QUEL GRUPPO 63 DELL'ANNO 1963 E IL PRIMO NOVECENTO

VIAGGIO NELLA MEMORIA LETTERARIA DEGLI ANNI  ’60 – ’70

«Poeti, abbandonate i libri, scrivete e conoscetevi su internet»
vi suggerisce Nanni Balestrino ma…

A T T E N T I   A L L’ E S C A ! … 

di     R E N O   B R O M U R O

Nanni Balestrini

Quando ho letto l’articolo della Fusco su Poetilandia, la città virtuale dei poeti, dove le correnti poetiche si intersecano, si avvicendano e si confrontano generazioni di poeti di ambo i sessi mi sono sentito riportato agli anni ’60-‘70.
Vedendo il nome di Nanni Balestrini mi sono subito domandato: non gli è bastato aver fatto, con i suoi compagni del Gruppo63 dell’anno 1963 il più caotico del secondo Novecento? Credettero di dare «Una brusca sterzata alla letteratura, invece condizionarono la Storia e compromisero forse irrimediabilmente le opportunità di un certo sviluppo civile. Fortuna che oggi delle intenzioni di portare il caos nella letteratura italiana, è rimasta l’immagine di un’epoca che fu una promessa non mantenuta».
A dimostrazione vediamo che le numerose proposte della Neoavanguardia sono sfumate. Evidentemente Balestrini sente la nostalgia e vuole ritentare l’esperienza di quel tempo attraverso internet proponendosi, forse, ancora una volta come “trainer” (ma il fatto è riferito al futuro).  «La verità è che ciò che caratterizzò la realtà del 1963; già nel 1967 non c’era più e né credo che nel nostro periodo si possano trovare le condizioni».
Non ha capito il “famoso poeta” che il tempo è cambiato. Possibile che scrivendo i suoi libri non se ne sia accorto? Non si rende conto che il caos che generò il Gruppo 63 allora, oggi non potrebbe attecchire per nessuna ragione, specialmente in internet dove i poeti non sono all’altezza di creare il medesimo caos.
Per fare chiasso intorno al loro pensiero sulla poesia, principalmente, organizzarono un convegno che si svolse dal 3 all’8 ottobre all’Hotel Zagarella di Palermo, dove si riunirono su invito di Francesco Agnello quale integrazione alla «Settimana Internazionale di Nuova Musica». «Il connubio tra letteratura e musica non sorprende e prelude all’interculturalità che caratterizzerà il movimento».
Un lustro prima, il 1958 e il ‘59 c’era stato qualche esperimento radiofonico di Umberto Eco e Luciano Berio, sul testo dell’Ulisse di James Joyce, con il quale avevano dato il via alla stesura di un saggio che avrebbe dovuto costituire il testo fondamentale della Neoavanguardia.
«Al Convegno parteciparono i più bel nomi della letteratura italiana, guidati dai Poeti Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Antonio Porta e Edoardo Sanguineti.
Alcuni, però, videro che dal caos non può derivare l’ordine lasciarono il gruppo che per esaminare il suo stato di salute, indisse un secondo Convegno.
Balestrini aveva accettato la proposta di Francesco Agnello e il Convegno si svolse nell’ottobre 1973, come dieci anni prima, in seno alla  Settimana Internazionale di Nuova Musica.

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VIAGGIO NELLA MEMORIA LETTERARIA DEGLI ANNI  ’60 – ’70

«Poeti, abbandonate i libri, scrivete e conoscetevi su internet»
vi suggerisce Nanni Balestrino ma…

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di     R E N O   B R O M U R O

