TROVARE UN SENSO…

OLTREPENSIERO.IT    NON PUO’ DIMENTIICARE CALIPARI 

Nel 21 marzo del 2005 questa rivista per la prima volta si affacciava sul Web ed a lui era dedicato il primo editoriale di “Gicar”: lo stravagante commentatore, condivisibile o meno, di notizie di attualità.  Oggi, alla luce di quanto espresso dalla Terza Corte d’Assise di Roma che ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Luis Mario Lozano, responsabile della morte del vicedirettore del Sismi, per difetto di giurisdizione, vogliamo riproporre quell’intervento.  Forse erano e sono state (possono esserlo tutt’ora) parole che non avevano un senso, ma oggi più che mai rimane difficile trovarne uno.     

Il commento di Gicar

Quando... 

“Voglio trovare un senso a questa sera anche se questa sera un senso non ce l’ha… Voglio trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l’ha…”.

Chissà perché, pensando a Nicola Calipari,  mi vengono in modo istintivo alla mente i versi della canzone di Vasco Rossi e l’immagine virtuale di una fotografia mai scattata e che mai vedremo: Lui, esamine all’interno dell’abitacolo di un’autovettura tra le braccia di una donna non sua in una strada buia di una terra straniera.

Giuliana Sgrena in una foto di repertorio subito dopo i fatti

Credo che ogni uomo, almeno una volta nella vita, abbia accarezzato l’idea di morire per salvare la sua amata dalle mani di ignobili aggressori e che d’altra parte non vi sia donna che non si sia lasciata trascinare, almeno per un momento, dal fascino e dall’emozione di essere protetta e difesa da un nobile e sconosciuto cavaliere.

Nicola Calipari in una foto di repertorio

Anche per questo la tragedia consumata a due passi dall’aeroporto di Baghdad, sotto il fuoco amico di mitici alleati, ha finito nel convogliare i sentimenti di una nazione e del mondo intero in una sorta di immaginario collettivo romantico. Questo senza sminuire la figura e nulla togliere al poliziotto di 51 anni, dal 2002 al Sismi, da un anno proiettato a capo del Dipartimento Ricerca ed impegnato nel ricostruire le fila dell’ “Intelligence” nel labirinto mediorientale. E proprio quel particolare “della donna non sua”, ovvero la nostra donna riportata a casa ed ai nostri affetti senza secondi fini personali, ammanta questa storia di una delicatezza senza limiti e dove l’estremo sacrificio sembra non avere un senso in un mondo dove tutto si fa solo per il denaro o per il potere. In altre parole l’egoismo puro elevato all’ennesima potenza. E così Giuliana Sgrena, al di là della giornalista impegnata, finisce con l’interpretare il ruolo della mamma, della sorella, della figlia e anche paradossalmente dell’amante di tutti sottratta da una violenza, in ogni caso non giustificabile, all’amore ed alla tenerezza di un ritrovato “focolare collettivo”.

Non è uno scendere nella retorica, ma il disperato tentativo di dare un senso compiuto ad un sacrificio, voluto o casuale che sia stato, ed al dolore di una famiglia italiana a cui tutti devono portare rispetto.

Vi è anche un altro immaginario che Calipari ha sfondato: quello dello status degli 007 infidi e senza cuore, quasi asettici robot al servizio di distorti e particolari interessi. In lui non riconosciamo neanche il più popolare e amato degli agenti segreti della cinematografia: James Bond. Con lui in fondo, Nicola, non ha nulla da spartire. E’ un impiegato dello Stato, se pur tutto sui generis, motivato da entusiasmo nel lavoro che svolge, con ideali di servizio, comunicativa e forse dilemmi interiori che non ci sarà dato mai conoscere. Qualcuno, come il costituzionalista Augusto Barbera ha voluto annotare che «Finora i Servizi sono stati associati ad una minaccia reazionaria contro la democrazia. Adesso in Calipari hanno trovato un eroe popolare, riconosciuto anche a sinistra». Personalmente non credo che mai Nicola si sia posto problemi di Destra o Sinistra. Era un uomo, soprattutto, che cercava di andare al di là e ad essere al contempo una “Spia” non disprezzabile e che non mettesse paura a nessuno. Per questa ragione è riuscito a portare al suo funerale persone di tutte le fedi politiche.   

