DALLA RIABILITAZIONE AL LAVORO – PROGETTO ASL 9 DISTRETTO ALBEGNA

Integrazione sociale per uno sviluppo sostenibile e solidale

Ospedale Orbetello da www.orbetellonline.it/USL

(M.C.) – Si punta a nuove politiche di integrazione sociale, a questo è stato finalizzato, in questi giorni, un incontro che si è svolto nella sala riunioni del Presidio Ospedaliero di Orbetello, presenti i rappresentanti della Asl 9 ed amministratori locali del distretto zona due. La finalità, quella di focalizzare l’attenzione sulle difficoltà che persone sofferenti di varie forme di disagio incontrano nel tentativo di inserirsi o rimanere nel mondo del lavoro.

L’occasione è stata favorita dalla presentazione ai Comuni e ad altre amministrazioni pubbliche, del Progetto “Dalla Riabilitazione al Lavoro”, intervento promosso dalla Asl 9 – Distretto “Colline dell’Albegna”, finanziato dalla Regione Toscana e, a livello locale, da Caritas Diocesana, Società Pesca Lagunare Orbetello, Credito Cooperativo di Saturnia.
Ha aderito al progetto anche la Coop “Uscita di Sicurezza”, attiva in  varie strutture sanitarie, e numerose altre associazioni, enti e privati.
All’incontro, spiega il dottor Filippo Brogi, del dipartimento di salute mentale della usl 9 sono stati presenti amministratori comunali della nostra zona, i rappresentanti dei servizi sanitari interessati (Servizio Sociale, Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze, Medicina del Lavoro) ed i vertici del Distretto usl 9 delle Colline dell’Albegna.
La Dottoressa Paola Bonini, Direttore del Distretto, ha sottolineato l’importanza di questo progetto in termini di miglioramento della salute pubblica intesa nel senso più generale possibile e ha invocato la massima collaborazione di tutti gli organismi coinvolti.
Gli operatori dei servizi sanitari hanno illustrato lo svolgimento del progetto e i primi risultati, parziali ma molto incoraggianti.

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Integrazione sociale per uno sviluppo sostenibile e solidale

Ospedale Orbetello da www.orbetellonline.it/USL

(M.C.) – Si punta a nuove politiche di integrazione sociale, a questo è stato finalizzato, in questi giorni, un incontro che si è svolto nella sala riunioni del Presidio Ospedaliero di Orbetello, presenti i rappresentanti della Asl 9 ed amministratori locali del distretto zona due. La finalità, quella di focalizzare l’attenzione sulle difficoltà che persone sofferenti di varie forme di disagio incontrano nel tentativo di inserirsi o rimanere nel mondo del lavoro.

L’occasione è stata favorita dalla presentazione ai Comuni e ad altre amministrazioni pubbliche, del Progetto “Dalla Riabilitazione al Lavoro”, intervento promosso dalla Asl 9 – Distretto “Colline dell’Albegna”, finanziato dalla Regione Toscana e, a livello locale, da Caritas Diocesana, Società Pesca Lagunare Orbetello, Credito Cooperativo di Saturnia.
Ha aderito al progetto anche la Coop “Uscita di Sicurezza”, attiva in  varie strutture sanitarie, e numerose altre associazioni, enti e privati.
All’incontro, spiega il dottor Filippo Brogi, del dipartimento di salute mentale della usl 9 sono stati presenti amministratori comunali della nostra zona, i rappresentanti dei servizi sanitari interessati (Servizio Sociale, Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze, Medicina del Lavoro) ed i vertici del Distretto usl 9 delle Colline dell’Albegna.
La Dottoressa Paola Bonini, Direttore del Distretto, ha sottolineato l’importanza di questo progetto in termini di miglioramento della salute pubblica intesa nel senso più generale possibile e ha invocato la massima collaborazione di tutti gli organismi coinvolti.
Gli operatori dei servizi sanitari hanno illustrato lo svolgimento del progetto e i primi risultati, parziali ma molto incoraggianti.

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LA SCOMMESSA CONSISTE
NEL RESTITUIRE  UN RUOLO SOCIALE AUTENTICO AL DISABILE

Dottor   FILIPPO  BROGI
DIPARTIMENTO SALUTE MENTALE USL 9 DISTRETTO COLLINE DELL’ALBEGNA

Perchè un progetto specifico sull’inserimento a lavoro di persone svantaggiate?
Il progetto “Dalla Riabilitazione al Lavoro” è promosso dal Servizio di Salute Mentale, che da molto tempo conosce la difficoltà del reinserimento sociale delle persone che soffrono di disturbi psichici. Ma le particolari caratteristiche del progetto hanno rapidamente coinvolto anche altri servizi socio-sanitari che si occupano di persone svantaggiate. La cura dei disturbi mentali direttamente sul territorio (dopo la legge 180) richiede una continua evoluzione di metodi e strategie in costante confronto con il contesto delle persone che hanno bisogno di cure, con le loro famiglie, con le comunità in generale.

Quali sono i metodi e le strategie?
L’evidenza è che gli interventi di tipo strettamente sanitario, come il ricovero in ospedale e il largo utilizzo di farmaci non sono assolutamente sufficienti, mentre sono necessarie adeguate strutture e progetti riabilitativi personalizzati per aiutare la persona a reinserirsi nel proprio ambiente e riappropriarsi della propria vita. La riabilitazione psicosociale, da avviarsi nel più breve tempo possibile dall’insorgere del problema (per evitare la cronicizzazione), si configura come un percorso guidato da operatori specificatamente formati che accompagna la persona da una situazione di malattia e di carenza in vari ambiti della vita verso una sempre migliore espressione personale nel proprio ambiente familiare, sociale e lavorativo.

