I LUOGHI DELLO SPAZIO

In occasione de “La giornata della Memoria” verranno
inaugurate, due mostre dedicate ai disegni eseguiti
dal Maestro nel lager di Biala Podlaska

L’ ARTE  DEL  PITTORE  WALTER  LAZZARO
Dalla luce della Capitale al dramma della prigionia

di     A N N A L I S A   V E N D I T T I

Walter Lazzaro - Autoritratto (1955)

La Galleria “Lazzaro by Corsi” di Milano (via Broletto, 29) ha ospitato recentemente la mostra “Ripartire. Roma, Milano. I luoghi dello spazio”.  L’esposizione ha raccolto le opere in cui il pittore Walter Lazzaro (1914-1989) rappresentò le due città della sua vita: Roma e Milano.
 
Degli anni ’30 sono gli olii su tavola che con una pennellata veloce e pastosa immortalano la poesia dei ponti sul Tevere, quando in certe giornate primaverili il cielo si tinge di pudiche sfumature rosate. Dai muraglioni del vecchio fiume, l’Isola Tiberina è un’apparizione sull’acqua, una distesa abbagliante di luce. Le costruzioni, unica forma, sembrano palazzi d’oro. 
La Roma degli anni giovanili di Walter Lazzaro è una città che non nasconde i fasti del suo passato, ma si lascia scrutare anche nella spontaneità delle erbe che crescono tra i gradini bruni del Colosseo o attraverso le volte che introducono all’arena. In un olio su cartone del 1931, la “Basilica di Massenzio”, è forma e colore al tempo stesso nell’amalgamarsi del cromatico incontro tra l’arancio e il verde e l’imponente struttura architettonica.
Walter Lazzaro - Tramonto a Monte Mario (1931)Walter Lazzaro, maestro della luce, lancia su Roma uno sguardo poetico e introspettivo al tempo stesso. In “San Bonaventura sul Palatino” (1932) la Chiesa è immersa nel verde rigoglioso di un natura avvolgente e totalizzante che non si lascia domare. E così, sotto il benevolo auspicio di un cielo ceruleo, ecco apparire l’idillio di una mistica visione.
C’è “Un tramonto a Monte Mario” del 1931 in cui il sopraggiungere della sera sembra sorprendere la campagna circostante in una mistica visione della sera incipiente.
Gli alberi brulli ricordano a chi guarda che presto l’inverno finirà e una nuova alba di luce sorriderà alle cupole della città.

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In occasione de “La giornata della Memoria” verranno
inaugurate, due mostre dedicate ai disegni eseguiti
dal Maestro nel lager di Biala Podlaska

L’ ARTE  DEL  PITTORE  WALTER  LAZZARO
Dalla luce della Capitale al dramma della prigionia

di     A N N A L I S A   V E N D I T T I

Walter Lazzaro - Autoritratto (1955)

La Galleria “Lazzaro by Corsi” di Milano (via Broletto, 29) ha ospitato recentemente la mostra “Ripartire. Roma, Milano. I luoghi dello spazio”.  L’esposizione ha raccolto le opere in cui il pittore Walter Lazzaro (1914-1989) rappresentò le due città della sua vita: Roma e Milano.
 
Degli anni ’30 sono gli olii su tavola che con una pennellata veloce e pastosa immortalano la poesia dei ponti sul Tevere, quando in certe giornate primaverili il cielo si tinge di pudiche sfumature rosate. Dai muraglioni del vecchio fiume, l’Isola Tiberina è un’apparizione sull’acqua, una distesa abbagliante di luce. Le costruzioni, unica forma, sembrano palazzi d’oro. 
La Roma degli anni giovanili di Walter Lazzaro è una città che non nasconde i fasti del suo passato, ma si lascia scrutare anche nella spontaneità delle erbe che crescono tra i gradini bruni del Colosseo o attraverso le volte che introducono all’arena. In un olio su cartone del 1931, la “Basilica di Massenzio”, è forma e colore al tempo stesso nell’amalgamarsi del cromatico incontro tra l’arancio e il verde e l’imponente struttura architettonica.
Walter Lazzaro - Tramonto a Monte Mario (1931)Walter Lazzaro, maestro della luce, lancia su Roma uno sguardo poetico e introspettivo al tempo stesso. In “San Bonaventura sul Palatino” (1932) la Chiesa è immersa nel verde rigoglioso di un natura avvolgente e totalizzante che non si lascia domare. E così, sotto il benevolo auspicio di un cielo ceruleo, ecco apparire l’idillio di una mistica visione.
C’è “Un tramonto a Monte Mario” del 1931 in cui il sopraggiungere della sera sembra sorprendere la campagna circostante in una mistica visione della sera incipiente.
Gli alberi brulli ricordano a chi guarda che presto l’inverno finirà e una nuova alba di luce sorriderà alle cupole della città.

