ERO APPENA GIUNTO . . .

…se ti sentivi sola
quando avresti voluto compagnia
se dovevi stare zitta                                                  
quando avevi voglia di cantare
a me ti stringevi e con voce dolorosa
dicevi: «nasci presto che la vita è bella»    >>>

L A   F E S T A   D E L L A   M A M M A

di    R e n o   B r o m u r o

Anna Jarvis

13 maggio 2007, Festa della Mamma. Una festività entrata nella tradizione di prepotenza, ma ci siamo domandati come e quando è nata? Questa ricorrenza, proposta da  Anna Jarvis, vide la luce a Philadelphia nel 1907. E dopo sette lunghi anni, vale a dire nel 1914 il Presidente degli U.S.A Wilson con una delibera del Congresso ha ufficializzato di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come pubblica confessione d’amore e gratitudine per le madri del Paese.

La festa, poi, si è diffusa in molti Paesi del mondo; anche se non in tutti è festeggiata nello stesso giorno. L’Italia ha adottato la data americana, la Norvegia la celebra la seconda domenica di Febbraio, l’Argentina la seconda di Ottobre; la Francia la festa della mamma la celebra l’ultima domenica di maggio ed è festeggiata come compleanno della famiglia.
E vi siete mai domandati perché Anna Jarvis, per festeggiare la Mamma ha scelto il mese di Maggio? Perché l’ha voluta legare alle rose, fiori dell’amore, maggio, infatti, è considerato, tradizionalmente, il mese dei fiori.
Nella Roma antica si onora maggio «festeggiandolo» per un’intera settimana, che chiamano «Floralie» perché dedicata a Flora, dea dei fiori. Nello stesso periodo, anche gli umbri festeggiano in maggio Feronia la loro dea dei fiori.
Tra i fiori che i romani amano di più ci sono appunto le rose, che coltivano e usano anche per la marmellata, profumare il vino e far piovere i petali sugli invitati durante i banchetti.
Una tradizione, che vige ancora ai giorni nostri; infatti, nel mese di maggio si tengono diverse feste legate ai fiori: in Francia regalano mughetti alle donne che rappresentano, nel linguaggio dei fiori:la serenità; in Olanda i fiori per eccellenza sono i tulipani, gli austriaci stravedono per i narcisi, che in questo mese sono usati per ornare alcuni animali domestici come cani, gatti e cavalli.

rosaMa torniamo al discorso iniziale: alla rosa. La Rosa, il fiore che rappresenta la semplicità e la bellezza, la rosa che ebbe il suo nome e il canto da Rostand, è il fiore dedicato anche alla Madonna, come il mese. Anna Jarvis di Philadelphia dovette pensare che fosse giusto, che insieme con la mamma di Gesù si festeggiassero tutte le mamme del mondo.
Nessuno osa negare il valore della maternità. Ma andiamo oltre la romanità, e scandagliamo un poco nella preistoria; scopriamo che in quel periodo si celebra la «Grande Madre», simbolo di fertilità. I Greci, alcuni secoli prima della nascita di Cristo, già dedicano alle loro madri un giorno dell’anno, festeggiando in onore della dea Rea, madre di tutti gli Dei. Per i Romani la madre di tutte le mamme è Cibele, festeggiata, come ho già detto per una settimana intera e la dedicano anche alla primavera. Nel Diciassettesimo secolo in Inghilterra comincia a diffondersi questa tradizione, che coincide con la quarta domenica di Quaresima. Poi detta usanza è stata trasferita nel culto della Madonna, madre di Gesù e celebrata dalla religione cristiana nel mese di maggio. 
I fiori sono destinati a testimoniare l’affetto e la riconoscenza dei figli, anche se le mamme si accontentano di poco: del loro affetto, oppure di una sola rosa o di un bacio dato anche di sfuggita, visto la velocità che ha intrapreso la vita contemporanea.
Nella sua crescita progressiva,  ogni bambino trova nella mamma un punto di riferimento cui domandare aiuto, amicizia, protezione. Oggi moltissime mamme alternano la loro vita fra la cura dei figli, le numerose occupazioni domestiche, il lavoro… e, nonostante tutto non chiedono mai un ringraziamento. La parola mamma, dice una canzone napoletana di qualche decennio fa: «è il doppio bacio delle labbra». Se ricordo bene la cantava Aurelio Fierro. Mamma nome affettuoso che indica chi ci dà la vita, è simile in tutte le lingue ed evoca sicurezza e tenerezza.
In Italia, popolo di mammoni, dove la maggior parte dei figli abbandona il nido solo dopo i trent’anni, la figura della mamma è sacra, soprattutto per i figli maschi, che rimangono legati a lei anche dopo che si sono sposati ed hanno a loro volta figli, e qualcuno anche i nipoti.
Ultimamente, però, le mamme vivono una crisi di identità; è sempre più raro che di «mamma ce ne sia una sola»; non solo perché la scienza ha superato le barriere della natura, facendo nascere figli in provetta e creando mamme ultrasessantenni, ma anche per la piega che ha preso la solidità del matrimonio: si divorzia facilmente e i bambini hanno più di una mamma, oltre a quella naturale.
L’augurio è che la Mamma ritorni ad essere una sola, che prima di divorziare si pensi cento, mille volte ai figli: i soli che soffrono della crudele realtà.
Sta alla donna con la sua dolcezza, con la sua forza, con la sua abitudine, con la sua natura di mamma ad essere sempre la mamma.