Nanni Balestrini

Quando ho letto l’articolo della Fusco su Poetilandia, la città virtuale dei poeti, dove le correnti poetiche si intersecano, si avvicendano e si confrontano generazioni di poeti di ambo i sessi mi sono sentito riportato agli anni ’60-‘70.
Vedendo il nome di Nanni Balestrini mi sono subito domandato: non gli è bastato aver fatto, con i suoi compagni del Gruppo63 dell’anno 1963 il più caotico del secondo Novecento? Credettero di dare «Una brusca sterzata alla letteratura, invece condizionarono la Storia e compromisero forse irrimediabilmente le opportunità di un certo sviluppo civile. Fortuna che oggi delle intenzioni di portare il caos nella letteratura italiana, è rimasta l’immagine di un’epoca che fu una promessa non mantenuta».
A dimostrazione vediamo che le numerose proposte della Neoavanguardia sono sfumate. Evidentemente Balestrini sente la nostalgia e vuole ritentare l’esperienza di quel tempo attraverso internet proponendosi, forse, ancora una volta come “trainer” (ma il fatto è riferito al futuro).  «La verità è che ciò che caratterizzò la realtà del 1963; già nel 1967 non c’era più e né credo che nel nostro periodo si possano trovare le condizioni».
Non ha capito il “famoso poeta” che il tempo è cambiato. Possibile che scrivendo i suoi libri non se ne sia accorto? Non si rende conto che il caos che generò il Gruppo 63 allora, oggi non potrebbe attecchire per nessuna ragione, specialmente in internet dove i poeti non sono all’altezza di creare il medesimo caos.
Per fare chiasso intorno al loro pensiero sulla poesia, principalmente, organizzarono un convegno che si svolse dal 3 all’8 ottobre all’Hotel Zagarella di Palermo, dove si riunirono su invito di Francesco Agnello quale integrazione alla «Settimana Internazionale di Nuova Musica». «Il connubio tra letteratura e musica non sorprende e prelude all’interculturalità che caratterizzerà il movimento».
Un lustro prima, il 1958 e il ‘59 c’era stato qualche esperimento radiofonico di Umberto Eco e Luciano Berio, sul testo dell’Ulisse di James Joyce, con il quale avevano dato il via alla stesura di un saggio che avrebbe dovuto costituire il testo fondamentale della Neoavanguardia.
«Al Convegno parteciparono i più bel nomi della letteratura italiana, guidati dai Poeti Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Antonio Porta e Edoardo Sanguineti.
Alcuni, però, videro che dal caos non può derivare l’ordine lasciarono il gruppo che per esaminare il suo stato di salute, indisse un secondo Convegno.
Balestrini aveva accettato la proposta di Francesco Agnello e il Convegno si svolse nell’ottobre 1973, come dieci anni prima, in seno alla  Settimana Internazionale di Nuova Musica.

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Fu l’ottobre nero del Gruppo 63 che in silenzio si disperse, anche se tentò con la disperazione nel cuore di ricostituirsi.  Nanni Balestrini, infatti, che aveva curato, insieme con Alfredo Giuliani, un’antologia di poesia, intitolata I novissimi (Edizioni del Verri 1961), una raccolta di lavori di giovani poeti, «perché insieme con Giuliani, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti e Antonio Porta volevano esplorare nuovi territori – linguistici, stilistici e contenutistici – al di fuori dei canoni tradizionali, che si ispirano ad una poetica dell’oggetto, posta in antitesi con il Neorealismo, e avrebbe rappresentato la prima manifestazione ufficiale di quella che sarebbe stata definita Neoavanguardia».
Il caos fu rumorosissimo più del 1963 poiché fu tirata in ballo «l’Opera Aperta di Umberto Eco, che scatenò un putiferio di critiche da parte del mondo intellettuale dominante, che si confrontò con toni accesi al limite dell’invettiva anche sulle tesi esposte nel libro, destinato a costituire il  pilastro portante della neoavanguardia».
Precedentemente, nel 1959, Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini, mostra crudamente la condizione del sottoproletariato romano nel secondo dopoguerra, ma Pier Paolo Pasolini «supera l’orizzonte ideologico del neorealismo, si libera almeno in parte dai condizionamenti culturali che avrebbero potuto snaturare la rappresentazione di un mondo che egli conosceva fin troppo bene. Così la miseria materiale del popolo si riflette nella miseria morale da cui sono irrimediabilmente segnati molti dei personaggi pasoliniani».
Un anno più tardi, nel 1960 Alberto Arbasino pubblica un articolo in cui indica in due autori controversi, Pier Paolo Pasolini e Giovanni Testori oltre che se stesso, i continuatori ideali della stirpe stilistica di Carlo Emilio Gadda.

Ora, forse, il famoso Poeta e Romanziere, nato a Milano il 2 luglio 1935, essendo un veterano del computer (nel 1963 compose la prima poesia realizzata con un computer) sente la nostalgia e invita i poeti al colloquio attraverso il web.

