DIFENDERE LA DEMOCRAZIA ED IL RISPETTO DEI DIRITTI CIVILI

In Campania, all’interno un’area di 40.000 ettrari di terreno irriguo,
dove sopravvivono 15.000 aziende agricole, soggetta ad osai di
protezione fanistica, nonostante le sentenze dei tribunali si vorrebbe
far sorgere una discarica che nessuno vuole.

U N   P A R A D I S O   B U C O L I C O   A   R I S C H I O

di     A l e s s a n d r o    R i z z o

Oasi

Una piana potrebbe trasformarsi in uno spazio inquinato e inquinante, dove un’enorme discarica potrebbe distruggere una storica area, protetta da leggi internazionali in quanto considerata “oasi di protezione faunistica”. Stiamo parlando della Piana del Sele (Campania), che prende il nome dall’omonimo fiume, che nel suo corso irriga 40.000 ettari di terreno agricolo e grazie a cui oggi sopravvivono 15.000 aziende agricole, che sarebbero destinate a chiudere immediatamente in quanto l’acqua trasportata dal fiume sarebbe soggetta a un’elevata presenza di elementi inquinanti. Le autorità giudiziarie hanno espresso il parere negativo alla possibilità di edificare la discarica in questa località, e, precisamente, nelle vicinanze e adiacenze di un comune di 4.000 abitanti, Serre (Salerno).
Non è la sindrome del nimby, ossia l’opporsi a qualsiasi tipo di intervento nella propria area particolare, quella che ha determinato un’azione lunga e protratta di protesta delle residenti e dei residenti di questa zona, ma il dovere civico di opporsi a una decisione che apporterebbe alto nocumento a valori iscritti nella nostra Costituzione, ossia la tutela e la difesa del patrimonio ambientale nostrano.
 
da www.sereperlavita.itA venire meno, comunque, è il rispetto di un principio che sempre maggiormente sembra declinare di fronte alle spinte decretate da interessi privati e di guadagni non indifferenti, soprattutto per chi è autore di interventi edilizi invasivi: la preservazione dell’ambiente e il rispetto della vita delle persone, del loro benessere, della loro futura convivenza civile.
A determinare una maggiore preoccupazione per il caso concerne l’assenza di risposte e di intervento da parte delle istituzioni, la mancanza di una presa di posizione chiara dei commissariati per l’emergenza dei rifiuti, per la protezione civile, nonché la mancanza di informazione su quanto stia accadendo in questa terra di delizie bucoliche, paradiso terrestre ormai dai tempi contati.

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In Campania, all’interno un’area di 40.000 ettrari di terreno irriguo,
dove sopravvivono 15.000 aziende agricole, soggetta ad osai di
protezione fanistica, nonostante le sentenze dei tribunali si vorrebbe
far sorgere una discarica che nessuno vuole.

U N   P A R A D I S O   B U C O L I C O   A   R I S C H I O

di     A l e s s a n d r o    R i z z o

Oasi

Una piana potrebbe trasformarsi in uno spazio inquinato e inquinante, dove un’enorme discarica potrebbe distruggere una storica area, protetta da leggi internazionali in quanto considerata “oasi di protezione faunistica”. Stiamo parlando della Piana del Sele (Campania), che prende il nome dall’omonimo fiume, che nel suo corso irriga 40.000 ettari di terreno agricolo e grazie a cui oggi sopravvivono 15.000 aziende agricole, che sarebbero destinate a chiudere immediatamente in quanto l’acqua trasportata dal fiume sarebbe soggetta a un’elevata presenza di elementi inquinanti. Le autorità giudiziarie hanno espresso il parere negativo alla possibilità di edificare la discarica in questa località, e, precisamente, nelle vicinanze e adiacenze di un comune di 4.000 abitanti, Serre (Salerno).
Non è la sindrome del nimby, ossia l’opporsi a qualsiasi tipo di intervento nella propria area particolare, quella che ha determinato un’azione lunga e protratta di protesta delle residenti e dei residenti di questa zona, ma il dovere civico di opporsi a una decisione che apporterebbe alto nocumento a valori iscritti nella nostra Costituzione, ossia la tutela e la difesa del patrimonio ambientale nostrano.
 
da www.sereperlavita.itA venire meno, comunque, è il rispetto di un principio che sempre maggiormente sembra declinare di fronte alle spinte decretate da interessi privati e di guadagni non indifferenti, soprattutto per chi è autore di interventi edilizi invasivi: la preservazione dell’ambiente e il rispetto della vita delle persone, del loro benessere, della loro futura convivenza civile.
A determinare una maggiore preoccupazione per il caso concerne l’assenza di risposte e di intervento da parte delle istituzioni, la mancanza di una presa di posizione chiara dei commissariati per l’emergenza dei rifiuti, per la protezione civile, nonché la mancanza di informazione su quanto stia accadendo in questa terra di delizie bucoliche, paradiso terrestre ormai dai tempi contati.

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sgombero di un sit-in contro la discarica di Serre

Nonostante esista una sentenza chiara da parte dell’autorità giudiziaria, e precisamente da parte della prima sezione civile del Tribunale di Salerno, il permesso di edificazione della discarica è ancora presente sul tavolo delle autorità competenti, mentre la cittadinanza di Serre, costituitasi in un Comitato di difesa dell’area paesaggistica del luogo, “Serre per la vita” è il suo nome, si è mobilitata seguendo il percorso della legalità, dimostrando e manifestando con diversi sit-in e azioni di resistenza nonviolenta.
Il 14 marzo scorso la polizia ha caricato i manifestanti, nella stessa dimensione che avevamo già potuto vedere nelle freddi notti dello scorso inverno 2005, dove le forze dell’ordine hanno “sgomberato”, con metodi non certamente dei più civili, il presidio dei comitati No-TAV.
E’ opportuno un intervento da parte delle istituzioni, atto a rimuovere questo stato di incertezza del diritto e utile a rispettare la sentenza del Tribunale, che considera inidoneo il luogo per ospitare una costruzione di quella portata e con quella funzione.
 
No alla discaricaSarebbe un ulteriore sfregio al rispetto delle autonomie dei vari organi dello stato, in questo caso quello del potere giudiziario, già da tempo leso in diverse occasioni della storia della Repubblica Italiana da parte di organi amministrativi di vario ordine e grado, se le autorità governative del territorio, quella regionale, quella provinciale e quella comunale, permettessero l’avvio dei lavori di costruzione della grande discarica: un precedente di tale portata verrebbe considerato in futuro come riferimento per azioni di prevaricazione nei riguardi del rispetto della legge, base fondante della convivenza civile e sociale ed elemento principe di tutela della vita dell’umanità, della cittadinanza e dell’ambiente, di uno sviluppo partecipato e sostenibile.

Se vogliamo difendere la democrazia e il rispetto dei diritti civili non possiamo tollerare un simile pericolo, ma cercare di diffondere una consapevolezza generale e diffusa di opposizione alla logica nefasta della tracotanza e della legge del più forte sul più debole.

 

Alessandro Rizzo

mikronet

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