…se ti sentivi sola
quando avresti voluto compagnia
se dovevi stare zitta                                                  
quando avevi voglia di cantare
a me ti stringevi e con voce dolorosa
dicevi: «nasci presto che la vita è bella»    >>>

L A   F E S T A   D E L L A   M A M M A

di    R e n o   B r o m u r o

Anna Jarvis

13 maggio 2007, Festa della Mamma. Una festività entrata nella tradizione di prepotenza, ma ci siamo domandati come e quando è nata? Questa ricorrenza, proposta da  Anna Jarvis, vide la luce a Philadelphia nel 1907. E dopo sette lunghi anni, vale a dire nel 1914 il Presidente degli U.S.A Wilson con una delibera del Congresso ha ufficializzato di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come pubblica confessione d’amore e gratitudine per le madri del Paese.

La festa, poi, si è diffusa in molti Paesi del mondo; anche se non in tutti è festeggiata nello stesso giorno. L’Italia ha adottato la data americana, la Norvegia la celebra la seconda domenica di Febbraio, l’Argentina la seconda di Ottobre; la Francia la festa della mamma la celebra l’ultima domenica di maggio ed è festeggiata come compleanno della famiglia.
E vi siete mai domandati perché Anna Jarvis, per festeggiare la Mamma ha scelto il mese di Maggio? Perché l’ha voluta legare alle rose, fiori dell’amore, maggio, infatti, è considerato, tradizionalmente, il mese dei fiori.
Nella Roma antica si onora maggio «festeggiandolo» per un’intera settimana, che chiamano «Floralie» perché dedicata a Flora, dea dei fiori. Nello stesso periodo, anche gli umbri festeggiano in maggio Feronia la loro dea dei fiori.
Tra i fiori che i romani amano di più ci sono appunto le rose, che coltivano e usano anche per la marmellata, profumare il vino e far piovere i petali sugli invitati durante i banchetti.
Una tradizione, che vige ancora ai giorni nostri; infatti, nel mese di maggio si tengono diverse feste legate ai fiori: in Francia regalano mughetti alle donne che rappresentano, nel linguaggio dei fiori:la serenità; in Olanda i fiori per eccellenza sono i tulipani, gli austriaci stravedono per i narcisi, che in questo mese sono usati per ornare alcuni animali domestici come cani, gatti e cavalli.

