UN PROGETTO DI LEGGE PER GLI INDOCUMENTADOS U.S.A. di Alessandro Rizzo


Indocumentados uniti, negli USA, nel
difendere i propri diritti di cittadinanza

Indocumentados Latino-Americani in maggioranza provenienti dal Messico

Sono 12 milioni gli indocumentados, ossia migranti, per la maggior parte provenienti dal Messico, illegali, considerati tali in quanto non provvisti di permesso di soggiorno.

Una legge bipartisan al Senato federale cerca di determinare norme e provvedimenti restrittivi, con proposte quali l’espulsione, oppure l’incarcerazione in centri di detenzione, alienanti e fortemente contrastanti con i diritti umani e civili, quali l’accoglienza e il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Rifugiato politico? Ci sarebbero tutte le presunzioni per poter riconoscere a una buona parte dei migranti il titolo internazionale, in quanto sono perlopiù persone umane che hanno lasciato le proprie terre d’origine per cercare luoghi dove poter fuggire da persecuzioni razziali o ideologiche acerrime e sanguinarie. Ma tant’è, Repubblicani e buona parte dei Democratici non hanno trovato un accordo sulla legge: quali delle due espressioni politiche sono maggiormente propense per manovre restrittive? Controlli per gli indocumentadosStrano a dirsi ma proprio la parte della cosiddetta “sinistra liberal”, quella moderata, quella americana, che propone norme fortemente punitive per i migranti “sans papiers”, aderendo, così, alle istanze di molte categorie sindacali americane che richiedono l’espulsione di coloro che “rubano i posti di lavoro” agli statunitensi. Posti di lavoro, sono quelli di cui parlano, che non sono più svolti dagli autoctoni e che vengono assunti dai migranti, prescindendo dalla loro collocazione formativa e professionale. Tante e tanti di questi ultimi sono laureati e sono impiegati in settori, quali quelli produttivi alimentari ed edili, che chiuderebbero, oppure rischierebbero un forte fallimento, qualora loro stessi dovessero essere costretti ad abbandonare il Paese.
 
                                                                                                             segue…>>




Indocumentados uniti, negli USA, nel
difendere i propri diritti di cittadinanza

Indocumentados Latino-Americani in maggioranza provenienti dal Messico

Sono 12 milioni gli indocumentados, ossia migranti, per la maggior parte provenienti dal Messico, illegali, considerati tali in quanto non provvisti di permesso di soggiorno.

Una legge bipartisan al Senato federale cerca di determinare norme e provvedimenti restrittivi, con proposte quali l’espulsione, oppure l’incarcerazione in centri di detenzione, alienanti e fortemente contrastanti con i diritti umani e civili, quali l’accoglienza e il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Rifugiato politico? Ci sarebbero tutte le presunzioni per poter riconoscere a una buona parte dei migranti il titolo internazionale, in quanto sono perlopiù persone umane che hanno lasciato le proprie terre d’origine per cercare luoghi dove poter fuggire da persecuzioni razziali o ideologiche acerrime e sanguinarie. Ma tant’è, Repubblicani e buona parte dei Democratici non hanno trovato un accordo sulla legge: quali delle due espressioni politiche sono maggiormente propense per manovre restrittive? Controlli per gli indocumentadosStrano a dirsi ma proprio la parte della cosiddetta “sinistra liberal”, quella moderata, quella americana, che propone norme fortemente punitive per i migranti “sans papiers”, aderendo, così, alle istanze di molte categorie sindacali americane che richiedono l’espulsione di coloro che “rubano i posti di lavoro” agli statunitensi. Posti di lavoro, sono quelli di cui parlano, che non sono più svolti dagli autoctoni e che vengono assunti dai migranti, prescindendo dalla loro collocazione formativa e professionale. Tante e tanti di questi ultimi sono laureati e sono impiegati in settori, quali quelli produttivi alimentari ed edili, che chiuderebbero, oppure rischierebbero un forte fallimento, qualora loro stessi dovessero essere costretti ad abbandonare il Paese.
 
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indocumentados

I migranti hanno organizzato per il 1 maggio, festa delle lavoratrici e dei lavoratori, non riconosciuta negli USA, manifestazioni e mobilitazioni in ogni parte degli Stati Uniti, proponendo forme di boicotaggio dei prodotti nelle scelte di consumo, nonchè azioni di astensione dal lavoro, di sciopero di vario tipo e sotto forme differenti organizzative. La legge non è passata, ma Repubblicani e Democratici non recederanno dal raggiungimento dell’obiettivo che si sono preposti: approvare una norma che restringa fortemente l’accesso nel Paese di persone, costituendo anche un muro di confine lungo la frontiera con il Messico. Oltre a essere inefficace, il progetto di legge è contrastante con i principi della dichiarazione dei diritti umani, ponendo ulteriori barriere fisiche con paesi confinanti, contro la libera circolazione delle cittadine e dei cittadini, non solo di capitali finanziari ed economici. ...nuove forme di riconoscimento e legalizzazioneLa legge prevederà una differenziazione in categorie dei migranti, distinguendoli tra “migranti buoni” e “meno buoni”. Ma secondo quale criterio? Secondo il principio temporale, ossia chi è da più tempo negli USA può essere beneficiato dalla possibilità di adire a forme di riconoscimento e di legalizzazione del proprio stato di migrante; chi è da meno tempo permanente sul suolo statunitense dovrà ritornare nel proprio paese di origine, magari martoriato da guerre civili e da persecuzioni razziali o politiche, e da quel luogo di sofferenza e di povertà inoltrare la domanda per il riconoscimento del proprio diritto di essere “riaccolto” negli USA.

Nel passato alcuni migranti messicani avevano dimostrato che senza di loro gli Stati Uniti sarebbero piombati in una crisi economica e produttiva dalle forti dimensioni: i braccianti delle coltivazioni di vino scioperarono e non consumarono più prodotti americani fino a quando fossero estesi anche a loro gli stessi diritti sindacali che erano previsti, seppure in modesta parte, per le lavoratrici e i lavoratori statunitensi. All’ora fu Chavez, un lavoratore delle piantagioni di vite, a organizzare questa prima forma di boicottaggio pacifista e non violento coordinato: una forma collettiva per incidere fortemente sul potere e per indurlo a riconoscere dignità piena a una categoria di persone e di cittadini. Kennedy - McCainOggi a sostenere la battaglia dei migranti indocumentados sono il senatore democratico, Ted Kennedy, che ha recitato, durante le mobilitazioni del 1 maggio, scritti di John Kennedy, ucciso a Dallas, che considerava gli Stati Uniti terra di migrazione, e John McCain, repubblicano ribelle. I due sono proponenti un progetto di legge che prevede la piena regolarizzazione per i migranti che permarranno negli Stati Uniti per ulteriori sei mesi, che sappiano l’inglese, dopo avere e che pagato una multa e certificato di versare i contributi statali. Ci domandiamo, alla fine, quale sarà il destino di migliaia di persone che sono fuggite da zone di disperazione civile e sociale e che sono ricchezza aggiunta per un tessuto culturale ed economico in crisi, quale quello statunitense degli ultimi dieci anni. La risposta è difficile da darsi, ma il precedente creatosi negli USA in questi ultimi mesi è di carattere epocale e fortemente interessante per una nuova presa di coscienza del carattere internazionale dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, contro qualsiasi tipo di sfruttamento e di alienazione.

mikronet

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