QUANTE VERITA' SCOMODE DEVONO ANCORA USCIRE ALLO SCOPERTO ?

  *CONTROVENTO*   rubrica  a cura  di Ilaria Giovinazzo

– Uno spazio per chi va oltre il pensiero comune –

Una persona seria non sta a perdere tempo nel formulare l’opinione della maggioranza
                                                                                                                      Godfrey Hardy, matematico

V  E  R  I  T  A’     I  N  C  O  F  F  E  S  S  A  B  I  L  I

Ciò che Putin non vuole dire e neanche sentir dire
di   I L A R I A   G I O V I N A Z Z O
 

Vladimir Putin

Abbiamo visto come, soltanto a sentir parlare di violazione dei diritti umani nel Paese che governa, a Putin vengano degli improvvisi attacchi di panico a cui reagisce attaccando ferocemente gli incauti interlocutori che hanno osato sollevare la tragica questione. La reazione di Putin durante la cena del Consiglio europeo di Lathi, in Finlandia, ricorda molto una scena avvenuta a Strasburgo nel 2003, quando l’europarlamentare tedesco, capo della delegazione dell’Spd, Martin Schulz accusò l’allora capo del governo italiano Silvio Berlusconi di sedere all’europarlamento solo grazie al fatto che la giustizia italiana non aveva fatto bene il proprio mestiere.
Da qui era nata una bagarre in cui il capo del governo italiano faceva una ben misera figura parlando di come l’Italia fosse la patria dei tramonti, degli spaghetti e delle visite guidate nei musei. Schulz era serio, serissimo, e soprattutto, arrabbiato. Berlusconi si sentiva punto sul vivo e dopo aver visto che parlare di spaghetti per sdrammatizzare non serviva poi a molto ecco che partì all’attacco:  Signor Schultz – disse rivolto all’esponente socialdemocratico – in Italia c’è un produttore che sta preparando un film sui campi di concentramento nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò.
Nell’aula cadde il silenzio. Poi all’improvviso si sentirono fischi, grida indignate, reazioni amare. Fini diventò cereo, guardò Buttiglione, seduto alla sinistra, si morse le mani. Si alzò. Schulz rimase di sasso.

  *CONTROVENTO*   rubrica  a cura  di Ilaria Giovinazzo

– Uno spazio per chi va oltre il pensiero comune –

Una persona seria non sta a perdere tempo nel formulare l’opinione della maggioranza
                                                                                                                      Godfrey Hardy, matematico

V  E  R  I  T  A’     I  N  C  O  F  F  E  S  S  A  B  I  L  I

Ciò che Putin non vuole dire e neanche sentir dire
di   I L A R I A   G I O V I N A Z Z O
 

Vladimir Putin

Abbiamo visto come, soltanto a sentir parlare di violazione dei diritti umani nel Paese che governa, a Putin vengano degli improvvisi attacchi di panico a cui reagisce attaccando ferocemente gli incauti interlocutori che hanno osato sollevare la tragica questione. La reazione di Putin durante la cena del Consiglio europeo di Lathi, in Finlandia, ricorda molto una scena avvenuta a Strasburgo nel 2003, quando l’europarlamentare tedesco, capo della delegazione dell’Spd, Martin Schulz accusò l’allora capo del governo italiano Silvio Berlusconi di sedere all’europarlamento solo grazie al fatto che la giustizia italiana non aveva fatto bene il proprio mestiere.
Da qui era nata una bagarre in cui il capo del governo italiano faceva una ben misera figura parlando di come l’Italia fosse la patria dei tramonti, degli spaghetti e delle visite guidate nei musei. Schulz era serio, serissimo, e soprattutto, arrabbiato. Berlusconi si sentiva punto sul vivo e dopo aver visto che parlare di spaghetti per sdrammatizzare non serviva poi a molto ecco che partì all’attacco:  Signor Schultz – disse rivolto all’esponente socialdemocratico – in Italia c’è un produttore che sta preparando un film sui campi di concentramento nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò.
Nell’aula cadde il silenzio. Poi all’improvviso si sentirono fischi, grida indignate, reazioni amare. Fini diventò cereo, guardò Buttiglione, seduto alla sinistra, si morse le mani. Si alzò. Schulz rimase di sasso.

