EQUILIBRISMI – POESIE DI MARCO BESSO

RECENSIONE A CURA DI RENO BROMURO

Equilibrismi

Il 5 maggio scorso è uscito nelle librerie la prima raccolta di poesie di Marco Besso, dal titolo «Equlibrismi» per i tipi di Poetilandia.it, pagine 70 costo € 13,56.
Ho avuto l’onore di tenere a battesimo questo giovanissimo Vate nato a Catanzaro sotto il segno del cancro. Da sempre portato per le arti in generale, ha una spiccata predilezione per la musica (autodidatta, suona chitarra e pianoforte) e per la scrittura.
Equilibrismi, come accennato segna il suo esordio letterario. Tra le poesie che ho letto in Poetilandia – La città dei nuovi autori, del giovane Marco Besso, ho scelto in compagnia d’alcuni soci dell’A.I.A. “Poesia della Vita”, “Non è tempo di morire” perché in essa, più che in altre composizioni, ho trovato un nuovo movimento poetico che si potrebbe chiamare senza tema di smentite: “Nuovo neorealismo”, dal movimento coniato nel 1936 da Cesare Pavese. Ma qualche anno prima avevo letto inorgoglito dal bel linguaggio e dalla musicalità innata della lirica…
                                                                                                              segue…>>

RECENSIONE A CURA DI RENO BROMURO

Equilibrismi

Il 5 maggio scorso è uscito nelle librerie la prima raccolta di poesie di Marco Besso, dal titolo «Equlibrismi» per i tipi di Poetilandia.it, pagine 70 costo € 13,56.
Ho avuto l’onore di tenere a battesimo questo giovanissimo Vate nato a Catanzaro sotto il segno del cancro. Da sempre portato per le arti in generale, ha una spiccata predilezione per la musica (autodidatta, suona chitarra e pianoforte) e per la scrittura.
Equilibrismi, come accennato segna il suo esordio letterario. Tra le poesie che ho letto in Poetilandia – La città dei nuovi autori, del giovane Marco Besso, ho scelto in compagnia d’alcuni soci dell’A.I.A. “Poesia della Vita”, “Non è tempo di morire” perché in essa, più che in altre composizioni, ho trovato un nuovo movimento poetico che si potrebbe chiamare senza tema di smentite: “Nuovo neorealismo”, dal movimento coniato nel 1936 da Cesare Pavese. Ma qualche anno prima avevo letto inorgoglito dal bel linguaggio e dalla musicalità innata della lirica…
                                                                                                              segue…>>

NAPOLI

Scogli e gabbiani
sembrano seguire il treno,
che rapidamente avanza
nelle istantanee del finestrino.
L’odore di Napoli respiro
al ritmo sincopato delle onde
che nella costa tagliente
lacerano la vita,
fingendo di non averla
neppure conosciuta.

Questa lirica rafforza maggiormente la convinzione di trovarci di fronte al “nuovo neorealismo” sia per forma che per contenuto. La trasfigurazione della vita in arte reale è commovente per la spada che si conficca verso dopo verso nella realtà sociale di una città: Napoli, appunto.
Al male, alla sofferenza senza ragione, dei disoccupati angosciati, seduti sugli scogli come Gabbiani (qui la trasfigurazione e palese poiché l’uccello che si ciba di tutto ciò che è commestibile, ma preferisce il pesce, è nell’attesa di prendere il volo per cibarsi, così il disoccupato napoletano, di fronte al mare è in silenziosa preghiera nella speranza di essere ascoltato e, finalmente trovare lavoro, è presente come condizione negativa dell’esistenza che si rivela nei fenomeni più usuali, non si può opporre, che una posizione stoica, oppure lasciarsi coinvolgere nella situazione sociale che affligge gli abitanti (i Gabbiani).
Nella parte centrale è il perdersi dei pensieri per godere dei momenti di gioia, “L’odore di Napoli respiro” nell’incapacità della memoria a trattenerli dopo che sono spariti o trascorsi.
“nella costa tagliente
lacerano la vita,
fingendo di non averla
neppure conosciuta”.
Il finale è lacerante per la crudezza dell’espressione, che si mostra come la profondità di un pozzo, il Poeta evoca dal fondo della memoria l’immagine fotografata dal treno in corsa, che per un istante pare risalire intatta, ma è solo un inganno: appena cerca di provare la consistenza reale del ricordo, l’incanto si spezza, per mostrare la cruda realtà che con maestria consumata egli trasfigura in Arte maggiore.
Ma in Marco Besso non vive e sopravvive solo la pietà e l’irriducibile amore incondizionato, ma soprattutto un canto «d’amore e di ribellione» «CHE CONSUMA IL MIDOLLO AL MIO IDEALE»

Fumo sul tempo.
Ceneri del passato che bracieri vivi conservano,
volano sul prato.
Giace nel fulvo carbone,
il fulgido silenzio, 
aspettando il dardo del suono.
Vibra la vita
e il secolare interspazio 
è atono senza respiro.
Fosse privo di immagini il mio ricordo,
vivrebbe in eterno nell’etere della memoria,
ma il tempo ha il fiato del Diavolo sul collo 
e presto si consumerà.

La Bestia
ha la clessidra che biascica i secondi,
bigi come granuli d’un vulcano.
Echeggia il suo tamurè,
la notte eterna bussa alle porte,
addormenta il tuo pensare
prima che comincino le danze.
Oggi il tramonto sarà profetico.

mikronet

Lascia un commento