UN ANNO FA…

Le persone sono come oggetti, considerate tali perché vengono
viste non come soggetti di diritto, ma come dei numeri eterni
che vanno a incrementare le statistiche

LE   MASCHERE   BIANCHE   DEGLI   INVISIBILI

di     A L E S S A N D R O   R I Z Z O

Ralph Ellison

Non mi vergogno dei miei genitori perché sono stati schiavi … mi vergogno solo di me stesso per essermene un tempo vergognato.
Invisible ManQuesta è una delle frasi più toccanti del romanzo di Ralph Eleison, L’uomo invisibile, pronunciate dal suo protagonista, un uomo nero, proveniente dal Sud schiavista degli Stati Uniti. E’ una frase scritta in un contesto che era quello del 1952, epoca ancora lontana dal precariato esistenziale diffuso oggi ammorbante la società in cui viviamo: ma può definirsi anche contemporanea per profondità di quel sentimento di angoscioso abbandono che il precario, il nuovo schiavo del terzo millennio, prova nel vedersi azzerato nella propria dignità di uomo, nel proprio diritto di autodeterminarsi, di crescere liberamente, di disporre autonomamente e con certezza del proprio futuro.
Leggendo il romanzo dello scrittore afro americano Eleison molte cittadine e molti cittadini di colore hanno sognato e progettato forme di lotte e di iniziative pubbliche per rivendicare i propri diritti civili, dando, poi, origine al grande movimento dei “civil rights”, con a capo della lunga protesta non violenta Martin Luther King.
Oggi in Francia, unico Paese dove le categorie non viste, dimenticate, quelle dei precari a vita, si sono mobilitate con determinazione in modo collettivo per opporsi alla degenerazione delle proprie condizioni già di per sé difficili esistenzialmente, economicamente e socialmente parlando, Stéphane Beaud, Joseph Confavreux e Jade Lindgaard hanno scritto il nuovo saggio “La France invisible”, ossia un libro bianco composto di interviste, analisi e punti di vista redatti da sociologi, psicologi e giuslavoristi su una nuova situazione di subordinazione alienante, ma non considerata dalle autorità e dalla società come tale.

Francia - Le città delle sommosse nel 2005Un anno fa, esattamente, ci furono le prime rivolte nelle banlieue francesi; una grande ondata di dimostrazioni, dai toni irruenti e accesi, ha travolto la pacifica convivenza nelle grandi città: prima a Parigi, per poi seguire a Tolosa, infine a Marsiglia, a Tolone.

La rivolta seguiva un atto considerato unico in Europa, quello del voto contrario al referendum per la rattifica della Costituzione europea, convenzione, questa, che nei contenuti abbassava il livello di garanzie sociali, su cui, da sempre, il modello giuridico francese e quello europeo in generale si è fondato, recependo il cosiddetto “stato sociale”, il compromesso tra imprenditori e classe lavoratrice per assicurare minime condizioni di vita dignitosa per tutte e per tutti.

La convenzione europea, la base su cui, poi, si sarebbe costruita la Costituzione, non è entrata, così, in vigore in tutto il territorio comunitario
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Le persone sono come oggetti, considerate tali perché vengono
viste non come soggetti di diritto, ma come dei numeri eterni
che vanno a incrementare le statistiche

