L'ANTISEMITISMO OGGI di Alessandro Caramis
“La fattoria degli animali” a cura di Alessandro Caramis
Prendendo a prestito categorie e strumenti dalle scienze sociali si cercherà, manifestando apertamente i propri principi di preferenza personale, di leggere i fenomeni sociali che ci circondano con un’inedita “lente di ingrandimento” sul dibattito politico, economico e culturale odierno.
L’ANTISEMITISMO OGGI:
TRA VECCHI STEREOTIPI, NUOVI PREGIUDIZI E PERICOLOSE SCORCIATOIE
Si tratta dell’ennesimo falò delle bandiere israeliane al grido di :”sionisti assassini” fatto da gruppi di autonomi dell’estrema sinistra fischiando la presenza della “Brigata ebraica” che contribuì alla liberazione dal nazifascismo nel nostro stesso paese. Ovviamente le dovute e ferme condanne politiche sono state immediatamente manifestate ma questa rubrica intende occuparsi del livello culturale e sociale che anima questo atto.
“La fattoria degli animali” a cura di Alessandro Caramis
Prendendo a prestito categorie e strumenti dalle scienze sociali si cercherà, manifestando apertamente i propri principi di preferenza personale, di leggere i fenomeni sociali che ci circondano con un’inedita “lente di ingrandimento” sul dibattito politico, economico e culturale odierno.
L’ANTISEMITISMO OGGI:
TRA VECCHI STEREOTIPI, NUOVI PREGIUDIZI E PERICOLOSE SCORCIATOIE
Si tratta dell’ennesimo falò delle bandiere israeliane al grido di :”sionisti assassini” fatto da gruppi di autonomi dell’estrema sinistra fischiando la presenza della “Brigata ebraica” che contribuì alla liberazione dal nazifascismo nel nostro stesso paese. Ovviamente le dovute e ferme condanne politiche sono state immediatamente manifestate ma questa rubrica intende occuparsi del livello culturale e sociale che anima questo atto.
Queste pulsioni antiebraiche sono accomunate dalla ripresa dei più “triti” e “ritriti” slogan e stereotipi antigiudaici e antisemiti prima circolanti nell’europa cristiana ante-Concilio Vaticano II e poi presenti nel razzismo biologista di stampo darwiniano che hanno fatto la loro comparsa nel nazismo hitleriano e nell’antisemitismo fascista italiano di stampo scientista .
Quali sono gli stereotipi ed i pregiudizi più ricorrenti nella storia europea verso gli ebrei? Sappiano che al principio l’accusa di deicidio nelle società cristiane ha relegato gli ebrei ai margini nelle società europee dopo la diaspora da Gerusalemme. I ghetti sono nati proprio nelle città europee (Roma ,Venezia, ecc…) con l’intento di controllare un popolo la cui connotazione religiosa e non etnico-razziale (allora ininfluente) diffondeva un sospetto nelle comunità cristiane allora presenti.
L’accusa di deicidio connessa a quella di mangiare il pane azzimo con il sangue dei bambini sono state tra le principali imputazioni che sono state rivolte agli ebrei presenti in europa per tutto l’alto e il basso medioevo salvo nei territori a dominazione musulmana come in Spagna o più tardi nell’Impero Ottomano dove le persone di religione ebraica godevano di molti più diritti di quelli che avevano nei paesi a dominazione cristiana. Abbiano dovuto attendere il Concilio Vaticano II (che rifiuta l’ipotesi del deicidio) e recentemente le scuse e le grandi aperture di Papa Giovanni Paolo II (chiamandoli “fratelli maggiori”) ieri e Papa Benedetto XVI oggi per mettere una pietra su secoli e secoli di antigiudaismo cristiano. Certo un certo neo-fondamentalismo cristiano non è immune da pregiudizi antiebraici.
Basta vedere la raffigurazione demoniaca e mostruosa che viene fatta degli ebrei nel celebre film “The Passion” dal cattolico tradizionalista Mel Gibson per notare come certi stereotipi sono duri a morire anche in certe frange fondamentaliste cristiane che rifiutano il Concilio Vaticano II.
Dietro queste affermazioni (tralasciando quelle “negazioniste” in voga prima negli ambienti neo-nazisti europei ed americani ed oggi in alcuni esponenti dei paesi arabo-musulamani ed in qualche politico europeo) si cela un grande equivoco e forse un grande senso di colpa non ancora del tutto affrontato.
Quello che rende unico l’Olocausto non è il numero dei morti. Bensì è il metodo. Unico e mai usato nella storia. Il metodo dello sterminio industriale, razionale, pianificato degli ebrei in quanti tali.
Abbiamo visto che non c’è persona o gruppo culturale che ne sia totalmente immune.
Quali tratti riveste l’antiebraismo oggi?
Abbiamo visto che talvolta il nuovo antisionismo utilizza nelle critiche a Israele stereotipi e generalizzazioni che confondono le responsabilità di uomini con quelle di un intero popolo e la sua storia.
Se è vero che il conflitto israeliano-palestinese si nutre di atti tragici e funesti da entrambi la parti, dietro l’accusa al “sionista” di essere nazista rispunta lo stereotipo dell’ebreo malvagio, sadico e assetato di sangue che riveste una divisa delle SS. Sempre pronto a commettere nuovi deicidi.
