LA GIORNATA DEL RICORDO

L’intervento del Presidente della Provincia di Viterbo Mazzoli.

Esiste oggi una forte richiesta di verità sulla tragedia delle foibe

esodo

Far emergere tutta la storia, affinché l’Italia possa finalmente andare avanti. Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. La data del 10 febbraio 1947 ricorda infatti il trattato di Parigi che assegnò alla Jugoslavia il territorio occupato nel corso della guerra dall’armata di Tito. Un trattato con cui l’Italia, risalendo dall’abisso del conflitto e del regime fascista, pose le premesse per rientrare nel consesso dei popoli governati dai principi della democrazia e della pacifica convivenza.
Ma la ricostruzione e la rinascita della nuova Italia costarono sacrifici grandissimi. In particolare, gli italiani delle terre d’Istria e di Dalmazia furono colpiti da una violenza cieca e dalla sventura di dover abbandonare case e luoghi familiari. Più di mezzo secolo fa i partigiani di Tito hanno assassinato, gettandoli nelle foibe del Carso, tanti avversari politici o presunti tali, non solo italiani ma soprattutto italiani, in nome dell’odio ideologico e soprattutto nazionalista.
L’Italia non può dimenticare, perché il ricordo è il seme da cui germoglia il futuro. E nel futuro le tragedie passate non devono ripetersi.
Esiste oggi una forte richiesta di verità sulla tragedia delle foibe. Soltanto quando si sarà fatta completa chiarezza, sarà infatti possibile evitare strumentalizzazioni di ogni tipo.
Sbaglia chi, da una parte e dall’altra, soprattutto negli ultimi anni, a decenni di distanza, crede che le vittime siano di una sola parte. Sarebbe sacrilego e blasfemo nei loro confronti, offensivo della dignità umana. I morti non appartengono né all’una né all’altra parte politica. Devono invece appartenere al complesso della coscienza umana, impegnata a non dimenticare per non cadere negli stessi errori. I morti vanno tenuti sempre presenti nel nostro ricordo, non dissepolti per manipolarli o per usarli quali strumenti di una lotta politica che non ha nulla a che vedere con la storia di quelle tragedie, di quei crimini, di quegli anni.
Ben venga perciò ogni occasione di ricordare le vittime; è bene che si parli di quella pagina terribile, che si conosca e si sappia la storia delle foibe, libera però da ogni strumentalizzazione.

Alessandro Mazzoli

L’intervento del Presidente della Provincia di Viterbo Mazzoli.

Esiste oggi una forte richiesta di verità sulla tragedia delle foibe

esodo

Far emergere tutta la storia, affinché l’Italia possa finalmente andare avanti. Dal 2005 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. La data del 10 febbraio 1947 ricorda infatti il trattato di Parigi che assegnò alla Jugoslavia il territorio occupato nel corso della guerra dall’armata di Tito. Un trattato con cui l’Italia, risalendo dall’abisso del conflitto e del regime fascista, pose le premesse per rientrare nel consesso dei popoli governati dai principi della democrazia e della pacifica convivenza.
Ma la ricostruzione e la rinascita della nuova Italia costarono sacrifici grandissimi. In particolare, gli italiani delle terre d’Istria e di Dalmazia furono colpiti da una violenza cieca e dalla sventura di dover abbandonare case e luoghi familiari. Più di mezzo secolo fa i partigiani di Tito hanno assassinato, gettandoli nelle foibe del Carso, tanti avversari politici o presunti tali, non solo italiani ma soprattutto italiani, in nome dell’odio ideologico e soprattutto nazionalista.
L’Italia non può dimenticare, perché il ricordo è il seme da cui germoglia il futuro. E nel futuro le tragedie passate non devono ripetersi.
Esiste oggi una forte richiesta di verità sulla tragedia delle foibe. Soltanto quando si sarà fatta completa chiarezza, sarà infatti possibile evitare strumentalizzazioni di ogni tipo.
Sbaglia chi, da una parte e dall’altra, soprattutto negli ultimi anni, a decenni di distanza, crede che le vittime siano di una sola parte. Sarebbe sacrilego e blasfemo nei loro confronti, offensivo della dignità umana. I morti non appartengono né all’una né all’altra parte politica. Devono invece appartenere al complesso della coscienza umana, impegnata a non dimenticare per non cadere negli stessi errori. I morti vanno tenuti sempre presenti nel nostro ricordo, non dissepolti per manipolarli o per usarli quali strumenti di una lotta politica che non ha nulla a che vedere con la storia di quelle tragedie, di quei crimini, di quegli anni.
Ben venga perciò ogni occasione di ricordare le vittime; è bene che si parli di quella pagina terribile, che si conosca e si sappia la storia delle foibe, libera però da ogni strumentalizzazione.

Alessandro Mazzoli

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