II° EDIZIONE DEL MULTICULTURALE ROOTS COLOURS FESTIVAL

Castello di RoccarespampaniCastello di Roccarespampani (Viterbo)
18-19-20 maggio 2007
Biglietto 12 euro per tre giorni, domenica free entry

http://www.rootscoloursfestival.com/

Tre giorni in un luogo incantato tra la natura della Maremma Laziale, nel territorio di Monte Romano tra Tuscania e Tarquinia, in provincia di Viterbo. 
Tre giorni in un Castello del ‘600 immerso in una tenuta di 26 ettari, dove è possibile lasciare la propria auto e campeggiare liberamente con tutte le strutture ad hoc. Ma soprattutto, tre giorni per ascoltare musica, seguire dibattiti, assistere a installazioni artistiche, mostre e godersi i molti ristori di cucina etnica.

ROUTS COLOURS FESTIVALTutto rigorosamente all’insegna della multietnicità. Perché il “Roots Colours Festival”, quest’anno alla sua seconda edizione e organizzato dall’Associazione culturale “Luna Piena”, ha l’obiettivo, recuperando la sua originaria ricchezza paesaggistica, naturale e archeologica, di confrontarsi con le diverse culture ormai sempre più presenti grazie ai flussi migratori di altri Paesi. Il Festival si fa promotore insomma di una possibile e creativa integrazione tra le varie culture presenti nel territorio, specchio comunque di una realtà nazionale e globale.
Dalla riscoperta dell’antica cultura etrusca fino alle performances, la musica e l’arte culinaria, il “Roots Colours” esalta l’importanza della contaminazione tra diversi popoli ed etnie potenziandone il pacifico confronto.

Nella musica perciò, la scelta è coerentemente ricaduta su quei gruppi che realizzano contaminazioni sonore, facendone il loro punto di forza e ricerca. Fenomeno ormai noto col nome di Word Music, poiché crea fusioni tra musica tradizionale, hip pop, elettronica.

Tra gli ospiti più attesi Ranking Joe Feat. Lo stile più immediato del reggae, legato alle dancehall più infuocate, un sound che viene da lontano, dalle dances prima che esistesse il reggae e cresce fino ai sing-jay style o hardcore raggae attuali. In mezzo tanta storia: da una costola USA del deejay style jamaicano nascono addirittura il rap e poi l’hip-hop, generi che lo superano in popolarità e contaminano le culture musicali di tutto il mondo.
E poi i Derya & Sana Bana Band, la cui musica si può far risalire alla tradizione dei trovatori dell’Anatolia. Le composizioni si allargano ben al di là dal background locale, nella ricerca consapevole di un collegamento alle forme moderne, in un ambito deliberatamente cosmopolita. E dunque non è una sorpresa che in molte delle sue canzoni si facciano sentire reminescenze della musica classica e folk europea, come il Flamenco, la Salsa e altri stili spagnoli.
Infine tra i grandi, sarà attesissimo Francesco Bruno, chitarrista e compositore di incontestabile talento ed eclettismo, ormai al suo settimo album come solista, parte da una formazione jazz elettrico negli anni ’70 per approdare nel decennio successivo a collaborare con Teresa De Sio e Brian Eno, componendo anche grandi successi ever green come “Voglia e turnà”. Negli anni a seguire collabora con artisti di tutto il mondo, nel suo ultimo lavoro “Huacapù” narra la controversa storia dell’America Latina, riletta dalle popolazioni indigene originarie, tanto i testi quanto le sonorità si mescolano in un sound unico che solo Francesco Bruno sa creare.
segue …>>

Castello di RoccarespampaniCastello di Roccarespampani (Viterbo)
18-19-20 maggio 2007
Biglietto 12 euro per tre giorni, domenica free entry

http://www.rootscoloursfestival.com/

Tre giorni in un luogo incantato tra la natura della Maremma Laziale, nel territorio di Monte Romano tra Tuscania e Tarquinia, in provincia di Viterbo. 
Tre giorni in un Castello del ‘600 immerso in una tenuta di 26 ettari, dove è possibile lasciare la propria auto e campeggiare liberamente con tutte le strutture ad hoc. Ma soprattutto, tre giorni per ascoltare musica, seguire dibattiti, assistere a installazioni artistiche, mostre e godersi i molti ristori di cucina etnica.

ROUTS COLOURS FESTIVALTutto rigorosamente all’insegna della multietnicità. Perché il “Roots Colours Festival”, quest’anno alla sua seconda edizione e organizzato dall’Associazione culturale “Luna Piena”, ha l’obiettivo, recuperando la sua originaria ricchezza paesaggistica, naturale e archeologica, di confrontarsi con le diverse culture ormai sempre più presenti grazie ai flussi migratori di altri Paesi. Il Festival si fa promotore insomma di una possibile e creativa integrazione tra le varie culture presenti nel territorio, specchio comunque di una realtà nazionale e globale.
Dalla riscoperta dell’antica cultura etrusca fino alle performances, la musica e l’arte culinaria, il “Roots Colours” esalta l’importanza della contaminazione tra diversi popoli ed etnie potenziandone il pacifico confronto.