LE   MASCHERE   BIANCHE   DEGLI   INVISIBILI

di     A L E S S A N D R O   R I Z Z O

Ralph Ellison

Non mi vergogno dei miei genitori perché sono stati schiavi … mi vergogno solo di me stesso per essermene un tempo vergognato.
Invisible ManQuesta è una delle frasi più toccanti del romanzo di Ralph Eleison, L’uomo invisibile, pronunciate dal suo protagonista, un uomo nero, proveniente dal Sud schiavista degli Stati Uniti. E’ una frase scritta in un contesto che era quello del 1952, epoca ancora lontana dal precariato esistenziale diffuso oggi ammorbante la società in cui viviamo: ma può definirsi anche contemporanea per profondità di quel sentimento di angoscioso abbandono che il precario, il nuovo schiavo del terzo millennio, prova nel vedersi azzerato nella propria dignità di uomo, nel proprio diritto di autodeterminarsi, di crescere liberamente, di disporre autonomamente e con certezza del proprio futuro.
Leggendo il romanzo dello scrittore afro americano Eleison molte cittadine e molti cittadini di colore hanno sognato e progettato forme di lotte e di iniziative pubbliche per rivendicare i propri diritti civili, dando, poi, origine al grande movimento dei “civil rights”, con a capo della lunga protesta non violenta Martin Luther King.
Oggi in Francia, unico Paese dove le categorie non viste, dimenticate, quelle dei precari a vita, si sono mobilitate con determinazione in modo collettivo per opporsi alla degenerazione delle proprie condizioni già di per sé difficili esistenzialmente, economicamente e socialmente parlando, Stéphane Beaud, Joseph Confavreux e Jade Lindgaard hanno scritto il nuovo saggio “La France invisible”, ossia un libro bianco composto di interviste, analisi e punti di vista redatti da sociologi, psicologi e giuslavoristi su una nuova situazione di subordinazione alienante, ma non considerata dalle autorità e dalla società come tale.

Francia - Le città delle sommosse nel 2005Un anno fa, esattamente, ci furono le prime rivolte nelle banlieue francesi; una grande ondata di dimostrazioni, dai toni irruenti e accesi, ha travolto la pacifica convivenza nelle grandi città: prima a Parigi, per poi seguire a Tolosa, infine a Marsiglia, a Tolone.

La rivolta seguiva un atto considerato unico in Europa, quello del voto contrario al referendum per la rattifica della Costituzione europea, convenzione, questa, che nei contenuti abbassava il livello di garanzie sociali, su cui, da sempre, il modello giuridico francese e quello europeo in generale si è fondato, recependo il cosiddetto “stato sociale”, il compromesso tra imprenditori e classe lavoratrice per assicurare minime condizioni di vita dignitosa per tutte e per tutti.

La convenzione europea, la base su cui, poi, si sarebbe costruita la Costituzione, non è entrata, così, in vigore in tutto il territorio comunitario
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La rivolta delle...

Poi, subito e di seguito, la primavera scorsa le studentesse e gli studenti universitari, con forte coscienza civile e lungimiranza per il proprio futuro, che si sarebbe presentato dalle tinte fosche e inquietanti, si mobilitarono negli atenei contro i CPE, i contratti di primo impiego, voluti dal governo di centrodestra oggi ancora al potere, che consentiva il licenziamento senza giusta causa per coloro che fossero stati assunti per la prima volta: una forma di forte vilipendio alle garanzie sociali minime di tutela per la lavoratrice e il lavoratore, un precedente che avrebbe sconvolto da lì a qualche anno tutto il sistema giuridico che vige nel campo del mercato del lavoro in Francia.
Questa mobilitazione seguiva quella dei precari stagisti, che qualche mese prima sfilarono con il volto coperto da una maschera bianca, per significare, quasi allegoricamente, il fatto che la propria esistenza non era considerata dai poteri: come fantasmi vivevano, rivendicando più attenzione alla propria condizione di eterna precarietà.
Oggi il libro bianco di Stéphane Beaud, Joseph Confavreux e Jade Lindgaard vuole solamente dimostrare come la realtà esistenziale di queste persone, pur provenienti da ceti diversi, pur provenienti da percorsi formativi differenti, pur avendo molteplici interessi, sono vincolati, legati come da un file rouge, dalla stessa situazione psico sociale, quella del sentirsi abbandonati, emarginati, lontani dai propri padri, che potevano sperare in una vita sicura socialmente ed economicamente, in un’intrepida angoscia che li rende vergognosi di fronte al resto della comunità, inutili, senza speranze, senza un riferimento organizzato e collettivo dove poter agire per poter farsi sentire.
Una Società IndividualizzataCome scrive Baumann, nel suo saggio “La società individualizzata”, queste nuove fasce atomizzate di cittadine e di cittadini, di lavoratori non lavoratori, di disoccupati, o meglio, come giustamente sottolineano alcuni sociologi di «privati di lavoro stabile e pagato decentemente», non possono rientrare nell’accezione, ormai troppo stereotipata di “precario”, non sono Sans Papiers, non sono nomadi, non sono dosuccipati di lunga degenza, non sono senza tetto, ma sono individui che, come scrive dell’Ulrich di Musil, “non si sono organizzati come minoranze».
Gli invisibili sono persone che non hanno voce, che vivono nel totale silenzio, che sono nascosti e impercettibili “semplicemente perché la gente rifiuta” di vederli, come diceva il protagonista de “L’uomo invisibile”.
Nella dimensione mediatica e della comunicazione massiva queste persone sono come oggetti, considerate tali perché vengono viste non come soggetti di diritto, ma come dei numeri eterni che vanno a incrementare le statistiche, strumentalizzabili da parte del potere, politico ed economico, su cui, poi, costruire delle misure di intervento inefficaci, perché si rivolgono a coloro che non sono conosciuti, a coloro che non hanno voce, a coloro che non sono considerati, ai dimenticati, a veri e propri alieni della nuova era post fordista.

