CHERNOBYL, VENT'ANNI FA L'APOCALISSE NUCLEARE
Il 26 aprile 1986 l’esplosione di un reattore della centrale atomica russa
Errore umano, casualità, tecnologie arretrate e fu l’incubo:
la nube radioattiva investe mezza Europa, lasciando scorie
che ancora oggi causano leucemie e tumori.
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Il 26 aprile 1986 l’esplosione di un reattore della centrale atomica russa
Errore umano, casualità, tecnologie arretrate e fu l’incubo:
la nube radioattiva investe mezza Europa, lasciando scorie
che ancora oggi causano leucemie e tumori.
La lotta contro il mostro atomico durò settimane: si tentò di seppellire il nocciolo radioattivo, contenente 135 mila tonnellate di uranio, sotto un ‘sarcofago’, coprendo il tutto con 400 mila tonnellate di calcestruzzo. Per sei mesi si cercò di localizzare il combustibile nucleare e di capire quanto ne era rimasto. Alcuni robot riuscirono a filmare l’interno del reattore, mentre centinaia di migliaia di soldati dell’Armata Rossa furono impiegati per la raccolta di sostanze radioattive. Uomini esposti a rischi altissimi, che lavoravano solo un minuto al giorno – per assorbire il minimo di radiazioni possibili – per gettare i detriti nucleari dentro il sarcofago, definitivamente sigillato solo alla fine del 1986. Ma questo non chiuse la questione: il reattore infatti era sprofondato di ben quattro metri, lasciando fuoriuscire verso il basso il materiale radioattivo, un problema che, si sarebbe capito solo dopo, avrebbe continuato a mettere a rischio di nuove contaminazioni.
Ma nessuno nei primi giorni è in grado di misurare la portata della tragedia. Ma man mano che passa il tempo si capisce però che il bilancio sarà pesantissimo: non solo le vittime della prima ora, le cui stime non sono mai state accertate in modo definitivo (decine, centinaia o migliaia), ma anche le persone investite dalla radioattività che si ammaleranno negli anni successivi. Solo per citare un dato in Bielorussia – il paese più colpito dal disastro – la mortalità infantile ancora oggi supera il tasso di natalità del 60% e 800mila bambini bielorussi ed ucraini rischiano di ammalarsi di una vasta gamma di malattie correlate agli effetti della radioattività: dalla leucemia ad ogni tipo di insorgenza tumorale, fino a quelle causate da un generale abbassamento delle naturali difese immunitarie. Quasi l’11% dei bambini compresi fra 10 e 14 anni sono affetti da forme tumorali maligne, una percentuale che tende a crescere fra 5 e 9 anni (14%) e che supera il 15% nei bambini da 0 a 4 anni. (leggi il rapporto di Greenpeace ‘The Chernobyl cathastrophes – consequences on the human health – Pdf)
Gli effetti della radioattività sono destinati a continuare per decenni (Video Reuters: la vita venti anni dopo l’esplosione) e forse per generazioni, mentre ancora si cerca di capire come archiviare definitivamente la questione Chernobyl, con la centrale che è andata fuori produzione nel 2000 a quattordici anni dal disastro del reattore numero quattro.
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