DOPO DECENNI DI INDIFFERENZA…GIUSTIZIA PER ANGELO JACOPUCCI di Giulio Carra

Intervista ad Andrea Bacci autore de
L’ultimo volo dell’Angelo Biondo.
Retroscena inediti e confidenze di un
autore. Il mistero di una fantomatica
lettera di Alan Minter.

Angelo Jacopucci

Forse un film con Walter Nudo a seguito del libro edito da Limina Edizioni.
Dopo decenni di incomprensibili silenzi ad Angelo Jacopucci viene restituito il ruolo che gli compete nel mondo dello sport. Al pugile, Campione Europeo dei Pesi Medi, che con la sua morte fece cambiare, in tutto il mondo, le regole negli incontri di boxe, in qualche modo viene resa giustizia. Alla appassionata curiosità ed alla sensibilità dello scrittore Andrea Bacci il merito di aver fatto riemergere la sua storia sportiva e la sua vita dopo essere state seppillite impietosamente sotto i veli delle incomprensioni, delle maldicenze, delle cattiverie e dell’indifferenza.
Oltrepensiero ha intervistato il giovane autore del testo dove sono state raccolte anche testimonianze dirette di chi Angelo lo conosceva bene ed è rimasto al suo fianco sino alla fine ed anche dopo quella tragica notte di Bellaria del 1978 a seguito del match con l’inglese Alan Minter.

Andrea BacciL’INTERVISTA AD ANDREA BACCI

– Angelo Jacopucci, quasi un desaparecidos nella memoria collettiva dello sport. Una presenza ingombrante rimossa nelle coscienze di molti o uno scheletro nell’armadio?

Sarebbe troppo comodo rispondere che vanno bene entrambe le soluzioni. Sinceramente non lo so. Certo è che, nella boxe come in altre discipline, le strutture “politiche” dello sport italiano non sono così attente a onorare la memoria e il ricordo dei loro martiri (dopo Jacopucci penso a Curi nel calcio, Pasolini nel motociclismo, Paletti nella Formula Uno, solo per fare qualche nome). Credo che, purtroppo, prevalga la logica dello “show must go on”…                                                                                                         
                                                                                                                                                  segue…>>

Intervista ad Andrea Bacci autore de
L’ultimo volo dell’Angelo Biondo.
Retroscena inediti e confidenze di un
autore. Il mistero di una fantomatica
lettera di Alan Minter.

Angelo Jacopucci

Forse un film con Walter Nudo a seguito del libro edito da Limina Edizioni.
Dopo decenni di incomprensibili silenzi ad Angelo Jacopucci viene restituito il ruolo che gli compete nel mondo dello sport. Al pugile, Campione Europeo dei Pesi Medi, che con la sua morte fece cambiare, in tutto il mondo, le regole negli incontri di boxe, in qualche modo viene resa giustizia. Alla appassionata curiosità ed alla sensibilità dello scrittore Andrea Bacci il merito di aver fatto riemergere la sua storia sportiva e la sua vita dopo essere state seppillite impietosamente sotto i veli delle incomprensioni, delle maldicenze, delle cattiverie e dell’indifferenza.
Oltrepensiero ha intervistato il giovane autore del testo dove sono state raccolte anche testimonianze dirette di chi Angelo lo conosceva bene ed è rimasto al suo fianco sino alla fine ed anche dopo quella tragica notte di Bellaria del 1978 a seguito del match con l’inglese Alan Minter.

Andrea BacciL’INTERVISTA AD ANDREA BACCI

– Angelo Jacopucci, quasi un desaparecidos nella memoria collettiva dello sport. Una presenza ingombrante rimossa nelle coscienze di molti o uno scheletro nell’armadio?

Sarebbe troppo comodo rispondere che vanno bene entrambe le soluzioni. Sinceramente non lo so. Certo è che, nella boxe come in altre discipline, le strutture “politiche” dello sport italiano non sono così attente a onorare la memoria e il ricordo dei loro martiri (dopo Jacopucci penso a Curi nel calcio, Pasolini nel motociclismo, Paletti nella Formula Uno, solo per fare qualche nome). Credo che, purtroppo, prevalga la logica dello “show must go on”…                                                                                                         
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L'ultimo volo dell'Angelo biondo

– Perchè, Bacci, la figura di Jacopucci l’ha tanto colpita da spingerla a scrivere un libro?