La marcia nelle BanlieuesSpesso gli invisibili sono oggetto di guadagno da parte del sistema imprenditoriale e finanziario, tale da “sopportare” e “tollerare” i periodi di loro improduttività. Una ricerca sulle operaie della Levi Strauss de La Bassée, nella regione Nord, parla di lavoratrici che sono state sottoposte a una delocalizzazione forzata, con le conseguenze devastanti derivanti, ma non considerate rientranti in questa accezione; ma abbiamo anche le storie e le ricerche sconfortanti sui quadri di Neuf Telecom o di Ibm, vittime a loro volta di un’organizzazione dei tempi di lavoro lacerante, senza riposo, spesso inducente la persona a lasciare il posto perché psicologicamente non riesce a sopportare il ritmo disumano adottato. I diritti sociali non esistono per queste persone che vivono lontane dai centri delle grandi città, perché costrette a vivere lontano; che non si iscrivono alle liste di collocamento, perché viene considerato inutile; che lavorano meno di 78 ore al mese; che lavorano a intermittenza, a singhiozzo. Le garanzie sociali sono elementi di forte discriminazione tra i diversi ceti: la mortalità a 45 anni per le lavoratrici e i lavoratori manuali è del 70% maggiore rispetto a quella presente per le altre fasce di impiego. Ricoverarsi, avere un sistema previdenziale di garanzia per assicurarsi dagli infortuni, dalle forme patologiche contratte, è ormai un lusso tale che diverse sacche, quelle che noi possiamo definire in modo generale “degli invisibili”, ne sono totalmente prive.

I media

I media, l’informazione di massa, quella dipinta in modo fittizio, quella eterodiretta, quella falsificata, quella edulcorata dal potere economico, considerano queste persone come inesistenti, oppure le pongono in contesti quotidiani che sono totalmente antitetici rispetto a quelli realmente vissuti dalle stesse.
E’ difficile percepire queste persone in quanto non si vedono, non si vogliono vedere, non si conoscono, e, spesso, inducono a un sentimento di totale indifferenza generale e universale in quanto verso di loro esiste un disprezzo sociale tale che li induce a emarginarsi nella completa solitudine individualizzata.
Incominciare a parlare di loro è necessario affinché si possa dare un’identità e un volto a queste persone, considerandole cittadine a pieno titolo, provvedendo a un’integrazione che le renda emancipate, autonome, indipendenti, autodeterminate: esigenza, questa, che è umanamente fondamentale per la vita di una persona, di un uomo.

 
Alessandro Rizzo

mikronet

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