Nella musica perciò, la scelta è coerentemente ricaduta su quei gruppi che realizzano contaminazioni sonore, facendone il loro punto di forza e ricerca. Fenomeno ormai noto col nome di Word Music, poiché crea fusioni tra musica tradizionale, hip pop, elettronica.

Tra gli ospiti più attesi Ranking Joe Feat. Lo stile più immediato del reggae, legato alle dancehall più infuocate, un sound che viene da lontano, dalle dances prima che esistesse il reggae e cresce fino ai sing-jay style o hardcore raggae attuali. In mezzo tanta storia: da una costola USA del deejay style jamaicano nascono addirittura il rap e poi l’hip-hop, generi che lo superano in popolarità e contaminano le culture musicali di tutto il mondo.
E poi i Derya & Sana Bana Band, la cui musica si può far risalire alla tradizione dei trovatori dell’Anatolia. Le composizioni si allargano ben al di là dal background locale, nella ricerca consapevole di un collegamento alle forme moderne, in un ambito deliberatamente cosmopolita. E dunque non è una sorpresa che in molte delle sue canzoni si facciano sentire reminescenze della musica classica e folk europea, come il Flamenco, la Salsa e altri stili spagnoli.
Infine tra i grandi, sarà attesissimo Francesco Bruno, chitarrista e compositore di incontestabile talento ed eclettismo, ormai al suo settimo album come solista, parte da una formazione jazz elettrico negli anni ’70 per approdare nel decennio successivo a collaborare con Teresa De Sio e Brian Eno, componendo anche grandi successi ever green come “Voglia e turnà”. Negli anni a seguire collabora con artisti di tutto il mondo, nel suo ultimo lavoro “Huacapù” narra la controversa storia dell’America Latina, riletta dalle popolazioni indigene originarie, tanto i testi quanto le sonorità si mescolano in un sound unico che solo Francesco Bruno sa creare.
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APPROFONDIMENTI E SCHEDE SUGLI ARTISTI

Chitarre fuori dal tempo, è un progetto dell’associazione culturale En To Pan iniziato nel 1998. Chitarre fuori dal tempo si propone di valorizzare e divulgare la cultura della chitarra, lo strumento più rappresentativo dell’area mediterranea, in cui l’Italia assume un ruolo privilegiato, rappresentandolo nei suoi vari volti. Passando dalla classica al flamenco, al jazz, la chitarra, nell’era del computer, si è arricchita di esperienze che ne hanno ampliato il linguaggio e di conseguenza il bagaglio tecnico. Chitarre Fuori dal Tempo è stata realizzata per la prima volta il 12 maggio del 2000 al Teatro San Martino di Bologna, all’interno della manifestazione “Bologna 2000 capitale europea della cultura”.


I Tamburi di Gorée
nascono in Senegal, nell’isola di Gorée, l’isola che storicamente fu per tre secoli il centro di raccolta e di smistamento di tutta l’Africa Occidentale dei neri catturati e resi schiavi in attesa di partire per il Nuovo Mondo. Il gruppo è composto da maestri percussionisti, cantanti, coreografi e ballerini provenienti dal Balletto Nazionale Senegalese che, con l’aiuto di variopinti costumi ci trasmettono con energia e vivacità la Storia e le storie dell’Africa con le antiche tecniche artistiche imparate fin da bambini.I Tamburi di Gorée è una formazione dotata prevalentemente di strumenti a percussione (djiembé, doundoun, sabar, tama, sangban, kenkeni, balafon, soruba, bugarabu, assico), propone, in esclusiva in Italia, l’impiego degli “assico”, i primi strumenti a percussione realizzati e utilizzati dagli schiavi africani a Gorée. I brani musicali tradizionali proposti dal gruppo sono soprattutto un supporto ritmico alla danza, che celebra e ritualizza le varie situazioni sociali e gli eventi culturali e religiosi della vita in Africa, trasmettendo un messaggio di positività e favorendo la comunicazione e lo scambio interculturale tra i popoli.


Ranking Joe 
è fondamentale nel passaggio della scena dei sounds jamaicani dalla supremazia dei dreads deejays agli anni Ottanta della dancehall più disimpegnata. Dallo stile delle fondamenta di U Roy e I Roy che lo hanno ispirato e che Ranking Joe padroneggia, questo artista è stato fondamentale per l’evoluzione di uno stile che attraverso Yellowman, Josey Wales e Burro Banton Ã¨ arrivato a Shabba Ranks, Bounty Killer, Beenie Man ed ai più recenti sviluppi.


La Blood
& Fire sound system è nata nel 1994 con l’intento di riproporre per la prima volta in CD dei capolavori del reggae degli anni settanta che a malapena erano stati editi al di fuori dal circuito reggae. Memorabili sono i suoi sound system che negli ultimi anni hanno toccato tutte le capitali europee. Ranking Joe e La Blood & Fire Sound System si sono esibiti insieme al “Rototom Sunsplash Festival”.