Semplicemente perché la sua è la storia semplice di un ragazzo di provincia che supera le difficoltà di una esistenza modesta, di una origine non benestante, e con le sue sole forze trova la strada che lo porta al successo. Poi il destino ha chiesto un prezzo altissimo, ha presentato un conto troppo salato, per il successo di questa scalata sociale. Nello sport attuale di queste storie non ce ne sono più. Quella di Angelo è una vicenda intellettualmente molto affascinante, che mi ha fatto immediatamente innamorare.

– Ha incontrato difficoltà o resistenze nel reperire notizie o testimonianze per ricostruire e tracciare la sua vita sportiva, quella privata, la sua personalità e gli ambienti sociali in cui è vissuto o entrato in contatto?

Nessuna difficoltà. E’ stato un “viaggio” che ho fatto velocemente e in piena soddisfazione personale.

– Alcuni dicono che, nel raccontare la storia del pugile tarquiniese, lei abbia citato solo alcune delle persone che sono state a lui vicino. Un’impossibilità materiale per scrivere ed inserire nella narrazione tutti o qualcosa le è stato volutamente nascosto? Oppure è la solita invidia di chi non vede comparire nel libro il proprio nome?

Le rispondo con una piccola precisazione: il sottoscritto non è giornalista, non è un professionista, non ha né un agente né un legale che si occupino dei suoi interessi. Tutte le spese che affronto, i viaggi che faccio per i libri che scrivo sono soddisfatte personalmente senza riavere indietro nessun rimborso, salvo scarsi diritti d’autore che arrivano parecchio tempo dopo la pubblicazione, e che non possono essere nemmeno definite con la parola “guadagno”. Quindi, purtroppo, il mio primo obiettivo è stato quello di limitare i viaggi da casa mia a Tarquinia (e Roma, Firenze e Bellaria, dove mi sono recato per le ricerche). Mi sarebbe piaciuto ascoltare tutti i familiari, tutti gli amici, tutti gli esperti di boxe che hanno avuto a che fare con Angelo, inserire tutti gli articoli a lui dedicati, ma è stato impossibile, anche perché questo avrebbe provocato l’espansione delle pagine del libro, da tenere sotto controllo per permettere la pubblicazione stessa. Oltre tutto le posso dire che avevo scritto un paio di lettere a tarquinesi che erano stati vicini ad Angelo, senza ricevere nessuna risposta…    


– Lei ha scritto molti libri sullo sport, i suoi personaggi e campioni, ma questo sull’Angelo Biondo sembra averla appassionata non poco e coinvolto emotivamente.

Tutti i libri che scrivo mi hanno coinvolto emotivamente. Per me sono come figli! Certo è che quello che ho scritto su Renato Curi e questo su Angelo hanno un significato più particolare degli altri.

– Cosa ne pensa della lettera inviata da Alan Minter?

Alan Minter

Gli avrei potuto dare un giudizio se fosse arrivata! In breve, le posso dire che al limite posso capire che Minter non abbia dato notizie di sé alla famiglia di Angelo durante la sua carriera agonistica, perché in determinati sport difficilmente ci si può permettere di guardarsi indietro… Ma una volta finita la sua carriera, nell’82, Minter poteva almeno scrivere quattro righe a Giovanna, la moglie di Angelo, almeno per portarle una parola di conforto. Il suo silenzio quasi trentennale è ingiustificabile. Ma non è mai troppo tardi dire due parole di conforto…

Angelo Jacopucci in un filmato commemorativo– L’epilogo del suo libro è particolarmente toccante.
Fa parlare Angelo in prima persona dall’al di là. Finzione ed interpretazione letteraria, oppure dietro quell’ultimo capitolo c’è qualcos’altro?

Avevo fatto la stessa cosa per il mio precedente libro su Renato Curi, immaginando che si rialzasse in piedi e giocasse una partita con altri calciatori morti tragicamente, da Meroni a Di Bartolomei.
Ho riproposto l’idea a Giovanna, che l’ha gradita, quindi l’ho inserita. Durante la presentazione, bellissima ed emozionante, di Tarquinia, l’assessore Olmi ha dato una lettura di quella parte in maniera molto toccante, e sono contento che la gente abbia gradito.