Ripensando a questo episodio (che consiglio vivamente di rivedere nel documentario “Era polare”, almeno per riderci su) ho capito come mai Putin e Berlusconi siano diventati così amici. Non sarebbe potuto essere altrimenti.
Entrambi sanno qualcosa di censura.
Rico Guillermo scrive: “Da quando e’ salito al potere, nel 2000, il presidente Vladimir Putin ha organizzato una serie di azioni verso le maggiori e piu’ influenti reti radiotelevisive del Paese, Canale 1 e RTR, per garantirsi posizioni editoriali filogovernative, mentre il governo ha gestito i rapporti con i media indipendenti critici vero il governo chiudendole o prendendone il controllo attraverso aziende che hanno legami con il Cremlino. Nel 2001, l’azienda statale Gazprom ha acquistato la rete privata NTV, abbastanza influente. Nel 2002, con un decreto e’ stata chiusa Tv-6, e nel 2003 TVS. Nel 2004, il Mosca ha calcato la mano eliminando dalla televisione nazionale ogni possibile finanziatore che si mostrasse indipendente o ostile.”

Tutto questo vi ricorda qualcosa?

La tragedia della scuola di Beslan

Adesso però, lasciando da parte le nostre disgrazie passate osserviamo ciò che sta accadendo in un Paese in cui censura e violenza la fanno da padrone.
Quando avvenne la tragedia della scuola di Beslan (e se qualcuno non la ricorda si vada a leggere gli articoli che sono allegati a fondo pagina), la giornalista russa Anna  Politkovskaya cercò di andare direttamente sul posto per capire cosa fosse successo.

Lei era già un personaggio scomodo e i suoi articoli sulla Novaya Gazeta erano tanti spilli che a Putin si conficcavano direttamente nella carne. Ci arrivò a Beslan? No, affatto.

Fu avvelenata da una tazza di tè bevuta sull’aereo che l’avrebbe portata in Cecenia e colta da malore venne subito ricoverata in un ospedale di Mosca. Allora si salvò.
Questi i precedenti.

Ultimamente la Politkovskaya stava redigendo un articolo sulle torture in Cecenia (il link all’articolo tradotto lo trovate in basso) e il giorno dopo aver parlato pubblicamente in radio del materiale che aveva raccolto… booom.
 
Anna PolitovskyaUccisa nell’androne del suo palazzo da alcuni colpi di pistola, e proprio nel giorno del compleanno del presidente Putin. Che bel regalo. Un regalo che tutti vorrebbero ricevere: vedere annientati i propri nemici (le indagini comunque sono ancora in corso e la situazione potrebbe essere anche più intricata di quanto sembra).
Putin ha paura, e anche se un ex Kgb forse non sa riconoscere la paura o sa dominarla al punto da non sentirsene più vittima, lui ha paura che le verità su ciò che accade in Cecenia, e quindi sui  bombardamenti aerei, gli scontri armati, gli agguati, le rappresaglie contro i civili, i rastrellamenti, i rapimenti, le torture, le esecuzioni extragiudiziali, vengano alla luce. Per non parlare delle implicazioni dei servizi segreti russi nella strage di Beslan, strage forse addirittura pilotata e voluta dall’alto.
 
A questo punto viene da chiedersi quante verità scomode debbano uscire ancora allo scoperto, verità che nessuno vuole dire, nessuno vuole ascoltare e che Putin cerca, utilizzando tutti i mezzi possibili, di occultare. 

 

Genocidio strisciante in Cecenia
Rapporto sui diritti umani dell’Associazione per i Popoli Minacciati

‘Ti chiamiamo terrorista’
L’ultimo articolo di Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa sei giorni fa

Beslan, due anni dopo
Le verità nascoste di una strage. Tutti gli articoli di PeaceReporter

Afghanistan, liberato Torsello: ”Sto bene”       (3-11-2006)

Ilaria Giovinazzo

mikronet

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