P A R L I A M O N E . . .

… alle origini della mia poco felice esistenza c’è un romanzo che non ho mai
 avuto voglia di raccontare …

 Visse nella povertà e nella solitudine. Morì a settantadue anni ancora più povero e più  solo

Vincenzo Cardarelli


viviamo
d’un fremito d’aria 
d’un filo di luce 
dei più vaghi e fuggevoli
moti del tempo 
di albe furtive 
di amori nascenti
di sguardi inattesi 
e per esprimere
quel che sentiamo
c’è una parola sola
disperazione

Q  U  E  L  L  E     P  R  O  F  O  N  D  E     T  R  A  C  C  E

di    Reno  Bromuro

Vincenzo Cardarelli (in realtà si chiamava Nazzareno Caldarelli) nato a Corneto Tarquinia il 1° maggio 1887. Sui registri dello stato civile risulta che la madre è Giovanna Caldarelli ma non risulta nessuna menzione del padre, Antonio Romagnoli. Il cambio del nome è dovuto certamente ad una considerazione di ordine estetico, tanto caro anche ai Poeti del primo Novecento e non solo agli attori dei nostri giorni, perché un giovane che desiderava diventare scrittore e poeta famoso, doveva avere un nome che suonasse bene all’orecchio del lettore. Ma penso che dietro al cambiamento del nome si nasconda “il dramma del figlio illegittimo che ha lasciato profonde tracce nelle poesie malgrado l’orgoglioso Poeta abbia cercato di dissimularlo per quanto fosse possibile”. Cardarelli possedeva un’innata fierezza che lo portava, il più delle volte, a non essere sincero nemmeno con se stesso, specialmente il non voler ammettere le origini umili e la condizione di uomo costretto a scrivere e scrivere per sbarcare il lunario.

Le prime rime e le storie che leggeremo nella gioventù avanzata, la maggior parte, sono nate quando ragazzo passeggiava lungo i binari e giocava sulle rotaie (quando non passavano i treni), essendo il padre abitante nella stazione di Tarquinia e durante le conversazioni al caffè (solo allora parlava con gli amici delle sue origini con tono fantasioso e leggendario quasi volesse sfuggire la realtà misera e questo lo portò a costruirsi, se non ad inventarsi, una seconda infanzia: un suo mondo favoloso e mitico). Lo stesso nome cambiato è ispirato dalla volontà di mescolare  fantasia e realtà; specialmente quando fu consacrato con il “Premio Strega” grande scrittore, come Poeta pensava che tutto sarebbe finito molto presto: che il successo è effimero e si dissolve come neve al sole, appena volti le spalle al mondo letterario.

Vincenzo CardarelliLui, Vincenzo Cardarelli, Poeta che svolse un importante ruolo nei primi decenni del 1900, anche se la sua personalità e la sua opera non si adeguavano al gusto ed alla sensibilità generale della letteratura italiana di quegli anni.

Tra le caratteristiche principali primeggia l’impegno letterario, ideali umani e poetici, ansia di sincerità e di rinnovamento, perciò la sua Poesia è pulita: tersa come un mattino primaverile. L’impegno è Il Periodico LA RONDArappresentato dal contributo che diede alla “creazione del giornale letterario La Ronda, che operò dal 1919 al 1923 e lottò per un rinnovamento ed un arricchimento della letteratura italiana, in quei tempi impoverita dall’eredità dannunziana, che si configurava come una moda estetizzante e retorica”.
Gli ideali letterari di Cardarelli, sono esposti in questa rivista, in cui sostiene la necessità di un ritorno ad una letteratura basata sui sentimenti e sui reali bisogni umani, ma affermò anche l’importanza dello stile, che per lui doveva essere arricchito grazie ad un consapevole ritorno ai modi espressivi tipici della migliore letteratura italiana.
La sua opera come notiamo è legata al tema ricorrente quasi con ossessione, dello scorrere del tempo, delle stagioni, della memoria dolorosa. Nelle sue liriche pulite e rigorose alla classicità, adotta forme metriche libere, di matrice leopardiana, in cui tende a cantare il peso delle tensioni sentimentali e la lotta interiore, il conflitto perenne tra il “Sé razionale” e l’ ”Io creativo” facendo prevalere la trasparenza musicale del verso, come voluto dall’ ”Io creativo”, votato all’antiromanticismo. Raccoglie con misura originale le istanze novecentesche dei “lirici nuovi” e i risultati meno compiaciuti della prosa d’arte sono espressi nella Poesia “AMORE”.

Il ritorno ai classici, non solo greci e romani, ma anche rinascimentali, per Cardarelli significava la ripresa e la continuazione di quegli ideali di equilibrio, di chiarezza, di sincerità, che, secondo lui, avevano caratterizzato ed avevano reso grandi poeti come Leopardi ed in genere tutti coloro che avevano saputo esprimere gli ideali del proprio tempo, adeguandosi ad una precisa ed antica tradizione.

