N. 0686 * FATTI E POESIA * 27 MARZO – 02 APRILE a cura di Reno Bromuro
FATTI
PARLIAMONE
LA POESIA DELLA SETTIMANA
FATTI
27 marzo 1899: Guglielmo Marconi, su richiesta del governo francese, realizza le prime comunicazioni telegrafiche attraverso il canale della Manica, tra Wimereux, nei pressi di Boulogne (Francia), e South Foreland (Inghilterra).
28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
FATTI
PARLIAMONE
LA POESIA DELLA SETTIMANA
FATTI
27 marzo 1899: Guglielmo Marconi, su richiesta del governo francese, realizza le prime comunicazioni telegrafiche attraverso il canale della Manica, tra Wimereux, nei pressi di Boulogne (Francia), e South Foreland (Inghilterra).
28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
29 marzo 1884: il congresso operaio romagnolo a Forlì, riunito per iniziativa di un gruppo di esponenti di società operaie e democratiche locali, vede la partecipazione di socialisti e di repubblicani, tra i quali Andrea Costa e Aurelio Saffi, che presiedono le due sedute. La dura opposizione al progetto Berti, tema centrale del congresso, e l’affermazione del diritto di sciopero trovano concordi tutti i partecipanti, a conferma della sostanziale intesa tra socialisti e repubblicani.
30 marzo 1884: vara a Genova il San Gottardo, il grande piroscafo in ferro destinato alla navigazione transoceanica. Il Sesto ministero Depretis è così composto: Nicolò Ferrucciù al dicastero di grazia e giustizia, Benedetto Brin alla marina, Michele Coppino all’istruzione, Bernardino Grimaldi all’agricoltura; le altre cariche restano invariate rispetto al 1883. Se il ritorno di Brin corrisponde alla scelta di una politica favorevole alla costruzione delle grosse corazzate, il nuovo ingresso di Coppino implica il ritiro del progetto di riforma universitaria presentato da Baccelli. Presidente della Camera, il 7 aprile,sarà eletto il moderato Giuseppe Bianchieri.
31 marzo 1889: è istituita la giustizia amministrativa. La legge crea una nuova sezione consultiva del Consiglio di Stato con compiti giurisdizionali e ne fissa le competenze in ambito amministrativo. Si vogliono così correggere i difetti delle legge del 1865, che aveva introdotto il sistema della giurisdizione unica e abolito i tribunali amministrativi.
01 aprile 1918: sulle fonti di finanziamento della stampa il socialista Giuseppe Emanuele Modigliani presenta alla Camera un disegno di legge per avviare un’inchiesta. La proposta, che cadrà nel vuoto, intende colpire l’eccessiva influenza dei gruppi industriali sulla stampa e propone che tutti gli atti costitutivi delle testate siano registrati per iscritto e resi consultabili.
Il 1 aprile dell’anno successivo esce «La Ronda», gloriosa rivista letteraria mensile fondata da Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Aurelio Saffi e altri intellettuali che non credono nell’impegno politico-sociale dei letterati e si propongono di riaffermare nella scrittura il primato della forma e della tradizione. Gli italiani sbarcano presso Adalia, in Turchia, nel tentativo di partecipare alla spartizione della penisola con Inghilterra, Francia e Grecia. Grazie alla resistenza dei nazionalisti turchi guidati da Mustafa Kemal il nuovo Stato turco, ridotto a un’entità trascurabile dal trattato di pace di Sèvres dell’agosto 1920, riuscirà nel 1921 a far sgomberare le truppe di occupazione greche, francesi e italiane.
02 aprile 1915: l’ambasciatore a Vienna comunica a Sonnino che l’Austria è disposta a cedere all’Italia Trento e parte del Trentino.
Il 1 aprile dell’anno successivo esce «La Ronda», gloriosa rivista letteraria mensile fondata da Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Aurelio Saffi e altri intellettuali che non credono nell’impegno politico-sociale dei letterati e si propongono di riaffermare nella scrittura il primato della forma e della tradizione. Gli italiani sbarcano presso Adalia, in Turchia, nel tentativo di partecipare alla spartizione della penisola con Inghilterra, Francia e Grecia. Grazie alla resistenza dei nazionalisti turchi guidati da Mustafa Kemal il nuovo Stato turco, ridotto a un’entità trascurabile dal trattato di pace di Sèvres dell’agosto 1920, riuscirà nel 1921 a far sgomberare le truppe di occupazione greche, francesi e italiane.