Derya & Sana Bana Band Asik
, gli amanti, così erano detti i menestrelli girovaghi della Turchia. Suonando il saz, il liuto turco dal lungo manico, questi bardi tradizionali celebravano la bellezza della natura attraverso la canzone, immergendosi nelle emozioni della poesia ebbri d’amore.
In generale, la sua musica si può far risalire alla tradizione dei trovatori dell’Anatolia. Le composizioni si allargano ben aldilà dal background locale, nella ricerca consapevole di un collegamento alle forme moderne, in un ambito deliberatamente cosmopolita. E dunque non è una sorpresa che in molte delle sue canzoni si facciano sentire riminescenze della musica classica e folk europea, così come del Flamenco, della Salsa e di altri stili spagnoli.
Con particolare sensibilità, Derya intreccia legami con altri stili musicali, con l’intento di portarli insieme a creare un genere di world music senza tradire le radici della tradizione turca.
Derya Takkali è nato nel 1970 a Kayseri. Nel 1979 si trasferisce a Berlino dove inizia a suonare il Baglama (strumento turco a corde) e impara a cantare all’età di undici anni. Nel 1994 fonda la band Seidenstrasse (La via della seta), e nel 1999 il suo gruppo Derya&SanaBana Band, con cui comincia a prendere strade talvolta diverse dalla tradizione del folklore turco.
Derya Takkali interpreta vari generi musicali tra cui Flamenco, World-Jazz e Afro. Inoltre, è un compositore e collaboratore per film e reading letterari. È attivo alla radio e alla televisione, per cui lavora sia in Germania che all’estero.
DeryaTakkali (Turchia) baglama e voce
Alexej Wagner (Russia) chitarra
Vladimir Karparov (Bulgaria) sax Aki
Sebastian Ruhl (Japan/Germania) tromba
Simon Harrer (Germania) trombone
Janko Hanushevski (Austria) basso
Philipp Kullen (Germania) percussioni
Nicolai Ziel (Germania) batteria
Unnaddarè debuttato con Kalsa, un disco appassionato e di confine tra il mondo acustico e quello elettronico, dove la contemporaneità dei suoni e dei ritmi digitali si fonde perfettamente alla tradizione e alla profondità della cultura musicale siciliana e mediterranea. Gli Unnaddarè, gruppo formato da musicisti di diversa provenienza ed estrazione, attraverso un viaggio lirico, sonoro e ritmico, cantano e suonano il Mediterraneo e in particolar modo la Sicilia, isola dalle forti tradizioni e contraddizioni. Percussioni trance, testi in dialetto minimali e visionari, strumenti multietnici e voci arcaiche, il tutto perfettamente miscelato ad arte per il nuovo  electro world sound from Sicily.
Unnaddarè:
Maurizio Catania, voce, percusioni e programming
Gianluca Ferrante, basso
Gabriele Caporuscio, oud, saz, sitar
Valentina D’Accardi, voce e chitarra
Giulio Caneponi, batteria 
Gerardo Greco, live electronics
Trio Feroli-Aquilani-Martino la loro musica è basata su composizioni originali, poiché spaziano tra antico e moderno, tra Oriente e Occidente, attraverso i vari generi e stili musicali, conservando sempre una forte radice Mediterranea.
Il trio è formato da:
Sisto Feroli: chitarra classica
Marco Aquilani: chitarra classica e acustica
Michele Martino: percussioni, ghetam, cajòn, darbuca, taponazle, damigiana 
 

Per la mostra: Il bello del negativo
L’arte tra primato del bello e potenza del brutto. Avete presente quella sensazione di estrema ripugnanza verso qualcosa che però si trasforma, quasi inevitabilmente, in attrazione? È la forma limite di «trapasso del negativo»: ammirare ciò che ci ripugna.
Indagine sulla materia e la luce attraverso l’opera di artisti e l’uso che fanno dei materiali del quotidiano.
La mostra ospiterà anche una sezione “video-art” e fotografia.
Istallazioni e Opere di :
Schifano Mario
Coda zabetta Roberto
Marani Claudio
Luccioli Massimo
Dora Tass
Savini Maurizio
Buongiorno Vito
Asdrubali Gianni
Amantini Otello
Narduzzi Francesco
Depiepape Jean
A cura di Vincenzo Cipicchia e con la partecipazione delle gallerie “artMbassy”(Roma-Berlino) e “Studio Arte Contemporanea” (Roma-Tarquinia)


Per la mostra: I quattro elementi, acqua, aria, fuoco e terra.

L’associazione culturale “Off Art- Officina delle Arti” partecipa con una performance di giovani artisti che, utilizzando la tecnica della ceramica rakù, realizzando lavori sul tema dei quattro elementi naturali, acqua, aria, fuoco e terra. La combinazione di questi, infatti, determina la manifestazione della ceramica prodotta con tale tecnica.
L’ambiente circostante l’evento, sarà allestito con quattro opere realizzate da quattro artisti, ognuno dei quali rappresenterà uno dei quattro elementi scelto rispetto al proprio segno zodiacale: Massimo De Giovanni (Acqua), Stefano Di Maulo (Aria), Pasquale Altieri (Fuoco), Marina Ioppolo (Terra).

Per maggiori informazioni:
ufficio stampa Monica Mariotti 347-6212187; monicfiore@iol.it

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