Oppure è perché sente che le radici esplodono, scalpitano e rivogliono uno «sperimentalismo di rottura dei consueti equilibri linguistici una rivisitazione dei temi religiosi, osservati mediante il dualismo tra spirito e corpo, amore e dolore, luce vitale ed oscurità della morte»; un contrasto mai risolto dal 1954 ed ora lui vorrebbe che questo disaccordo: eterno dualismo sempre in lotta tra di loro per ogni uomo che voglia farsi chiamare poeta; perché l’Io creativo e il Sé razionale non andranno mai d’accordo se c’è caos nell’opera, solo se ci sarà il connubio l’autore avrà scritto un’opera di Arte Maggiore, fosse la fonte della rivoluzione caotica della cultura italiana come accadde nelle due esperienze negative: 1963/1973.
Umberto EcoLo aveva anticipato chiaramente Umberto Eco nel suo libro “Opera Aperta” già nel 1962: che la sua opera era «…un’indagine di vari momenti in cui l’arte contemporanea si trova a fare i conti col disordine». Certamente si riferisce alla «reazione dell’arte e degli artisti […] di fronte alla provocazione del Caso, dell’Indeterminato, del Probabile, dell’Ambiguo, del Plurivalente; la reazione quindi della sensibilità contemporanea in risposta alle suggestioni della matematica, della biologia, della fisica, della psicologia, della logica e del nuovo orizzonte epistemologico che queste scienze hanno aperto».
Una proposta “sistemica” all’interpretazione dell’arte, che interagisce con le varie discipline che trovano nei mass media strumento potente di divulgazione, che influenza e viene a sua volta influenzata.

«L’entusiasmo sperimentato dai membri del Gruppo 63 rifletteva la genuina ricerca che stava prendendo corpo in tutto il mondo, di un nuovo stile di vita e di pensiero, in opposizione alle resistenze di coloro che si sentivano impegnati nella conservazione dei valori e nelle abitudini di un’Italia contadina e paesana e nella difesa degli interessi di gruppi radicati nel tessuto socio-economico».
Le idee del Gruppo 63 si contrapponevano a una “conservazione culturale” capeggiata da Italo Calvino, Giorgio Bassani, Cassola, Fortini, Morante, Moravia, Pasolini e Vittorini i quali occupavano posti di controllo della cultura, nelle case editrici e nelle università:una generazioni di intellettuali sopravvissuta alle angherie del Ventennio, da cui era riemersa.
Il Gruppo 63 per riordinarsi prese l’abitudine di non mettere in discussione la “qualità” dei testi o la personalità elevata o meno dei personaggi, ma non accettava le tematiche del Neorealismo, del Crepuscolarismo, dell’Intimismo ancora vigenti durante la situazione della società cambiata, perché vedeva in quelle opere in quei personaggi la forte volontà di voler ignorare l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, e il nuovo paradigma tecnico-scientifico, in rapporto al resto del mondo.
«Un testo ispiratore di più di un componente del Gruppo 63 fu La fine dei modelli, di Alberto Savinio; il titolo dell’antologia curata da Nanni Balestrini e Alfredo Giuliani, “I novissimi”, anticipa la Neoavanguardia e rispecchia perfettamente il senso contenuto nel saggio di Savinio: “novissimi” in senso di ultimi arrivati».
“Poeti abbandonate i libri, scrivete e conoscetevi su internet” sembra l’inizio di un nuovo manifesto letterario che nel 1963 e poi nel 1973 è rimasto nelle pieghe del tendaggio che ornava il luogo dei due Convegni; perciò poeti in erba scrivete, conoscetevi, discutete tra di voi in internet, ma state attenti “all’esca”: non perdete di vista l’accordo meraviglioso che porta al connubio dell’Io creativo e del Sé razionale, solo in questo modo siate certi avrete senza dubbio la gioia di fare Arte Maggiore.
Balestrini è un leader, ha fascino e parlantina convincente e facilmente qualche poeta imberbe o donna in cerca di nuove emozioni, perché rimasta sola, sono facili prede.
Noi dell’A.I.A. “Poesia della Vita” durante il nostro primo Convegno che si svolse a Roma dal 19 al 22 marzo 1976, nello stilare lo Statuto pretesi che nell’articolo 1° ci fosse scritto: «L’A.I.A. “Poesia della Vita”» reagisce contro il caos del Gruppo 63 e l’incomprensione dell’Ermetismo per una poesia che sia chiara e canti la Vita; presenti Francesco Grisi, Selim Tietto, Marcello Eydalin, Paolo Diffidenti, Giorgio Carpaneto, Luisa Massari, Arden Borghi Santucci, e altri venuti da ogni parte della penisola, accettarono la mia proposta e plaudirono al nostro movimento poetico.

Bibliografia

I Novissimi, poesie per gli anni ’60, con Pagliarani, Sanguineti, Giuliani, Porta (Ed. del Verri 1961).
(introduzione di “Opera Aperta”  I edizione del 1962)
Letteratura contemporanea – di A. Manetti – edizione Bignami
Novecento letterario – di Falqui – Vallecchi Editore
Storia della letteratura italia contemporanea (1940-1945) – di G. Manacorda – Ed. Riuniti
Relazione primo e secondo convegno A.I.A- “Poesia della vita” – Archivio Associazione PdV

Reno Bromuro

mikronet

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