PARLIAMONE…
«Internet è ormai un illimitato oceano del sapere e del pensare che offre sia la biblioteca più grande della storia sia l’unica agorà dove spazio e tempo si contraggono per liberare ogni possibilità di incontro tra idee e permettere che si incrocino navigatori che di Ulisse rappresentano il risveglio dell’avventuriero».
E Ines Testoni si domanda:
«Accanto a questi suoi classici ambiti, se ne sta sviluppando un ulteriore che interessa il campo dell’ apprendimento comunitario? Regno della cognizione in cui aprire problemi, scambiare risultati e apprendere risoluzioni, in questo spazio muove i suoi primi passi una cultura diversa da quella specialistica di élite o mediatica di massa fino ad ora sperimentata dalla storia».
Bradotti, invece, nel 1995 afferma:
«Si tratta di una p6lis in cui il contratto sociale diventa un patto semiotico» elaborato in un lavoro intellettuale che impegna in triadi scienza e mitologia per ipotesi fantascientifiche, letteratura e tecnologia per delineare inauditi profili fantasy, simbolico e materiale per ridefinire oggetti degni di culto, nella dialettica tra variopinte geometrie del divino e inattesi zodiaci terrestri capaci di irresistibili sintesi geomantiche.
Nel 1994 Zarone affermava:
«Metropoli a-geografica, attraverso l’integrazione di una rete di contenuti decentrati che rendono accessibile la rifondazione della soggettività, internet si impone perciò come spazio per una discussione libera sui temi del vivere e dell’immortalità». (…) In entrambi i casi, sottolinea Testoni, senza troppe novità rispetto a quanto sia già stato detto, in effetti il dibattito neopagano sul sacro si dipana tra l’utile e il dilettevole, l’impegnato e il disinvolto, e vede, come attori, gnostici, monoteisti ortodossi e apocrifi, in un florilegio difficilmente inventari abile che raccoglie nomi desueti e restituisce testimonianza a ciò che credevamo ormai archiviato in pochi resti polverosi delle biblioteche archeologiche.
Non dicono apertamente che Internet è diventato il …
di R E N O B R O M U R O
Ed è ciò che sta avvenendo in Internet: il proprietario di un sito può creare liberamente un “regime tirannico”.
«Internet è ormai un illimitato oceano del sapere e del pensare che offre sia la biblioteca più grande della storia sia l’unica agorà dove spazio e tempo si contraggono per liberare ogni possibilità di incontro tra idee e permettere che si incrocino navigatori che di Ulisse rappresentano il risveglio dell’avventuriero».
E Ines Testoni si domanda:
«Accanto a questi suoi classici ambiti, se ne sta sviluppando un ulteriore che interessa il campo dell’ apprendimento comunitario? Regno della cognizione in cui aprire problemi, scambiare risultati e apprendere risoluzioni, in questo spazio muove i suoi primi passi una cultura diversa da quella specialistica di élite o mediatica di massa fino ad ora sperimentata dalla storia».
Bradotti, invece, nel 1995 afferma:
«Si tratta di una p6lis in cui il contratto sociale diventa un patto semiotico» elaborato in un lavoro intellettuale che impegna in triadi scienza e mitologia per ipotesi fantascientifiche, letteratura e tecnologia per delineare inauditi profili fantasy, simbolico e materiale per ridefinire oggetti degni di culto, nella dialettica tra variopinte geometrie del divino e inattesi zodiaci terrestri capaci di irresistibili sintesi geomantiche.
Nel 1994 Zarone affermava:
«Metropoli a-geografica, attraverso l’integrazione di una rete di contenuti decentrati che rendono accessibile la rifondazione della soggettività, internet si impone perciò come spazio per una discussione libera sui temi del vivere e dell’immortalità». (…) In entrambi i casi, sottolinea Testoni, senza troppe novità rispetto a quanto sia già stato detto, in effetti il dibattito neopagano sul sacro si dipana tra l’utile e il dilettevole, l’impegnato e il disinvolto, e vede, come attori, gnostici, monoteisti ortodossi e apocrifi, in un florilegio difficilmente inventari abile che raccoglie nomi desueti e restituisce testimonianza a ciò che credevamo ormai archiviato in pochi resti polverosi delle biblioteche archeologiche.
Non dicono apertamente che Internet è diventato il …
di R E N O B R O M U R O
Ed è ciò che sta avvenendo in Internet: il proprietario di un sito può creare liberamente un “regime tirannico”.
Perché il suo articolo rimanesse on-line ha dovuto, sotto minaccia di cancellazione, aggiornarlo come suggerito dal “Piccolo duce” che vuole conoscere gli scrittori soltanto attraverso le parole del critico di cui ha pubblicato l’articolo, quindi non conoscendo niente dello scrittore di cui parla il critico nel suo lavoro, minaccia ed ottiene ciò che lui pensa di quello scrittore, senza conoscere nessun lavoro da questi pubblicato sia nel Web sia su carta e invia la bozza di che cosa dev’essere scritto: «Della lunga carriere artistica di (…), costellata da numerose pubblicazioni, da illustri frequentazioni e da importanti riconoscimenti, tra cui il conferimento della Targa d’oro della professionalità poetica conseguita nel 1989 dall’Istituto Superiore di Studi Umanistici in Roma in virtù delle sue considerevoli benemerenze acquisite nel novero delle belle lettere italiane, non disgiunto dalla serietà con cui conduce la sua attività, fino ad oggi avevo avuto il piacere di apprezzare solo la cifra poetica, non già il talento di romanziere.
