INVITO A RILEGGERE… DYLAN THOMAS

Anche oggi, a cinquantatre anni dalla sua morte,
la poesia di Thomas conserva intatto il suo fascino. 

FRA  LE  VITTIME  DELL’INCURSIONE  ALL’ALBA  C’ERA  UN  UOMO  DI  CENT’ANNI
Invito a rileggere Dylan Thomas

POESIE E RACCONTI

Mentre il mattino si svegliava sopra la guerra,
Indossò i suoi vestiti, varcò la soglia e morì;
Le serrature allentate saltarono a uno scoppio:
Cadde lì dove amò, sul marciapiede esploso,
Nella funebre polvere del suolo massacrato.
Dite alla strada capovolta che egli arrestò un sole
E eruttò fiamme e virgulti dai crateri degli occhi
Quando tutte le chiavi caddero dalle toppe e tintinnarono.
Non scavate più per le catene del suo cuore canuto.
L’ambulanza del cielo tratta da una ferita
Aspetta, radunando, il suono della vanga sulla gabbia.
Oh, tenete lontane le sue ossa da quel carro comune;
Il mattino s’invola sulle ali dei suoi anni
E cento cicogne si posano alla destra del sole.

(in Poesie e prose, Nuova Universale Einaudi, 1996, pag. 181. Traduzione, introduzione e note di Ariodante Marianni, testo inglese a fronte)
Dylan Thomas nacque a Swansea (Galles) il 27 ottobre 1914. Durante l’infanzia e l’adolescenza assimilò profondamente la tradizione celtica del suo Paese. A vent’anni pubblicò la prima raccolta, Diciotto poesie, che, per la potenza naturale e istintiva dei versi, e anche per un certo substrato mitico e oscuro, non passò inosservata. Thomas fu successivamente giornalista, sceneggiatore cinematografico e radiofonico, ineguagliabile dicitore e narratore, ma soprattutto coinvolse il suo pubblico nella veste di poeta dall’impetuosa vitalità. Morì a New York il 9 novembre 1953, per intossicazione provocata dall’alcool.

Anche oggi, a cinquantatre anni dalla sua morte, la poesia di Thomas conserva intatto il suo fascino e la sua capacità di coinvolgere il lettore, giovanissimo, giovane e adulto, purché questi non sia distratto o superficiale. Come nota Ariodante Marianni nell’introduzione alle Poesie e prose: “La musica di Thomas è soprattutto musica d’immagini significanti che richiede un tempo lentissimo di ascolto (…) prestando orecchio attento alle vibrazioni che irradiano da simboli, suoni, metafore, allusioni; e che va seguita e goduta nel suo svolgimento, nella sua durata. Dovessi esprimermi anch’io con una immagine, direi che leggere certe sue poesie è come addentrarsi in un edificio, una serie di stanze una dietro l’altra (…) Si gira, si ammira, si tocca; la memoria è continuamente stimolata da somiglianze, la fantasia da stranezze. (pp. IX – X).

Anche oggi, a cinquantatre anni dalla sua morte,
la poesia di Thomas conserva intatto il suo fascino. 

FRA  LE  VITTIME  DELL’INCURSIONE  ALL’ALBA  C’ERA  UN  UOMO  DI  CENT’ANNI
Invito a rileggere Dylan Thomas

POESIE E RACCONTI

Mentre il mattino si svegliava sopra la guerra,
Indossò i suoi vestiti, varcò la soglia e morì;
Le serrature allentate saltarono a uno scoppio:
Cadde lì dove amò, sul marciapiede esploso,
Nella funebre polvere del suolo massacrato.
Dite alla strada capovolta che egli arrestò un sole
E eruttò fiamme e virgulti dai crateri degli occhi
Quando tutte le chiavi caddero dalle toppe e tintinnarono.
Non scavate più per le catene del suo cuore canuto.
L’ambulanza del cielo tratta da una ferita
Aspetta, radunando, il suono della vanga sulla gabbia.
Oh, tenete lontane le sue ossa da quel carro comune;
Il mattino s’invola sulle ali dei suoi anni
E cento cicogne si posano alla destra del sole.

(in Poesie e prose, Nuova Universale Einaudi, 1996, pag. 181. Traduzione, introduzione e note di Ariodante Marianni, testo inglese a fronte)
Dylan Thomas nacque a Swansea (Galles) il 27 ottobre 1914. Durante l’infanzia e l’adolescenza assimilò profondamente la tradizione celtica del suo Paese. A vent’anni pubblicò la prima raccolta, Diciotto poesie, che, per la potenza naturale e istintiva dei versi, e anche per un certo substrato mitico e oscuro, non passò inosservata. Thomas fu successivamente giornalista, sceneggiatore cinematografico e radiofonico, ineguagliabile dicitore e narratore, ma soprattutto coinvolse il suo pubblico nella veste di poeta dall’impetuosa vitalità. Morì a New York il 9 novembre 1953, per intossicazione provocata dall’alcool.

Anche oggi, a cinquantatre anni dalla sua morte, la poesia di Thomas conserva intatto il suo fascino e la sua capacità di coinvolgere il lettore, giovanissimo, giovane e adulto, purché questi non sia distratto o superficiale. Come nota Ariodante Marianni nell’introduzione alle Poesie e prose: “La musica di Thomas è soprattutto musica d’immagini significanti che richiede un tempo lentissimo di ascolto (…) prestando orecchio attento alle vibrazioni che irradiano da simboli, suoni, metafore, allusioni; e che va seguita e goduta nel suo svolgimento, nella sua durata. Dovessi esprimermi anch’io con una immagine, direi che leggere certe sue poesie è come addentrarsi in un edificio, una serie di stanze una dietro l’altra (…) Si gira, si ammira, si tocca; la memoria è continuamente stimolata da somiglianze, la fantasia da stranezze. (pp. IX – X).

Eleonora Bellini

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