Metodi uguali per tutti?
La varietà delle condizioni per cui si richiede un intervento sanitario rende necessario fornire risposte diversificate e adattate alla varietà dei bisogni, che vengono espresse in progetti di percorsi graduali e altamente personalizzati, che di solito si svolgono all’inizio in gruppo, all’interno di strutture “protette”, come il Centro Diurno, per poi orientarsi verso situazioni di sempre maggiore autonomia e integrazione sociale in ambiente “normale”, dal luogo di lavoro al campo di calcio.

Quali vantaggi da un approccio di questo tipo?
I vantaggi di un approccio di questo tipo sono schiaccianti, non solo nel migliorare “clinicamente” la malattia (minore ricorso a ricoveri e farmaci, per esempio), ma più in generale nel cambiare la qualità della vita della persona e dei suoi familiari, che percepiscono l’aiuto ricevuto anche sul piano umano, oltre che tecnico. In prospettiva ci si attendono miglioramenti anche nel livello di salute mentale della società, in termini per esempio di diminuzione del pregiudizio, di maggiore integrazione dei soggetti svantaggiati e dei loro familiari. Di qui il possibile  miglioramento dei servizi sanitari stessi, in termini di maggiore accessibilità e di migliore efficacia e efficienza negli interventi. Il tutto con attenzione anche ai costi: gli interventi di questo tipo hanno costi contenuti, raggiungono un gran numero di persone, ottengono risultati non solo sui costi diretti sanitari ma hanno anche una ricaduta sui costi indiretti, stimolano risorse naturali del tessuto sociale a costo zero.

Come si inserisce l’attività lavorativa in questo percorso?
L’attività lavorativa sostiene e sviluppa l’autostima e il senso di ruolo sociale, permette di acquisire nuove conoscenze e competenze, rappresenta uno spazio di interazione umana, stimola lo sviluppo delle risorse della persona e del contesto in cui è inserita, riveste quindi un’importanza notevole per tutti e specialmente per il reinserimento delle persone che soffrono di un disturbo psichico, soprattutto per giovani che rischiano di non arrivare mai ad affaciarsi a questa realtà.

Nella presentazione del progetto è stato illustrato come si sia partiti dal confronto tra le situazioni di disagio e le specificità sanitarie, sociali, demografiche e economiche del territorio per pianificare un intervento a largo raggio, tenendo conto anche delle esperienze simili sviluppate in altre realtà e adattandole a quelle di questa zona.
Dapprima si è costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare della Asl, anche questa una novità, che affronta il problema dell’interazione e della sinergia tra servizi che spesso si occupano di problemi simili, ma in modo indipendente. Il gruppo di lavoro vorrebbe poi rafforzare la collaborazione e ampliarsi con il sempre maggiore coinvolgimento di enti, istituzioni, associazioni di volontariato e privati, arrivando a costituire una rete di riferimento stabile nel tempo, capace di promuovere in modo anche spontaneo interventi mirati all’integrazione sociale.
In quest’ottica l’impegno a fornire impulso all’associazione di utenti e familiari, a partire da quelle presenti: l’Associazione OASI (utenti, familiari e operatori, attiva a Orbetello) e l’Associazione ELIANTO (per la tutela dei diritti dei disabili, attiva sulla zona collinare).
Nel frattempo gli operatori dei servizi sanitari hanno rafforzato il loro intervento di mediazione tra la persona e il mondo del lavoro sia attraverso lo strumento degli “inserimenti socio-terapeutici”, sia cercando nuove forme di graduale inserimento nel mondo del lavoro, preoccupandosi di reperire le opportunità sensibilizzando soggetti pubblici e privati, troppo spesso immotivatamente timorosi e poco informati sui vantaggi legislativi concessi. In questo campo si inserisce anche un recente incontro con i Centri Provinciali per l’Impiego.
Questi sforzi hanno portato, addirittura in anticipo sui tempi previsti,  alla costituzione di una Cooperativa Sociale che, a termini di legge e di statuto interno, è precisamente finalizzata all’inserimento a lavoro di persone svantaggiate. La Coop, denominata “ARANCIA BLU”, lavora in stretto contatto con i servizi della Asl e assicura la competenza necessaria nel delicato passaggio da situazioni di disagio a un progressivo reiserimento. Nello stesso tempo “ARANCIA BLU” si pone come una realtà imprenditoriale con precisi obbiettivi di risultato, andando ad arricchire il tessuto economico e del mercato del lavoro. Attualmente la Coop è attiva soprattutto nella zona collinare con lavori di pulizia e manutenzione, ma conta di espandersi sia sul territorio che negli ambiti di intervento.
Queste prospettive hanno vivamente interessato gli amministratori comunali  presenti, che si sono dichiarati favorevoli a progetti di sviluppo nel campo della disabilità e disposti a collaborare a questo in particolare. Di concerto con il Direttore di Distretto hanno sottolineato la necessità di dare continuità a questa iniziativa in fase di programmazione al tavolo della Conferenza dei Sindaci. Particolarmente apprezzata la prospettiva di superamento di precedenti esperienze, che pur preparando il terreno, hanno dimostrato di non riuscire a determinare un vero e proprio “cambio di mentalità” nelle amministrazioni e nella società in generale.
La scommessa consiste nel restituire un ruolo sociale autentico al disabile, facendo emergere “abilità” che lo possano trasformare da spettatore solamente passivo della vita della comunità a partecipante attivo, anche del ciclo produttivo.

(Dottor FILIPPO BROGI – DIP. SALUTE MENTALE USL 9 DISTRETTO COLLINE DELL’ALBEGNA)

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