Deciso a colmare questa lacuna ho acquistato la sua ultima fatica editoriale, dalla cui lettura ho ricavato una gradevole piacevolezza. Si tratta di una storia meravigliosa, profonda, coinvolgente, che non vorresti finisse mai e che si legge tutta d’un fiato come un bicchiere di acqua fresca in un giorno di solleone. Fin dalle prime pagine l’autore rivela una raffinata capacità descrittiva quasi inconsapevole, incidendo le immagini con la stessa precisione del pittore sulla tela e portando la scrittura ad un alto grado di rifinitura».
Ecco che a questo punto dovrebbe risorgere Orson Welles che sarebbe contentissimo di scrivere e dirigere un film su Internet titolandolo “QUINTO POTERE”
Per la connessione alla rete, l’avevano imparato che era necessario un computer sufficientemente veloce, un modem per collegarsi alla linea telefonica, uno schermo a colori con una buona scheda grafica. Il collegamento avveniva e avviene grazie all’abbonamento ad un service provider, che permette di entrare ad Internet attraverso un nodo della rete. Dal punto di vista software, avevano imparato che per utilizzare un programma specifico, chiamato browser, cioè navigatore per muoversi sui siti nella rete, occorreva un programma specifico per la gestione della posta elettronica.
Fecero i primi passi tra le applicazioni più comuni e subito, alcuni, s’impossessarono della gestione della “Posta elettronica”.
Con passare degli anni eccoli tra le applicazioni professionali o didattiche: collegamenti a biblioteche e banche dati, consultazione di riviste elettroniche, scambio d’informazioni, fino alle tele-conferenze.
I primi che s’impossessarono dello spazio del web dimenticarono la cosa più importante e sublime, accentandola con sufficienza, fino a quando qualche poeta cercò con forti sacrifici ad imporla perché: «L’arte non è comunicazione, tantomeno informazione, ma una singolarità indifferibile e intraducibile in cui costituisce l’inseparabilità tra modalità della presenza e orizzonte del senso. Non è forse legittimo attendersi che proprio l’arte si sottragga ad ogni estetizzazione per lavorare e interrogarsi sulle zone di enigma e impenetrabilità lasciate in ombra dalla volontà d’integrale solarizzazione dell’esperienza da cui la Tecnica è pervasa?» (Massimo Carboni, Il sublime è ora, Castelvecchi, Roma 1998, p.120)
Eppure, l’Arte, il dialogo letterario, la Poesia sono ancora lontani dall’essere accettati e graditi dalla massa che preferisce il banale, il quotidiano, il luogo comune, il segreto del proprio privato, la necessità di sopravvivenza e non danno la possibilità di fare una ricerca che abbia anche una minima certezza; una legittimazione che permetta di trovare fra i resti di una realtà puramente artistica, sotto ogni forma. Ora, sembra che l’Arte, specialmente la Poesia abbia aperto le porte a tutti, anche se in maggior parte sono «gli scrivitori di versi», che imperano; e il timido utilizzatore di media cultura li chiama poeti e li “battezza” artista, senza tener conto che questi non hanno nessuna regola se non quella del proprio piacere, in barba a chi di cultura vive.
Afferma Martin Heidegger, che questo mezzo elimina ogni possibilità di lontananza, che ben presto coprirà e dominerà tutta la complessa rete delle comunicazioni e degli scambi tra gli uomini. Che cosa accade quando attraverso l’eliminazione delle grandi distanze tutto è ugualmente vicino e ugualmente lontano? Questa uniformità nella quale tutte le cose non sono né lontane né vicine, e sono come senza distanza, che cos’è?
Si è cercato, negli anni, di frequentare, e allo stesso tempo combattere, le distanze per creare uno spazio dove poter fare abitare l’arte, di annullare le distanze tra l’Arte e l’apprendimento, senza teorizzazioni astratte e senza essere costretti ad abitare con l’arte. Ma se qualche sito lo fa apertamente, gli altri sono subito pronti allo “scopiazzamento” credendo di aver creato un sito che raccogliesse le esternazioni critiche di ogni lettore chiunque egli fosse, ma se il lettore scrive qualcosa che non gli va a genio, perché lui lo ignora, minaccia col ricatto di cancellare tutti e questi (lo scrittore vero che è ricorso a quel sito per la pubblicazione del suo bel commento ad un’opera d’arte), che pure avrebbe a disposizione tutto il web, cede alle lusinghe del piccolo “duce” che crede di dominare la città come un “piccolissimo Cesare” è soddisfatto di aver messo in ginocchio un bravo scrittore e analitico critico. Quindi, premesso che la distanza chilometrica è soltanto ciò che traduce letteralmente la metafora. Si dà vita a una mitologia delle cose distanti, delle storie di distanze, delle persone che vivono le distanze e di distanze, ma col beneplacito del “piccolo cesare”. Poiché lui non sente la passione per le carte geografiche, passione per le architetture dei luoghi distanti, per l’arte dei luoghi distanti, passione per i costumi e i prodotti dei luoghi distanti, la proliferazione dell’invenzione poetica e di azioni e gesti, qualità umane elette per tentare di essere presenti pur essendo lontani, le annulla per non eliminare la presenza di tanti “piccoli Cesare”.
Afferma Horacio Verbitsky: «Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda».
Ed io convinto di questa affermazione diffondo ciò che molti non vorrebbero sapere, perché avvengono proprio nel momento in cui Internet sta completando la sua fase di diffusione universale, le scienze dell’informazione stanno elaborando un nuovo modello di rete, chiamato grid (griglia, rete), che consentirà di utilizzare risorse virtuali in sostituzione delle attuali risorse fisiche costituite da memoria, hard disk e altre componenti hardware e software. In pratica, il computer da tavolo sarà formato solo da tastiera, schermo, mouse e connessione veloce a Internet: tutte le applicazioni e le utilità saranno collocate in rete e fornite all’utente remoto.