PARLIAMONE…

Oggi tutto va a rotoli, anche nella società non c’è più rispetto per l’uomo
e se non si rispetta l’uomo non si è capaci di rispettare neanche se stessi

L  A    S  I  N  D  R  O  M  E    D  E  L  L  A    P  A  G  I  N  A    B  I  A  N  C  A  

di    R E N O   B R O M U R O

Pagina biannca - immagine tratta da zaritmac.splinder.com

Non so quante volte anche a voi è accaduto di avere la pagina bianca davanti, la testa piena di cose da dire e non riuscite a scrivere nemmeno un punto perché siete in balia della “sindrome della pagina bianca”.

Io sto vivendo questo fenomeno. Sono bastate un paio di settimane in ospedale che al ritorno vedo che sono stato dimenticato, qualcuno mi ha cancellato finanche  dalla ML. Non parliamo dei premi banditi all’inizio dell’anno «Premio Renato Milleri – Remil – “Poeta dell’anno”. Sono stati cancellati finanche tutti i voti ricevuti dai concorrenti dal sito di “Poetilandia.com”.
Al Premio Arden Borghi Santucci “Una poesia d’Amore” su diciotto concorrenti abbiamo ricevuto sei o sette voti per ogni puntata e alla finalissima ancora di meno, che cosa è accaduto? E’ questa la mia “sindrome della pagina bianca” perché mi frullano in testa tanti di quei pensieri!… Penso all’onestà con cui questi due concorsi letterari sono stati creati e portati avanti per combattere “Il Racket dell’Arte” , per difendere il poeta dalla prese in giro delle organizzazioni i cui concorsi sono banditi quando è già stato deciso il vincitore: “Evviva quei concorsi” e tutti i concorrenti! Il Poeta vuole essere turlupinato altrimenti come farebbe a trovare la sofferenza per creare? Oggi non c’è più il Vate, eccetto qualcuno che veramente riempie l’anima del lettore con le sue creazioni, che si guarda intorno e scrive la sofferenza degli altri trasfigurata in Arte, dopo averla fatta sua.
Sono demoralizzato, davanti a questa pagina bianca! Ho buttato a mare settanta anni di vita cui quaranta dedicati alla lotta contro “Il Racket dell’Arte” in difesa dei giovani o comunque nuovi autori, valorizzandoli nel giusto merito, sono felice di averlo fatto e grato a coloro che veramente hanno creduto in me, gli altri che facciano la fine che si sono imposti di fare.
Oggi tutto va a rotoli, anche nella società non c’è più rispetto per l’uomo e se non si rispetta l’uomo non si è capaci di rispettare neanche se stessi. Ed ecco che dalla “Pagina bianca” saltano al posto dei pensieri immagini del passato anche recente.
Ma mi soffermerò a parlarvi di un uomo: Armando Rositani.
Il primo contatto con Armando Rositani lo ebbi appena chiuso la stagione teatrale del 1971/72, tramite un’allieva della mia Scuola di Recitazione «I Corinti», che un commediografo romano fece venire da Bari. Carla era una bravissima allieva e al debutto riscosse anche un suo personale plauso, interpretava un personaggio difficile, una tossicodipendente che per difendere il suo uomo finge di aver perduto la memoria. Dicevo il primo impatto lo avemmo con un articolo pubblicato su «La Voce Nuova della Regione» diretto, appunto da Armando.
Armando Rositani aveva l’attitudine del giornalista e quella di trovarsi a suo agio quando era alle prese con la pagina bianca e i Titoli che dicessero tutto. Anzi, egli, a tu per tu con la pagina bianca, riceveva una sorta di scarica di adrenalina che tendeva ad accentuare le sue qualità spingendolo a dare il massimo di sé.  Psicologicamente l’essere a tu per tu con il materiale da inserire era il momento più atteso del lavoro di preparazione. Il giornalista lavora in attesa di quel momento: il quale diventa anche una specie di sfida, di atto liberatorio, come gli ultimi cento metri d’una massacrante maratona.

segue …>>

Oggi tutto va a rotoli, anche nella società non c’è più rispetto per l’uomo
e se non si rispetta l’uomo non si è capaci di rispettare neanche se stessi

L  A    S  I  N  D  R  O  M  E    D  E  L  L  A    P  A  G  I  N  A    B  I  A  N  C  A  

di    R E N O   B R O M U R O

Pagina biannca - immagine tratta da zaritmac.splinder.com

Non so quante volte anche a voi è accaduto di avere la pagina bianca davanti, la testa piena di cose da dire e non riuscite a scrivere nemmeno un punto perché siete in balia della “sindrome della pagina bianca”.