02 aprile 1915: l’ambasciatore a Vienna comunica a Sonnino che l’Austria è disposta a cedere all’Italia Trento e parte del Trentino.
PARLIAMONE
ANCORA CONTRO IL “RACKET DELL’ARTE”
Carissimi, non so se è capitato anche a qualcuno di voi di svegliarsi col sorriso sulle labbra perché ha sognato qualcosa di bello, che non ricorda più, ma sorride perché sente che la beatitudine lo invade, questa rara serenità gli ha avvolto anima e corpo e poi si innervosisce improvvisamente perché una lettera, o una parola, o un saluto atteso non giunto lo ha turbato. Questo mi è successo stamani.
Un gioco che avrebbe potuto essere divertente e purificatore è inquinato sfacciatamente dalla presunzione e dalla tracotanza di uno/a scopiazzatore; non c’è vergogna o timore di aver inquinato la vivibilità, ma si rende pubblico con baldanza strafottente: è caduto anche l’ultimo baluardo di etica professionale che esisteva, almeno nel campo artistico letterario, e che dava vitalità all’arte e alla letteratura.
Io proporrei visto l’autodenuncia di «baro» da parte di alcuni concorrenti, di annullare il concorso artistico letterario affinché l’autore dell’articolo non riscriva, domani: «Che disastro questi esordienti».
Sarebbe potuta essere una divertente Corrida ma gli assetati di protagonismo hanno preferito calpestare la semplicità del gioco e buttare nel pozzo delle loro ambizioni la purezza dell’arte e la gioia del gioco.
Mi piaceva giocare attraverso Internet, ma ora che anche questo spazio dove s’intrecciano sentimenti e parole, poesie e non poesie, che la rendeva viva affratellandoci, pur senza esserci mai visti in faccia (c’era la nostra anima che parlava), giocare non ha più senso perché gli scrivitori sanno solo inquinare, deturpare e rovinare.
In una ML, un tracotante scrivitore crede di dettar legge in casa altrui senza pulire prima la sua. Parla di letture di racconti, accusando di non leggere quanto si scrive e quello che scrivono gli altri; mentre è lampante che lui stesso non legge ciò che scrive perché altrimenti… metterebbe la penna a tacere e che, se gli altri dopo aver letto uno o più dei suoi racconti non parlano, non lo fanno per rispetto verso la persona, ma per paura di qualcosa di peggio (quale ictus o infarto).
Smettiamola di prenderci in giro, se persone altruiste ci permettono di divagarci leggendo qualcosa che l’editoria ufficiale non ci farebbe conoscere mai, perché abituata a puntare sul sicuro, siamogli grati e facciamogli fare il proprio lavoro, senza interferire, poiché, amici miei, se la fonte è vergine forma sempre un rio vergine e non s’inquina strada facendo; soprattutto se il gioco di sentirsi scrittori, come da bambini ci piaceva sentirci medici per poter conoscere il corpo femminile, ci aiuta a vivere; ci fa risparmiare i soldi per il psicologo e non tormentare il buon prete che dopo aver ascoltato le nostre lamentele deve necessariamente emettere una sentenza (l’assoluzione o no). Ho sempre evitato la polemica perché fa perdere solo tempo ed io, ormai non ne ho poi molto a disposizione, ma quando il troppo è troppo bisogna pure travasare in qualche modo.
Perciò amici miei questa settimana vi tengo compagnia con una polemica? No una constatazione. Sapete che non vi ho nascosto mai nulla, sapete che sono sincero fino alla cattiveria, per tale motivo vi rendo edotti sui contrasti che possono sorgere tra opposti pensieri: altruisti (i miei) interessati (gli altri).
Perdonatemi se vi annoio o vi arreco disturbo. Se questo dovesse avvenire vi prego di dirmelo con sincerità, ne sarò felice perché scaturisce dal sentimento.
Questa lotta aperta nel 1973 contro il «Racket dell’Arte» non certo per spirito polemico, ma perché mi stanno a cuore i Poeti virgulti che si devono rafforzare diventare querce oppure ulivi centenari se non cipressi sempre verdi svettanti verso un cielo colmo di radionuclidi per pulirlo e far rivivere la vera Poesia.
No, amici miei, la mia lotta non è utopismo, non è vivere fuori della realtà e non è ingenuità.
Se Socrate non fosse stato ingenuo ed utopista credete che avremmo avuto il passaggio del pensiero filosofico dalla natura all’UOMO?
