DAL PALCOSCENICO AI CAMPI DI STERMINIO

IL  GIORNO  DELLA  MEMORIA

Oltrepensiero.it vuole proporre ai suoi lettori uno dei brani che all’Archivio dei Diari di Pieve S.Stefano quest’anno hanno scelto per celebrare il Giorno della Memoria. E’ l’inizio del racconto autobiografico di prigionia di Enno Mucchiutti.
Le memorie di Enno Mucchiutti sono state scelte da Adriana Gigli per la Lista d’onore 2006 del Premio Pieve – Banca Toscana e colpiscono per la forza e crudezza delle sofferenze patite, raccontate come un’espiazione da chi si è salvato da una morte atroce, grazie anche alle sue doti canore, ma ha visto morire tanta gente e vive nel ricordo di quegli orrori.

Auschwitz

Avevo sempre avuto l’intenzione di scrivere queste memorie, ma pensavo forse è meglio scordare tutto; ma purtroppo sono rimaste dentro di me dal 1944 ad oggi, vivide, chiare, come fossero successe oggi. Ormai a 85 anni penso sia meglio rimangano come ricordo, il peggior ricordo che una persona possa avere. Un ricordo che mi ha seguito per 59 anni con i segni delle cicatrici delle ferite, ma più triste ancora l’animo scosso, ferito. Ed il pensiero che sempre mi perseguita, il pensiero sempre rivolto a tutti gli amici di sventura mai più tornati, spariti in una nube di fumo; forse quasi una liberazione da quelle orrende sofferenze: mai li ho dimenticati, mai li dimenticherò.

Mi chiamo Enno Mucchiutti, sono nato a Cormons (GO) l’11 maggio 1919 risiedo a Trieste dal 1920, professione artista lirico, studi compiuti presso i Conservatori di Trieste e di Torino. Servizio militare prestato presso i Regg. Fanteria 73° e 92° mobilitati. Dopo l’8 settembre 1943 sbandato e rientrato a Trieste, non ho risposto volutamente ai bandi nazifascisti di arruolamento. Nell’agosto 1944 sono caduto in un rastrellamento, da qui portato nelle carceri di Bertesgaden, di qui sono riuscito a fuggire tentando di rientrare in Italia arrestato (non possedevo nessun documento) portato in carcere a Ranstad e successivamente nelle carceri S.S. di Salisburgo dopo torture ed interrogatori inviato a Monaco con un treno cellulare reinterrogato caricato su di un camion cellulare e sbarcato (era notte fonda) davanti un enorme cancello illuminato a giorno su ambo i lati dei gruppi di SS con enormi cani lupo, sul cancello una scritta ARBEIT MACHT FREI, all’interno si vedevano baracche in legno e regnava un silenzio di morte.

IL  GIORNO  DELLA  MEMORIA

Oltrepensiero.it vuole proporre ai suoi lettori uno dei brani che all’Archivio dei Diari di Pieve S.Stefano quest’anno hanno scelto per celebrare il Giorno della Memoria. E’ l’inizio del racconto autobiografico di prigionia di Enno Mucchiutti.
Le memorie di Enno Mucchiutti sono state scelte da Adriana Gigli per la Lista d’onore 2006 del Premio Pieve – Banca Toscana e colpiscono per la forza e crudezza delle sofferenze patite, raccontate come un’espiazione da chi si è salvato da una morte atroce, grazie anche alle sue doti canore, ma ha visto morire tanta gente e vive nel ricordo di quegli orrori.

Auschwitz

Avevo sempre avuto l’intenzione di scrivere queste memorie, ma pensavo forse è meglio scordare tutto; ma purtroppo sono rimaste dentro di me dal 1944 ad oggi, vivide, chiare, come fossero successe oggi. Ormai a 85 anni penso sia meglio rimangano come ricordo, il peggior ricordo che una persona possa avere. Un ricordo che mi ha seguito per 59 anni con i segni delle cicatrici delle ferite, ma più triste ancora l’animo scosso, ferito. Ed il pensiero che sempre mi perseguita, il pensiero sempre rivolto a tutti gli amici di sventura mai più tornati, spariti in una nube di fumo; forse quasi una liberazione da quelle orrende sofferenze: mai li ho dimenticati, mai li dimenticherò.

Mi chiamo Enno Mucchiutti, sono nato a Cormons (GO) l’11 maggio 1919 risiedo a Trieste dal 1920, professione artista lirico, studi compiuti presso i Conservatori di Trieste e di Torino. Servizio militare prestato presso i Regg. Fanteria 73° e 92° mobilitati. Dopo l’8 settembre 1943 sbandato e rientrato a Trieste, non ho risposto volutamente ai bandi nazifascisti di arruolamento. Nell’agosto 1944 sono caduto in un rastrellamento, da qui portato nelle carceri di Bertesgaden, di qui sono riuscito a fuggire tentando di rientrare in Italia arrestato (non possedevo nessun documento) portato in carcere a Ranstad e successivamente nelle carceri S.S. di Salisburgo dopo torture ed interrogatori inviato a Monaco con un treno cellulare reinterrogato caricato su di un camion cellulare e sbarcato (era notte fonda) davanti un enorme cancello illuminato a giorno su ambo i lati dei gruppi di SS con enormi cani lupo, sul cancello una scritta ARBEIT MACHT FREI, all’interno si vedevano baracche in legno e regnava un silenzio di morte.

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