Io sto vivendo questo fenomeno. Sono bastate un paio di settimane in ospedale che al ritorno vedo che sono stato dimenticato, qualcuno mi ha cancellato finanche  dalla ML. Non parliamo dei premi banditi all’inizio dell’anno «Premio Renato Milleri – Remil – “Poeta dell’anno”. Sono stati cancellati finanche tutti i voti ricevuti dai concorrenti dal sito di “Poetilandia.com”.
Al Premio Arden Borghi Santucci “Una poesia d’Amore” su diciotto concorrenti abbiamo ricevuto sei o sette voti per ogni puntata e alla finalissima ancora di meno, che cosa è accaduto? E’ questa la mia “sindrome della pagina bianca” perché mi frullano in testa tanti di quei pensieri!… Penso all’onestà con cui questi due concorsi letterari sono stati creati e portati avanti per combattere “Il Racket dell’Arte” , per difendere il poeta dalla prese in giro delle organizzazioni i cui concorsi sono banditi quando è già stato deciso il vincitore: “Evviva quei concorsi” e tutti i concorrenti! Il Poeta vuole essere turlupinato altrimenti come farebbe a trovare la sofferenza per creare? Oggi non c’è più il Vate, eccetto qualcuno che veramente riempie l’anima del lettore con le sue creazioni, che si guarda intorno e scrive la sofferenza degli altri trasfigurata in Arte, dopo averla fatta sua.
Sono demoralizzato, davanti a questa pagina bianca! Ho buttato a mare settanta anni di vita cui quaranta dedicati alla lotta contro “Il Racket dell’Arte” in difesa dei giovani o comunque nuovi autori, valorizzandoli nel giusto merito, sono felice di averlo fatto e grato a coloro che veramente hanno creduto in me, gli altri che facciano la fine che si sono imposti di fare.
Oggi tutto va a rotoli, anche nella società non c’è più rispetto per l’uomo e se non si rispetta l’uomo non si è capaci di rispettare neanche se stessi. Ed ecco che dalla “Pagina bianca” saltano al posto dei pensieri immagini del passato anche recente.
Ma mi soffermerò a parlarvi di un uomo: Armando Rositani.
Il primo contatto con Armando Rositani lo ebbi appena chiuso la stagione teatrale del 1971/72, tramite un’allieva della mia Scuola di Recitazione «I Corinti», che un commediografo romano fece venire da Bari. Carla era una bravissima allieva e al debutto riscosse anche un suo personale plauso, interpretava un personaggio difficile, una tossicodipendente che per difendere il suo uomo finge di aver perduto la memoria. Dicevo il primo impatto lo avemmo con un articolo pubblicato su «La Voce Nuova della Regione» diretto, appunto da Armando.
Armando Rositani aveva l’attitudine del giornalista e quella di trovarsi a suo agio quando era alle prese con la pagina bianca e i Titoli che dicessero tutto. Anzi, egli, a tu per tu con la pagina bianca, riceveva una sorta di scarica di adrenalina che tendeva ad accentuare le sue qualità spingendolo a dare il massimo di sé.  Psicologicamente l’essere a tu per tu con il materiale da inserire era il momento più atteso del lavoro di preparazione. Il giornalista lavora in attesa di quel momento: il quale diventa anche una specie di sfida, di atto liberatorio, come gli ultimi cento metri d’una massacrante maratona.

segue …>>

Quella dote iniziale lo portava a risultati diversi a seconda di come avrebbe voluto utilizzare o condizionare, o arricchire con la sicurezza della sua esperienza.
Nel momento in cui vedeva la bozza della pagina cui aveva dato tutto, sentiva che l’essere umano e la pagina stampata non erano più due entità separate ma formavano un tuttuno, una sola «anima», capace di ricevere e di rilanciare la comunicazione.
Si capisce anche che questo fenomeno era da interpretare. Importante era precisare che non bisognava lasciarsi abbattere se ci scappava un refuso,non era un orrore ma che occorreva saperlo «possedere» e dominare, affinché non accadesse la prossima volta.
Questo pensiero mi ha spinto ancora di più tra le braccia inesorabili della ”Sindrome della pagina bianca” perché con la scrittura elettronica, mailing list o e-mail non ci si capisce più; l’amicizia rimane ricordo di una e-mail, massimo due; i progetti vengono dimenticati, le promesse rimangiate così ci ritroviamo sempre più soli, forse come non mai. Perciò se vogliamo continuare a sentirci uomo fra gli uomini stiamo attenti alle promesse, se le facciamo che siano fisse nella nostra mente per essere mantenute e non dimenticate appena colui o colei cui le abbiamo fatte si allontana per due settimane per sapere che cosa ha la sua salute e al ritorno a casa trova il vuoto dell’ipocrisia: pensiamoci prima di promettere!

Reno Bromuro

mikronet

Lascia un commento