Se Platone non fosse stato utopista avremmo avuto la chiarificazione del mondo delle idee?
Se Aristotele non fosse stato utopista, avremmo avuto lo studio del creato, sotto l’aspetto scientifico e la Divina Commedia di Dante?
Se Galileo non fosse stato utopista avremmo avuto il «Dialogo delle scienze»?
Se non lo fossero stati Marat, Danton, Robespierre, Mirabeau, Desmolin, ecc… pensate che avremmo avuto il passaggio della concezione dell’illuminismo?
Il Poeta, miei cari, è utopista proprio perché precorre i tempi, senza volerlo, a volte volendolo espressamente, va contro agli interessi di chi la tradizione ha favorito, mira a distruggere usi, abitudini, tendenze, diritti che gli anni e i secoli hanno fatto credere intangibili, e, chi si sente colpito in questi diritti, o danneggiato dalle nuove idee combatte l’audace UTOPISTA che è sorto a predicare le novità e la verità ch’è sulla bocca di tutti, ma nessuna la palesa, per paura o per semplice vigliaccheria; lo considera un rivoluzionario, un sovvertitore di leggi e di tradizioni sacre, assolute, necessarie perché tramandate di padre in figlio e sempre accettate.
Ecco è proprio così che avvengono i grandi delitti della storia contro uomini di genio, lo stesso delitto che commette il «Racket dell’Arte» permettendo al piccolo editore di pubblicare libri e libri di qualsiasi genere ma di non muovere un dito , poi per pubblicizzarli, tanto l’autore ha acquistato un tot numero di copie che ha coperto sia la spesa sia il proprio guadagno, permettendo che quel Poeta o Scrittore dalui tanto esaltato fino a quando non ha accettato di pubblicare la sua opera previo acquisto di un tot numero di copie, poi… tutto tace. Chi sa che è nata un’altra stella?
(1 continua)
Io proporrei visto l’autodenuncia di «baro» da parte di alcuni concorrenti, di annullare il concorso artistico letterario affinché l’autore dell’articolo non riscriva, domani: «Che disastro questi esordienti».
Sarebbe potuta essere una divertente Corrida ma gli assetati di protagonismo hanno preferito calpestare la semplicità del gioco e buttare nel pozzo delle loro ambizioni la purezza dell’arte e la gioia del gioco.
Mi piaceva giocare attraverso Internet, ma ora che anche questo spazio dove s’intrecciano sentimenti e parole, poesie e non poesie, che la rendeva viva affratellandoci, pur senza esserci mai visti in faccia (c’era la nostra anima che parlava), giocare non ha più senso perché gli scrivitori sanno solo inquinare, deturpare e rovinare.
In una ML, un tracotante scrivitore crede di dettar legge in casa altrui senza pulire prima la sua. Parla di letture di racconti, accusando di non leggere quanto si scrive e quello che scrivono gli altri; mentre è lampante che lui stesso non legge ciò che scrive perché altrimenti… metterebbe la penna a tacere e che, se gli altri dopo aver letto uno o più dei suoi racconti non parlano, non lo fanno per rispetto verso la persona, ma per paura di qualcosa di peggio (quale ictus o infarto).
Smettiamola di prenderci in giro, se persone altruiste ci permettono di divagarci leggendo qualcosa che l’editoria ufficiale non ci farebbe conoscere mai, perché abituata a puntare sul sicuro, siamogli grati e facciamogli fare il proprio lavoro, senza interferire, poiché, amici miei, se la fonte è vergine forma sempre un rio vergine e non s’inquina strada facendo; soprattutto se il gioco di sentirsi scrittori, come da bambini ci piaceva sentirci medici per poter conoscere il corpo femminile, ci aiuta a vivere; ci fa risparmiare i soldi per il psicologo e non tormentare il buon prete che dopo aver ascoltato le nostre lamentele deve necessariamente emettere una sentenza (l’assoluzione o no). Ho sempre evitato la polemica perché fa perdere solo tempo ed io, ormai non ne ho poi molto a disposizione, ma quando il troppo è troppo bisogna pure travasare in qualche modo.
Perciò amici miei questa settimana vi tengo compagnia con una polemica? No una constatazione. Sapete che non vi ho nascosto mai nulla, sapete che sono sincero fino alla cattiveria, per tale motivo vi rendo edotti sui contrasti che possono sorgere tra opposti pensieri: altruisti (i miei) interessati (gli altri).
Perdonatemi se vi annoio o vi arreco disturbo. Se questo dovesse avvenire vi prego di dirmelo con sincerità, ne sarò felice perché scaturisce dal sentimento.