– E’ vero che il suo libro sarà presto un film dove il personaggio di Jacopucci sarà interpretato da Walter Nudo?

Ci stiamo lavorando. Speriamo bene!

– Cosa la lega personalmente con il mondo dello sport? Perchè tanto interesse nel ricostruire eventi o storie di personaggi?

Lo sport è una delle ragioni che mi fanno apprezzare la vita.
Purtroppo non posso farlo personalmente, perché ho avuto gravi problemi di salute, talmente importanti che non posso praticare nemmeno le discipline per disabili! Allora mi accontento di raccontare le storie di chi lo ha fatto o lo fa per davvero, lo sport…

– Cosa significa per lei scrivere? Come ha avuto inizio questa passionaccia?

Il bisogno di scrivere nasce da una brutta vicenda personale, quando sei anni fà mi è stato diagnosticato un brutto male che mi ha costretto a cure lunghe e faticose. Iniziare a scrivere è stato un modo per non pensare e tirare avanti. Una volta attenuati i problemi, scrivere ha iniziato ad essere un hobby importante. Adesso è una specie di droga della quale non posso fare a meno.


– Si sente più giornalista, scrittore, o storico?

Non sono un giornalista, e spesso sono contento di non esserlo. Storico è una parola grossa, come forse anche quella di scrittore. Personalmente mi definisco un semplice ricercatore dilettante.


– Come lettore quale è il suo genere preferito? E L’autore?

Naturalmente i libri sportivi sono quelli cui va la mia preferenza, ma leggo un po’ di tutto. Qualche anno fa il mio scrittore preferito era Stephen King, ma adesso faccio fatica a starci dietro! Diciamo che attualmente mi piacciono molto i narratori italiani “giovani”, da Brizzi, Culicchia, fino a De Carlo.


– Dei suoi libri quale è quello che le piace di più?

Non so rispondere. Me se proprio devo dirne uno, diciamo che “Catenaccio”, una storia del calcio molto particolare e irriverente, che ho scritto per primo (e pagando denaro…) è quello che mi piace citare.


– Per vivere scrive libri o esercita anche altri lavori?

Se aspettassi i “guadagni” dei miei libri per vivere, sarei già morto di fame da un pezzo! Sono impiegato presso la Prefettura di Perugia.

– Quale è lo sport che ama di più? Tra i campioni viventi chi ammira?

Qualche anno fa avrei detto calcio. Adesso dico ancora calcio, ma solo un certo tipo, e boxe sicuramente. Ma non disprezzo per nulla altre discipline. L’importante è che vi legga passione e correttezza. Per esempio, il basket in carrozzina mi fa impazzire.

– Mi consenta, Bacci, un’ultima impertinenza. A pubblicazione avvenuta, a presentazioni fatte, a commenti ascoltati o arrivati all’orecchio se, per assurdo, dovesse riscrivere il libro su Jacopucci o uno qualsiasi della sua produzione li rifarebbe tale e quali?

Certo che correggerei qualche errorino ma, in generale, anche facendomi violenza, non cambierei una virgola.

Il prossimo libro?

La biografia della campionessa mondiale del mondo di pugilato Stefania Bianchini.

Andrea Bacci, 1970, laureato in scienze politiche. Impiegato presso la Prefettura di Perugia, ama scrivere di personaggi e storie particolari dello sport. Ha già pubblicato Lo sport nella propaganda fascista (Bradipolibri, 2002), Dal Cile alla seconda Corea. Le 11 partite della Nazionale da giocare un’altra volta (Libri di Sport, 2003), Cuore di Pollicino. Storia di Roberto Maenza (Limina, 2004) e Il cappotto spagnolo. Parate, pazzie e voli acrobatici del dottor Lamberto Boranga (Limina, 2005). Collabora con «Linea Bianca».

segue… recensioni e scheda del libro edito da Limima >>

Da Oltrepensiero.it  del 31 luglio 2005>>

Da Pagine70.com del 20 agosto 2004>>

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