.  Solo  che  qui  saltare  la  soglia dall’invisibilità alla visibilità è decisamente molto più difficile che altrove.
Tra marzo-giugno 2005 la ricerca ha portato alla conoscenza di realtà radicate, operanti da anni e del tutto ignote a noi e ai più, di realtà  nuove, di singoli artisti, di spazi privati. Insomma è apparso un mondo teatrale sommerso produttivo, operante, che crea, alimenta e costruisce la cultura dell’intera città.
Un vero viaggio di scoperta. Spesso ci siamo persi nella lettura delle presentazioni e delle storie che ognuna di queste realtà ha ritenuto di doverci raccontare: un pezzo della loro vita artistica nella sintesi di poche cartelle scritte con cura, foto, elenchi di progetti, desideri, idee, programmazioni, curricula.
La scoperta più sconvolgente è stata constatare il fluire di un’enorme quantità di idee. Idee, un bene prezioso che nel teatro ufficiale sta scomparendo. Il teatro invisibile ha un’infinità di idee. A volte non ha soldi né strumenti per realizzarle, a volte le realizza con i soldi e gli strumenti che ha e quindi difficilmente le realizza in pieno. E anche quando avviene il miracolo   e   le   realizza   in   pieno,   poche   centinaia   di   spettatori   potranno   godere dell’elaborazione  minuziosa,  colta,  spesso  capillare  che  il  teatro  invisibile,  con  una generosità e una vera urgenza di raccontare se stesso e il mondo, produce.
Parlando  con  critici,  teatranti  affermati  spesso  è  venuto  fuori  che  il  mondo  teatrale sommerso  è  bene  che  rimanga  sommerso  perché  di  fatto  porta  avanti  poetiche, elaborazioni e spettacoli inutili, poichè non portano nulla di nuovo nel panorama teatrale. Se qualcuno di loro conduce realmente una ricerca innovativa prima o poi emerge. Come se non fosse noto a tutti che le condizioni in cui avviene il processo di crescita di un artista, di  un  gruppo  determinano  il  suo  futuro  artistico.  Spesso  non  è  il  valore  artistico  a determinare l’emersione di un artista o di un gruppo. Lo stato di totale disattenzione in cui un intero territorio produttivo opera e produce  non può essere avallato da un semplice principio estetico, traballante anch’esso. Uno stato democratico deve garantire pluralismo, deve  concedere  occasioni  e  opportunità  di  crescere  e  confrontarsi  e  soprattutto un’amministrazione cittadina, provinciale o regionale che sia deve valorizzare ciò che il tessuto artistico del suo territorio produce.
L’attenzione da parte delle istituzioni è, nel migliore dei casi, stagionale (vedi Enzimi). Più spesso sono strutture private, come Cometa off,…Orologio e più di tutti il Teatro Furio Camillo che si aprono al territorio offrendo loro occasioni.

L’INDAGINE

Abbiamo  cercato  a  lungo  chiavi  di  composizione  dei  materiali  che  ci  sono  arrivati. Avremmo dovuto limitarci alle zone indicate nel primo progetto. Non è stato così. E non poteva essere così. Il teatro ha una natura liquida, collocarlo in una zona o in un’altra non è solo difficile, è riduttivo. La città sta viaggiando verso nuove forme, assume nuove facce e le reti, ormai consolidate non soltanto nei  movimenti ma anche nell’ambito artistico e teatrale, indicano nuove possibilità di lettura di un territorio. Avremmo voluto dividere in categorie gli artisti, individuando i diversi linguaggi. Ma ci siamo resi conto che dividere e categorizzare un territorio che è in continuo mutamento, che di progetto in progetto… modifica l’ensemble, il cast, che scambia collaborazioni e materiali, che diventa creatore e organizzatore e promotore, avrebbe offerto una fotografia poco aderente alla situazione reale.
Avremmo potuto cercare di pubblicare il corposo volume nato dalla ricerca. Ma abbiamo preferito spendere le nostre energie per costruire ciò che il territorio chiede: attenzione. Cosa  dimostra  questa  nostra  ricerca?   Apre  domande  e  chiede  a  gran  forza  un cambiamento.
Da dove nasce tutto questo teatro? Dal desiderio di altro, ma quasi sempre, anche se è un processo che collettivizza gli individui, nasce da un individuo. In tutte le realtà monitorate c’è sempre un regista, o un drammaturgo è con lui/lei che parli, è lui/lei che ti spiega su cosa lavorano.  Ti raccontano la loro urgenza. Dietro di loro una moltitudine. Questo popolo invisibile  che  opera  nella  cultura  della  nostra  città,  lo  fa  senza  risorse  e  senza riconoscimento per anni, a volte per decenni, affronta le selezioni di  sporadici premi, le lunghe anticamere nei teatri ufficiali, sognando il salto in avanti, e continua a lavorare, progettare, inventare il contemporaneo.
Roma e la sua provincia sono un cantiere infinito, un cantiere aperto di gente che lavora sui suoi limiti perché un giorno possa meritare di poter essere visibile, dimenticando che siamo la nazione in cui la meritocrazia ha  la percentuale di gradimento più bassa in Europa. Ci offende da vicino l’immagine che, nel resto del Paese, si ha del nostro territorio: “un buco nero in cui nulla si muove e da cui nulla emerge”. Sappiamo che a Roma, più che altrove,  emergere  è  difficile  e   in  alcuni  tratti  storici,   come  l’attuale,  praticamente impossibile.

Roma città della cultura. Con quale politica culturale?

Il colonialismo della demeritocrazia ha percepito il talento come elemento pericoloso e sovversivo, quindi da esautorare, da distruggere. Respinti dall’ambiente e allontanati dal mestiere, coloro che nella testa portavano effettivamente una parola nuova sono scomparsi e ormai  irrecuperabili. Questo è il risultato di una terribile e alla lunga autolesionistica operazione di macelleria generazionale  e di un attacco alla democrazia che s’è rivelato  alla fine più efficace dello  stesso ventennio fascista. La scarsità di talenti nel teatro italiano, anzi per meglio dire la loro invisibilità, è speculare alla crisi di tutta la nostra società, delle fabbriche di automobili, della scuola, delle università, della  ricerca  scientifica  e  tecnologica,  della  vita  politica,  dei  mass-media  e dell’informazione,     del     tessuto     industriale,     del     sistema     infrastrutturale, dell’organizzazione statale e  chi più si  guarda intorno più  ne metta. Per questo lo studio commissionato dalla Provincia è un’ottima cosa: per ricominciare, per ricostruire una vita teatrale degna, bisogna pur individuare dove stanno i sopravvissuti e i nuovi nati.

 

MARCANTONIO LUCIDI

<Provincia di Roma
Vice Presidenza
Assessorato alle Politiche Giovanili e della Formazione Professionale
Assessorato alle Politiche Culturali della Comunicazione e dei Sistemi Informativi

Comune di Roma

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