rosaMa torniamo al discorso iniziale: alla rosa. La Rosa, il fiore che rappresenta la semplicità e la bellezza, la rosa che ebbe il suo nome e il canto da Rostand, è il fiore dedicato anche alla Madonna, come il mese. Anna Jarvis di Philadelphia dovette pensare che fosse giusto, che insieme con la mamma di Gesù si festeggiassero tutte le mamme del mondo.
Nessuno osa negare il valore della maternità. Ma andiamo oltre la romanità, e scandagliamo un poco nella preistoria; scopriamo che in quel periodo si celebra la «Grande Madre», simbolo di fertilità. I Greci, alcuni secoli prima della nascita di Cristo, già dedicano alle loro madri un giorno dell’anno, festeggiando in onore della dea Rea, madre di tutti gli Dei. Per i Romani la madre di tutte le mamme è Cibele, festeggiata, come ho già detto per una settimana intera e la dedicano anche alla primavera. Nel Diciassettesimo secolo in Inghilterra comincia a diffondersi questa tradizione, che coincide con la quarta domenica di Quaresima. Poi detta usanza è stata trasferita nel culto della Madonna, madre di Gesù e celebrata dalla religione cristiana nel mese di maggio. 
I fiori sono destinati a testimoniare l’affetto e la riconoscenza dei figli, anche se le mamme si accontentano di poco: del loro affetto, oppure di una sola rosa o di un bacio dato anche di sfuggita, visto la velocità che ha intrapreso la vita contemporanea.
Nella sua crescita progressiva,  ogni bambino trova nella mamma un punto di riferimento cui domandare aiuto, amicizia, protezione. Oggi moltissime mamme alternano la loro vita fra la cura dei figli, le numerose occupazioni domestiche, il lavoro… e, nonostante tutto non chiedono mai un ringraziamento. La parola mamma, dice una canzone napoletana di qualche decennio fa: «è il doppio bacio delle labbra». Se ricordo bene la cantava Aurelio Fierro. Mamma nome affettuoso che indica chi ci dà la vita, è simile in tutte le lingue ed evoca sicurezza e tenerezza.
In Italia, popolo di mammoni, dove la maggior parte dei figli abbandona il nido solo dopo i trent’anni, la figura della mamma è sacra, soprattutto per i figli maschi, che rimangono legati a lei anche dopo che si sono sposati ed hanno a loro volta figli, e qualcuno anche i nipoti.
Ultimamente, però, le mamme vivono una crisi di identità; è sempre più raro che di «mamma ce ne sia una sola»; non solo perché la scienza ha superato le barriere della natura, facendo nascere figli in provetta e creando mamme ultrasessantenni, ma anche per la piega che ha preso la solidità del matrimonio: si divorzia facilmente e i bambini hanno più di una mamma, oltre a quella naturale.
L’augurio è che la Mamma ritorni ad essere una sola, che prima di divorziare si pensi cento, mille volte ai figli: i soli che soffrono della crudele realtà.
Sta alla donna con la sua dolcezza, con la sua forza, con la sua abitudine, con la sua natura di mamma ad essere sempre la mamma.

ERO APPENA GIUNTO                       

Ero appena giunto dove s’annida lo spermatozoo
che mi dicesti: ama la vita e cresci sano e forte.
Ogni giorno mi decantavi la vita,
ma la voce come pianto giungeva.

Se tuo marito rincasava ubriaco
se non avevi pane da masticare
se non avevi aria per respirare
se ti sentivi sola
quando avresti voluto compagnia
se dovevi stare zitta                                                  
quando avevi voglia di cantare
a me ti stringevi e con voce dolorosa
dicevi:«nasci presto che la vita è bella».
Mi attaccai alla vita perché lo volesti
e non mi ribellai nemmeno quando
con il latte d’asina mi nutristi:
perché crescessi sano e forte
                 eri pronta a tutto.
Ti addossasti il dolore della vita
per darmi solo la parte più bella
ma i giorni di fame furono eterni.

In compenso venne tanta compagnia.

Pensando…
quel giorno che il film volevo girare
impiccando uno dei fratelli ti grido:
grazie per aver alzato gli occhi dal ricamo.

Ama la vita, dicevi. E l’amo…
Ma vivo la fanciullezza negata
e solo dolore oggi è mio compagno.

domenica 13 maggio 2007  

                                                  © – Reno Bromuro

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