ROMA – ANTEPRIMA NAZIONALE DEL LIBRO DI ANDREA BACCI SU ANGELO IACOPUCCI

Quello di Bacci è un libro su un uomo. Che ha fatto una scelta che gli è costata tanto, troppo…..

Viene da chiedersi se avrebbe fatto la stessa scelta se avesse saputo a cosa andava incontro.

Verrebbe da dire no. Troppo alto il prezzo da pagare. Ma per un carattere come quello di Angelo Jacopucci, niente era scontato. Niente era troppo alto.

Tanto era il desiderio di dimostrare che non aveva paura, forse più di quello di vincere per sè stesso e per i soldi, che viene il dubbio che avrebbe comunque fatto la stessa scelta.

Chi ama la boxe profondamente, sport che, riteniamo, o si ama o non si concepisce, non è facile ammettere che un protagonista del ring sia morto a causa del ring e per il ring. Putroppo, nel caso di Angelo Jacopucci, così è stato. E per un attimo anche l’amante più focoso si ritrova a fare un esame di coscienza, ad ammettere che negli ultimi anni, forse, regole più ferree hanno colpito la spettacolarità della “nostra” Nobile Arte, ma hanno evitato tanti piccoli e grandi traumi.

Quando arriviamo all’ultima parola dell’ultima pagina, non è rabbia che proviamo.

E’ una profonda commozione nel ricordare e conoscere un uomo che sembra morto per qualcosa di grande. Andrea Bacci riesce, con uno stile profondo e delicato, a lasciarci sgomenti per qualche attimo prima di rendersi conto dell’accaduto. Utilizza parole così “soffici” da raccontarci una storia d’amore e morte come una favola che ci lascia intorpiditi e pensierosi . Le testimonianze delle persone care a Jacopucci e gli stralci di articoli di famosi giornalisti (divisi nella stima o nel disprezzo) rendono questa favola un po’ più realistica, riescono a farci sentire le voci e gli odori di città e personaggi realmente esistiti e terribilmente vicini a noi.

Un viaggio che consigliamo di fare sia a chi l’ha conosciuto sia a chi desidera farlo. Fortunatamente, almeno per Angelo, protagonista di questo libro, è ancora possibile a quasi 30 anni dalla sua morte, far parlare di sé.

NOVITÀ IN LIBRERIA – LA SCHEDA

Il 19 luglio 1978 Angelo Jacopucci, pugile di Tarquinia, ha un appuntamento con il destino. Un destino tragico. Storia di un pugile guascone autosoprannominatosi Clay dei poveri.

Angelo Jacopucci è un pugile particolare: non ha mezzi eccelsi, non è un fuoriclasse. Non è Nino Benvenuti, solo per fare un nome. Si parla di lui, nell’ambiente, come di un pavido, di un pauroso, di un pugile simpatico ma senza cuore e temperamento. Non è vero. Jacopucci è un buon pugile, che combatte semplicemente in maniera congeniale al suo modo di essere: colpisce e scappa via.
I detrattori gliene fanno una colpa, mentre è un modo di combattere estremamente redditizio che ha permesso a Jacopucci di arrivare a quasi 40 incontri professionistici vincendo un titolo europeo dei Pesi medi e, soprattutto, con il viso e il fisico integro, non segnato dai colpi. A Jacopucci piace parlare e far parlare di sé: ha appreso appieno la lezione di Muhammad Ali, che aveva dato vita a un nuovo tipo di pugile, sbruffone e generoso, coraggioso e pronto a pagare in prima persona le proprie parole e i propri comportamenti.
Quel 19 luglio 1978 Jacopucci deve incontrare per il titolo europeo dei Pesi medi, a Bellaria, l’inglese Alan Minter. Minter è un campione, è un combattente, è uno che annichilisce e distrugge i suoi avversari. Una brutta bestia. Jacopucci ha cambiato da poco manager e allenatore, è cambiato anche lui. Pensa di farcela, contro tutto e contro tutti. Non sa che il destino ha in serbo per lui qualcos’altro.