A M O R E  …>>>

… alle origini della mia poco felice esistenza c’è un romanzo che non ho mai
 avuto voglia di raccontare …

 Visse nella povertà e nella solitudine. Morì a settantadue anni ancora più povero e più  solo

Vincenzo Cardarelli


viviamo
d’un fremito d’aria 
d’un filo di luce 
dei più vaghi e fuggevoli
moti del tempo 
di albe furtive 
di amori nascenti
di sguardi inattesi 
e per esprimere
quel che sentiamo
c’è una parola sola
disperazione

Q  U  E  L  L  E     P  R  O  F  O  N  D  E     T  R  A  C  C  E

di    Reno  Bromuro

Vincenzo Cardarelli (in realtà si chiamava Nazzareno Caldarelli) nato a Corneto Tarquinia il 1° maggio 1887. Sui registri dello stato civile risulta che la madre è Giovanna Caldarelli ma non risulta nessuna menzione del padre, Antonio Romagnoli. Il cambio del nome è dovuto certamente ad una considerazione di ordine estetico, tanto caro anche ai Poeti del primo Novecento e non solo agli attori dei nostri giorni, perché un giovane che desiderava diventare scrittore e poeta famoso, doveva avere un nome che suonasse bene all’orecchio del lettore. Ma penso che dietro al cambiamento del nome si nasconda “il dramma del figlio illegittimo che ha lasciato profonde tracce nelle poesie malgrado l’orgoglioso Poeta abbia cercato di dissimularlo per quanto fosse possibile”. Cardarelli possedeva un’innata fierezza che lo portava, il più delle volte, a non essere sincero nemmeno con se stesso, specialmente il non voler ammettere le origini umili e la condizione di uomo costretto a scrivere e scrivere per sbarcare il lunario.

Le prime rime e le storie che leggeremo nella gioventù avanzata, la maggior parte, sono nate quando ragazzo passeggiava lungo i binari e giocava sulle rotaie (quando non passavano i treni), essendo il padre abitante nella stazione di Tarquinia e durante le conversazioni al caffè (solo allora parlava con gli amici delle sue origini con tono fantasioso e leggendario quasi volesse sfuggire la realtà misera e questo lo portò a costruirsi, se non ad inventarsi, una seconda infanzia: un suo mondo favoloso e mitico). Lo stesso nome cambiato è ispirato dalla volontà di mescolare  fantasia e realtà; specialmente quando fu consacrato con il “Premio Strega” grande scrittore, come Poeta pensava che tutto sarebbe finito molto presto: che il successo è effimero e si dissolve come neve al sole, appena volti le spalle al mondo letterario.

Vincenzo CardarelliLui, Vincenzo Cardarelli, Poeta che svolse un importante ruolo nei primi decenni del 1900, anche se la sua personalità e la sua opera non si adeguavano al gusto ed alla sensibilità generale della letteratura italiana di quegli anni.

Tra le caratteristiche principali primeggia l’impegno letterario, ideali umani e poetici, ansia di sincerità e di rinnovamento, perciò la sua Poesia è pulita: tersa come un mattino primaverile. L’impegno è Il Periodico LA RONDArappresentato dal contributo che diede alla “creazione del giornale letterario La Ronda, che operò dal 1919 al 1923 e lottò per un rinnovamento ed un arricchimento della letteratura italiana, in quei tempi impoverita dall’eredità dannunziana, che si configurava come una moda estetizzante e retorica”.
Gli ideali letterari di Cardarelli, sono esposti in questa rivista, in cui sostiene la necessità di un ritorno ad una letteratura basata sui sentimenti e sui reali bisogni umani, ma affermò anche l’importanza dello stile, che per lui doveva essere arricchito grazie ad un consapevole ritorno ai modi espressivi tipici della migliore letteratura italiana.
La sua opera come notiamo è legata al tema ricorrente quasi con ossessione, dello scorrere del tempo, delle stagioni, della memoria dolorosa. Nelle sue liriche pulite e rigorose alla classicità, adotta forme metriche libere, di matrice leopardiana, in cui tende a cantare il peso delle tensioni sentimentali e la lotta interiore, il conflitto perenne tra il “Sé razionale” e l’ ”Io creativo” facendo prevalere la trasparenza musicale del verso, come voluto dall’ ”Io creativo”, votato all’antiromanticismo. Raccoglie con misura originale le istanze novecentesche dei “lirici nuovi” e i risultati meno compiaciuti della prosa d’arte sono espressi nella Poesia “AMORE”.

Il ritorno ai classici, non solo greci e romani, ma anche rinascimentali, per Cardarelli significava la ripresa e la continuazione di quegli ideali di equilibrio, di chiarezza, di sincerità, che, secondo lui, avevano caratterizzato ed avevano reso grandi poeti come Leopardi ed in genere tutti coloro che avevano saputo esprimere gli ideali del proprio tempo, adeguandosi ad una precisa ed antica tradizione.

A M O R E  …>>>

A M O R E
                         
di  Vincenzo Cardarelli

Distacco

Come chi gioia e angoscia provi insieme
gli occhi di lei così m’hanno lasciato.
Non so pensarci. Eppure mi ritorna
più e più insistente nell’anima
quel suo fugace sguardo di commiato.
E un dolce tormento mi trattiene
dal prender sonno, ora ch’è notte e s’agita
nell’aria un che di nuovo.
Occhi di lei, vago tumulto. Amore,
pigro incredulo amore, più per tedio
che per gioco intrapreso, ora ti sento
attaccato al mio cuore (debol ramo)
come frutto come geme.
Amore e primavera vanno insieme.
Quel fatale e prescritto momento
che ci diremo addio
è già in ogni distacco
del tuo volto dal mio.
Cosa lieve è il tuo corpo!
Basta ch’io l’abbandoni per sentirti
crudelmente lontana.
Il più corto saluto è fra noi due
un commiato finale.
Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo
così, senza speranza.
Se tu sapessi com’è già remoto
il ricordo dei baci
che poco fa mi davi,
di quel caro abbandono,
di quel folle tuo amore ov’io non mordo
che sapore di morte

Bibliografia
P. Bigongiari, in Il senso della lirica italiana ed altri studi, Firenze, 1952; G. Villaroel, in Gente di ieri e di oggi, Bologna, 1954; N. F. Cimmino, Cardarelli, in “Letteratura Italiana. I Contemporanei”, vol. I, Milano, 1963; G. Salveti, Estetica sotto inchiesta, Roma, 1967; S. Vecchio, Vincenzo Cardarelli. L’etrusco di Tarquinia, Roma, 1989

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