E’ paradossale che anche i coloni più ortodossi (per motivi completamente opposti) abbiano accusato Sharon, Peretz e Rabin di fare come i “nazisti” cadendo nello stesso equivoco semiologico dei loro “accusatori”.
Questa forma è presente anche in alcuni membri nel mondo della sinistra antagonista italiana ed europea come Fiamma Nirenstein ha fatto notare nel suo libro “Gli antisemiti progressisti”.
Poi c’è un altro antisemitismo che riprende il vecchio concetto dei “Protocollo dei Savi di Sion”. Ovvero l’idea paranoica che l’attuale sistema della globalizzazione a guida americana fatto di guerre e povertà nasconda un governo occulto e nascosto guidato da una fantomatica lobby ebraica che ha in mano il Congresso, la Presidenza e la Borsa statunitense.
Si fa un equazione che dice: chi governa il mondo oggi? Gli Stati Uniti; chi governa gli Stati Uniti? La borsa; chi governa la borsa? Gli ebrei. Perciò chi governa oggi il mondo portando guerre,disastri e terrorismo? L’ebreo.
Non a caso il recente sondaggio commissionato dall’Unione Europea vede come principale pericolo della pace mondiale, secondo l’opinione pubblica europea, lo Stato di Israele seguito dagli Stati Uniti.
Questa forma mentis unisce sempre certi esponenti antagonisti e no-global europei con l’estrema destra americana del Ku Klux Klan (ma anche due Professori di Harvard e Chicago che hanno recentemente pubblicato un saggio che sostiene le stesse tesi) che vede nell’estabilshment al potere a Washington il volto dell’ebreo accusato da questi ultimi di corrompere e di “pervertire” il puro spirito WASP (Bianco, Anglosassone e Protestante) nord-americano.
Anche Adriano Sofri ha sottolineato il rischio di queste forzate e pericolose connessioni.
Infine la negazione dell’unicità’ dell’Olocausto e la sua “museificazione”. Il rischio che corrono le società attuali consiste nel “congelare” la Shoah. Nel farne solo “un museo”, magari da visitare, scollegando del tutto l’evento dalla storia passata e recente. Qualsiasi ricordo dello Shoah non può esimersi dal tener presente le pulsioni antiebraiche delle società attuali nelle quali per la prima volta dagli anni trenta si è ripreso in Europa, in concomitanza di atti di neo-razzsimo anti-musulmano, a profanare cimiteri ebraici, bruciare sinagoghe, aggredire cittadini di origine ebraica, boicottare israeliani alle Università; bruciare bandiere israeliane e ripetere, anche negli stadi, slogan antigiudaici ed antisemiti che pensavamo avessero fatto il loro tempo e che invece ritornano oggi amplificati dai nuovi media.
Tutto questo non emerge a caso. Il ritorno e l’uso e abuso politico di concetti identitari e religiosi , a cui non sono immuni neanche gli israeliani più ortodossi, porta a ridisegnare i confini politici, sociali e culturali dei gruppi umani tra gruppi etnici e culturali e non più tra identità ideali e trans-nazionali. L’antisemitismo odierno è strettamente collegato al neo-razzismo e alla xenofobia emergente. Pensare di combattere l’uno isolando o ignorando l’altro non solo è controproducente ma rischia di creare un corto circuito a cui le stesse comunità ebraiche europee rischiano di rimanere intrappolate. La trappola è sempre la stessa, quella identitaria, quella che “incolla” le persone e la loro autonomia e libertà in gruppi monolitici, chiusi e compatti; pronti a scagliarsi gli uni contro gli altri. Noi e loro. Combattere l’abuso identitario vuol dire combattere anche l’antisemitismo contemporaneo.
“Non credo di esagerare se denuncio l’affacciarsi di una nuova , pericolosa questione ebraica.
Il popolo che negli ultimi due secoli si è battuto per uscire dal ghetto e vedere sancito il suo diritto di essere uguale agli altri, con pari diritti, viene rigettato dall’attuale congiuntura mondiale a considerare naturale, se non addirittura auspicabile, la frammentazione comunitaria: accelerando la crisi della nozione democratica di cittadinanza. Siamo di fronte dell’abuso spregiudicato dell’antinomia identità-differenza.(..)
Così è cambiato profondamente il clima all’interno delle comunità ebraiche sotto la spinta dei giovani rabbini ortodossi che a differenza dei loro predecessori vivono con angoscia il pericolo dell’assimilazione.
Troviamo qui gli ebrei alle prese con la stessa nevrosi passatista che affligge per il mondo molti dei loro contemporanei sradicati, alle confusa ricerca di nuove identità rassicuranti. Solo che nel caso degli ebrei il sentimento della nostalgia assume caratteri davvero paradossali. Si può avere nostalgia del ghetto?”
Fonti e testi consigliati:
ALESSANDRO CARAMIS |
Nasce a Roma il 16 Novembre del 1977.
Si è lauerato in Sociologia nel 2001 con una tesi sul lancio editoriale di J.R.R. Tolkien in Italia grazie alla quale ha fatto da consulente alla Bompiani RCS. E’ amante della musica jazz e blues, del buon cinema europeo ed americano e dei viaggi. Si dichiara bibliofilo e ama tenersi costantemente informato sui fatti del mondo e della società. Cura una personale raccolta di articoli di carta stampata dal 1999. Attualmente vive ai Castelli Romani e collabora come assistente alla Facoltà di Scienze della Comunicazione alla Sapienza di Roma. |