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Walter Lazzaro - Silenzi nell’ombra (1933)

Ne “Le ore calde del Colosseo” (1932) Lazzaro torna a guardare l’imponente bellezza delle rovine che fecero grande la città al tempo dei Cesari. E’ dorata la luce che avvolge le architetture e l’arena. Lì è racchiusa la cocente estate della vita. L’orologio dell’arte ha volutamente fermato le sue lancette, cristallizzandola in un attimo irripetibile.
Non manca al Lazzaro di quegli anni il senso dell’istantaneo, una sorta di poetico “hic et nunc” della vita, evocato per far capire che, ad esempio, quei “Silenzi nell’ombra” del 1933, dinanzi al Colosseo, mai più si ripeteranno. Il cielo indaco di una notte senza tempo s’illumina, d’improvviso. E’ qualche fugace bagliore di lampioni ad infrangere l’incanto delle romantiche tenebre. Allo spettatore di quell’attimo Roma si svela complice ed amante, madre e sposa, figlia e sorella. Femminile senza dubbio è la bellezza di questa città indaffarata a vivere che si racconta in “Campo dei Fiori” (1935) o in via del “Tritone” (1935). Piccole sagome umane, tra i banchi, animano il mercato rionale al severo cospetto della statua di Giordano Bruno, mentre sulla strada che porta a piazza Barberini gli autobus verdi si stagliano sul fondo marrone scuro degli antichi palazzi. Nel 1936 Walter Lazzaro dipinge la piazza del Pantheon e sceglie per farlo una giornata dai colori surreali. I marmi del tempio si tingono di toni rosati e violacei che ritroveremo nell’ultima produzione del Maestro.

Walter Lazzaro - Composizione sul Naviglio (1954)

L’altra città di Lazzaro fu Milano.
Dopo gli anni della prigionia nei campi di Biala Podlaska e Norimberga, Lazzaro si trasferì nel nord e a Milano ebbe uno studio molto apprezzato. Prima che le cosiddette “marine” e i “capanni” sulla spiaggia diventassero i soggetti più ricorrenti della sua arte e quelli che maggiormente lo avrebbero reso celebre presso il grande pubblico, il Maestro, negli anni Cinquanta, dedicò diverse tele agli angoli caratteristici della sua città di adozione.
E’ questa dimensione “cittadina” di Lazzaro, meno nota e finora poco studiata, che la bella mostra “Ripartire. Roma, Milano i luoghi dello spazio” ha raccontato.
Già nei paesaggi Lazzaro sperimentava il suo originale linguaggio pittorico e a saper ben vedere quelle atmosfere urbane non sono poi così lontane dall’approdo metafisico delle cosiddette “marine”.
Nell’essenziale e mistico culto del silenzio tutto ritrova la sua ragione d’essere.
“Ben più difficile – spiegò Walter Lazzaro nel 1964 – doveva essere a quei miei critici di allora scoprirne sia pure in embrione l’identico binario e la medesima poetica”.
 

Walter Lazzaro - Duomo silente (1952) Piazzale Loreto” (1950), “Milano” (1950), “Foro Bonaparte” (1950), descrivono la vita di una città che non si ferma e lavora, con le sue insegne colorate, gli esercizi commerciali aperti, la gente in giro in bicicletta.
Una ieratica atmosfera regna invece nei “Barconi sul Naviglio” (1950), nei “Bastioni di Porta Genova” (1950) o in “Sabbia presso il Naviglio” (1951).

Il Duomo, in un olio su tavola del 1952, completamente immerso nel grigiore di una giornata di nebbia, è una macchia di pace silente che invita ad una mistica riflessione.
La visione della Chiesa di San Marco in una ridente giornata di sole lascia nel quadro l’impressione di un’incantevole apparizione. E poi c’è l’ultimo sguardo alla città: quello che il Maestro lasciò sul cavalletto prima di morire.
Un immenso cielo, in cui la luce cerca di penetrare tra la folta coltre delle nubi rosate, ospita la sagoma, appena visibile, del Duomo.

 
Walter Lazzaro -  Sofferenza (1944)In occasione de “La giornata della Memoria” verranno inaugurate due mostre dedicate ai disegni eseguiti dal Maestro nel lager di Biala Podlaska:
una a Milano, presso la Biblioteca Umanistica dell’Incoronata (corso Garibaldi, 116), visitabile dal 25 gennaio al 22 febbraio, ed un’altra a Pisa, nella Chiesa di Santa Maria della Spina (26 gennaio – 9 febbraio)

“Biala Podlaska n. 55930”, questo il titolo dato a entrambe le esposizioni, racconta attraverso alcune, significative, opere di Lazzaro la sua permanenza nel campo di concentramento (1943-1944).

I disegni, realizzati su poveri supporti e con gli scarsi mezzi che l’artista aveva a sua disposizione, aprono un drammatico squarcio sulla vita quotidiana del prigioniero Lazzaro.

Attraverso i volti dei compagni di baracca e alcune struggenti rappresentazioni il dolore di un’epoca investe lo spettatore, ammonendolo a non dimenticare.

Walter Lazzaro - Le ore calde del Colosseo (1932)

Annalisa Venditti

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