Questa lotta aperta nel 1973 contro il «Racket dell’Arte» non certo per spirito polemico, ma perché mi stanno a cuore i Poeti virgulti che si devono rafforzare diventare querce oppure ulivi centenari se non cipressi sempre verdi svettanti verso un cielo colmo di radionuclidi per pulirlo e far rivivere la vera Poesia.
No, amici miei, la mia lotta non è utopismo, non è vivere fuori della realtà e non è ingenuità.
Se Socrate non fosse stato ingenuo ed utopista credete che avremmo avuto il passaggio del pensiero filosofico dalla natura all’UOMO?
Se Platone non fosse stato utopista avremmo avuto la chiarificazione del mondo delle idee?
Se Aristotele non fosse stato utopista, avremmo avuto lo studio del creato, sotto l’aspetto scientifico e la Divina Commedia di Dante?
Se Galileo non fosse stato utopista avremmo avuto il «Dialogo delle scienze»?
Se non lo fossero stati Marat, Danton, Robespierre, Mirabeau, Desmolin, ecc… pensate che avremmo avuto il passaggio della concezione dell’illuminismo?
Il Poeta, miei cari, è utopista proprio perché precorre i tempi, senza volerlo, a volte volendolo espressamente, va contro agli interessi di chi la tradizione ha favorito, mira a distruggere usi, abitudini, tendenze, diritti che gli anni e i secoli hanno fatto credere intangibili, e, chi si sente colpito in questi diritti, o danneggiato dalle nuove idee combatte l’audace UTOPISTA che è sorto a predicare le novità e la verità ch’è sulla bocca di tutti, ma nessuna la palesa, per paura o per semplice vigliaccheria; lo considera un rivoluzionario, un sovvertitore di leggi e di tradizioni sacre, assolute, necessarie perché tramandate di padre in figlio e sempre accettate.
Ecco è proprio così che avvengono i grandi delitti della storia contro uomini di genio, lo stesso delitto che commette il «Racket dell’Arte» permettendo al piccolo editore di pubblicare libri e libri di qualsiasi genere ma di non muovere un dito , poi per pubblicizzarli, tanto l’autore ha acquistato un tot numero di copie che ha coperto sia la spesa sia il proprio guadagno, permettendo che quel Poeta o Scrittore dalui tanto esaltato fino a quando non ha accettato di pubblicare la sua opera previo acquisto di un tot numero di copie, poi… tutto tace. Chi sa che è nata un’altra stella?
(1 continua)
LA POESIA DELLA SETTIMANA
CHE FINE HA FATTO SELLY?
Ho avuto la gioiosa fortuna di leggere alcuni versi firmati Selly (non so se donna o uomo, oggi con i nick è difficile sapere che sesso abbia chi scrive), li ho riletti e per poterli avere ho fatto il “copia incolla”. Ho trovato in essi qualcosa di notevole, altre poco curate, ma ciò non toglie che la poesia viaggia nei versi; e quelli che vibrano del soffio poetico sono di capitale interesse. Naturalmente, per dare una definizione piena di questo autore/trice, bisogna tener conto anche della spontaneità lirica. Come afferma Benedetto Croce, esse posseggono un sentimento sentito e sincero.
L’elemento fondamentale del mondo da cui sono uscite queste parole che il Poeta intitola «FOLAGHE» vibrano come corde. L’autore/trice crede e considera i suoi versi,come morale evangelica,l’unica veramente adatta all’uomo. Si sente interprete sicuro/a dei bisogni e dei fini, che la sua anima vuole in quel momento; è convinto/a che è la sola capace di procurargli la certezza di una vita conforme alla sua natura d’essere razionale e sociale.
Un altro bellissimo squarcio lirico da «IF» e accanto a questo sentimento, è presente in Selly la ricerca dell’amore di quell’amore ch’è dono; è un amore asessuato per persone che amano come vorrebbe amare ed essere amata/o.
L’umanità dall’Italia all’Africa; dal Giappone alla Cina, ecc… Questo concetto, fecondo, è espresso in ogni singola lirica, anche se confusionariamente.
Ancora un canto lirico messo al centro della lirica «Infinito infinito» dà la sensazione di rappresentare la miseria di una ragione sotto lo straripamento dell’ idea; a desiderare la libertà per annullare quella miseria che riusciva a far trovare riparo. Evidentemente ha avuto nello scrivere uno scopo preciso: placare i tremori dell’anima, ché le parole non riuscivano a penetrare nello spirito altrui.
