OCEANO MARE

… Ancora una recensione del romanzo di Alessandro Baricco

I L  M A R E  E ‘  S E N Z A  S T R A D E ,   I L  M A R E  E ‘  S E N Z A  S P I E G A Z I O N I

di  Beatrice Elerdini

Oceano

Il mare approda sulle rive della spiaggia e porta via con sé ogni traccia, ogni segno di vita. Il tempo che passa.

“Il mare uccide, il mare incanta, commuove, spaventa, talvolta si traveste da lago, oppure costruisce tempeste e divora le navi. E’ saggio. E’ dolce”.

Oceano mare, è un vero e proprio encomio di questa straordinaria potenza della natura. Dal titolo, si comprende il senso primo dell’opera, l’intonazione del libro: se il Mare è il protagonista indiscusso della narrazione, l’Oceano ne sottolinea l’immensità, il fascino. Il mare… e sulle sue rive la locanda Almayer, centro di un cerchio, dove si intrecciano vite vissute e consumate; vite illibate, omicidi, orrori, vite che si incontrano e si raccontano. Nel paesaggio bucolico di questo romanzo, ruotano personaggi alquanto singolari, destini diversi: Mr. Plasson, che del mare, con la sua stessa acqua, cercherà invano di realizzare un ritratto, Mr. Bartlebloom che del mare inseguirà la fine e poi ancora Eliswen, che nel mare cercherà il medicamento, per la sua anima ammalata di paura.
 
Baricco, ama l’eccesso stilistico, la smisuratezza e con ciò è sicuro di colpire ed ammaliare il lettore. La semplicità dell’esistenza viene rimaneggiata in un sistema di simboli e metafore, artifici retorici: la realtà più immediata, il presente, è raccontato partendo da lontano, ruotandoci attorno, ricamandola di fantasia e poesia.
Questa è la vera arma vincente dello scrittore e nondimeno il dito puntato, di chi ritiene che il suo eccesso di stile, sia solo “fatica sprecata”.
In realtà, a parer mio, se la domanda fosse: “Baricco è uno scrittore su cui possiamo contare?” la mia risposta sarebbe: “Meglio un eccesso di stile e abilità tecnico-stilistiche, piuttosto che la sterilità di molti scrittori d’oggi”.

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I L  M A R E  E ‘  S E N Z A  S T R A D E ,   I L  M A R E  E ‘  S E N Z A  S P I E G A Z I O N I

di  Beatrice Elerdini

Oceano

Il mare approda sulle rive della spiaggia e porta via con sé ogni traccia, ogni segno di vita. Il tempo che passa.

“Il mare uccide, il mare incanta, commuove, spaventa, talvolta si traveste da lago, oppure costruisce tempeste e divora le navi. E’ saggio. E’ dolce”.

Oceano mare, è un vero e proprio encomio di questa straordinaria potenza della natura. Dal titolo, si comprende il senso primo dell’opera, l’intonazione del libro: se il Mare è il protagonista indiscusso della narrazione, l’Oceano ne sottolinea l’immensità, il fascino. Il mare… e sulle sue rive la locanda Almayer, centro di un cerchio, dove si intrecciano vite vissute e consumate; vite illibate, omicidi, orrori, vite che si incontrano e si raccontano. Nel paesaggio bucolico di questo romanzo, ruotano personaggi alquanto singolari, destini diversi: Mr. Plasson, che del mare, con la sua stessa acqua, cercherà invano di realizzare un ritratto, Mr. Bartlebloom che del mare inseguirà la fine e poi ancora Eliswen, che nel mare cercherà il medicamento, per la sua anima ammalata di paura.
 
Baricco, ama l’eccesso stilistico, la smisuratezza e con ciò è sicuro di colpire ed ammaliare il lettore. La semplicità dell’esistenza viene rimaneggiata in un sistema di simboli e metafore, artifici retorici: la realtà più immediata, il presente, è raccontato partendo da lontano, ruotandoci attorno, ricamandola di fantasia e poesia.
Questa è la vera arma vincente dello scrittore e nondimeno il dito puntato, di chi ritiene che il suo eccesso di stile, sia solo “fatica sprecata”.
In realtà, a parer mio, se la domanda fosse: “Baricco è uno scrittore su cui possiamo contare?” la mia risposta sarebbe: “Meglio un eccesso di stile e abilità tecnico-stilistiche, piuttosto che la sterilità di molti scrittori d’oggi”.

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