Il grande merito del Poeta e la sincerità del suo dire appare e risalta quasi fossi un velo vaporoso, qui è il fulcro della lirica sellyana, la sua opera d’arte, che ha bisogno solo di una labile «levigata». Il lettore, indubbiamente, leggendo questi versi, resta edificato e diventa migliore: ma ciò avviene non perché siano stati scritti di proposito per affrontare e scuotere le menti intorpidite, ma le anime dormienti affinché svolgessero una teoria etica, e un’azione che li avvicinasse all’amore.
Sono convinto che con Selly s’inizia la nuova poesia italiana snella, libera da imitazioni, vicina all’uomo e alle cose, chiara e profonda nello stesso tempo.
L’elemento fondamentale del mondo da cui sono uscite queste parole che il Poeta intitola «FOLAGHE» vibrano come corde. L’autore/trice crede e considera i suoi versi,come morale evangelica,l’unica veramente adatta all’uomo. Si sente interprete sicuro/a dei bisogni e dei fini, che la sua anima vuole in quel momento; è convinto/a che è la sola capace di procurargli la certezza di una vita conforme alla sua natura d’essere razionale e sociale.
Un altro bellissimo squarcio lirico da «IF» e accanto a questo sentimento, è presente in Selly la ricerca dell’amore di quell’amore ch’è dono; è un amore asessuato per persone che amano come vorrebbe amare ed essere amata/o.
L’umanità dall’Italia all’Africa; dal Giappone alla Cina, ecc… Questo concetto, fecondo, è espresso in ogni singola lirica, anche se confusionariamente.
Ancora un canto lirico messo al centro della lirica «Infinito infinito» dà la sensazione di rappresentare la miseria di una ragione sotto lo straripamento dell’ idea; a desiderare la libertà per annullare quella miseria che riusciva a far trovare riparo. Evidentemente ha avuto nello scrivere uno scopo preciso: placare i tremori dell’anima, ché le parole non riuscivano a penetrare nello spirito altrui.
Il grande merito del Poeta e la sincerità del suo dire appare e risalta quasi fossi un velo vaporoso, qui è il fulcro della lirica sellyana, la sua opera d’arte, che ha bisogno solo di una labile «levigata». Il lettore, indubbiamente, leggendo questi versi, resta edificato e diventa migliore: ma ciò avviene non perché siano stati scritti di proposito per affrontare e scuotere le menti intorpidite, ma le anime dormienti affinché svolgessero una teoria etica, e un’azione che li avvicinasse all’amore.
Sono convinto che con Selly s’inizia la nuova poesia italiana snella, libera da imitazioni, vicina all’uomo e alle cose, chiara e profonda nello stesso tempo.
Se qualcuno di conosce il suo numero di telefono, e se leggi queste righe, Selly, ti prego continua a pubblicare le tue poesie, così candide, così pulite, così senza artefici artistici.
Augurandoti tutto il bene che il tuo cuore desidera, aspetto un tuo riscontro.
VERSI TRATTI DA «FOLAGHE» E «IF» di Selly
Se la mia mano potesse lenire e calmare
se la mia voce potesse addolcire e addormentare
se la mia rabbia potesse estirpare e strappare
tu diverresti fuoco, sogno e radice.
E’ l’infinito richiamo,
l’amore che si assapora,
la fiamma degli occhi,
labbra come fiori di mare,
di madreperla e porpora la pelle
un letto bruno di capelli
per bruciare il tormento
e la brevità del tempo.
Piccola figurina distante, dai contorni sfocati,
quasi fossi un velo vaporoso,
un sospiro nel freddo invernale,
una nuvola di vapore argenteo
come guizzo di luna nella corrente.
Ho sognato nuvole
disadorne e scarne
come la mia anima
Se la mia mano potesse lenire e calmare
se la mia voce potesse addolcire e addormentare
se la mia rabbia potesse estirpare e strappare
tu diverresti fuoco, sogno e radice.
E’ l’infinito richiamo,
l’amore che si assapora,
la fiamma degli occhi,
labbra come fiori di mare,
di madreperla e porpora la pelle
un letto bruno di capelli
per bruciare il tormento
e la brevità del tempo.
Piccola figurina distante, dai contorni sfocati,
quasi fossi un velo vaporoso,
un sospiro nel freddo invernale,
una nuvola di vapore argenteo
come guizzo di luna nella corrente.