Sono queste in fondo le motivazioni che mi fanno credere sia necessario spengere i riflettori delle attenzioni su di lui. Non certo per dimenticarlo, ma per non tramutarlo nel misero oggetto di commenti strappalacrime a seguito di quella pallottola nel cranio di cui sempre i “giusti” sono vittima e perché soltanto lui, e non tutti noi, in quel preciso momento, in quell’istante infinitesimale, ha saputo dare un senso a quella “Sera” ed a quella “Storia”.   (da oltrepensiero.it del 21 marzo 2005)

segue …>>

OLTREPENSIERO.IT    NON PUO’ DIMENTIICARE CALIPARI 

Nel 21 marzo del 2005 questa rivista per la prima volta si affacciava sul Web ed a lui era dedicato il primo editoriale di “Gicar”: lo stravagante commentatore, condivisibile o meno, di notizie di attualità.  Oggi, alla luce di quanto espresso dalla Terza Corte d’Assise di Roma che ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Luis Mario Lozano, responsabile della morte del vicedirettore del Sismi, per difetto di giurisdizione, vogliamo riproporre quell’intervento.  Forse erano e sono state (possono esserlo tutt’ora) parole che non avevano un senso, ma oggi più che mai rimane difficile trovarne uno.     

Il commento di Gicar

Quando... 

“Voglio trovare un senso a questa sera anche se questa sera un senso non ce l’ha… Voglio trovare un senso a questa storia anche se questa storia un senso non ce l’ha…”.

Chissà perché, pensando a Nicola Calipari,  mi vengono in modo istintivo alla mente i versi della canzone di Vasco Rossi e l’immagine virtuale di una fotografia mai scattata e che mai vedremo: Lui, esamine all’interno dell’abitacolo di un’autovettura tra le braccia di una donna non sua in una strada buia di una terra straniera.

Giuliana Sgrena in una foto di repertorio subito dopo i fatti

Credo che ogni uomo, almeno una volta nella vita, abbia accarezzato l’idea di morire per salvare la sua amata dalle mani di ignobili aggressori e che d’altra parte non vi sia donna che non si sia lasciata trascinare, almeno per un momento, dal fascino e dall’emozione di essere protetta e difesa da un nobile e sconosciuto cavaliere.

Nicola Calipari in una foto di repertorio

Anche per questo la tragedia consumata a due passi dall’aeroporto di Baghdad, sotto il fuoco amico di mitici alleati, ha finito nel convogliare i sentimenti di una nazione e del mondo intero in una sorta di immaginario collettivo romantico. Questo senza sminuire la figura e nulla togliere al poliziotto di 51 anni, dal 2002 al Sismi, da un anno proiettato a capo del Dipartimento Ricerca ed impegnato nel ricostruire le fila dell’ “Intelligence” nel labirinto mediorientale. E proprio quel particolare “della donna non sua”, ovvero la nostra donna riportata a casa ed ai nostri affetti senza secondi fini personali, ammanta questa storia di una delicatezza senza limiti e dove l’estremo sacrificio sembra non avere un senso in un mondo dove tutto si fa solo per il denaro o per il potere. In altre parole l’egoismo puro elevato all’ennesima potenza. E così Giuliana Sgrena, al di là della giornalista impegnata, finisce con l’interpretare il ruolo della mamma, della sorella, della figlia e anche paradossalmente dell’amante di tutti sottratta da una violenza, in ogni caso non giustificabile, all’amore ed alla tenerezza di un ritrovato “focolare collettivo”.

Non è uno scendere nella retorica, ma il disperato tentativo di dare un senso compiuto ad un sacrificio, voluto o casuale che sia stato, ed al dolore di una famiglia italiana a cui tutti devono portare rispetto.

Vi è anche un altro immaginario che Calipari ha sfondato: quello dello status degli 007 infidi e senza cuore, quasi asettici robot al servizio di distorti e particolari interessi. In lui non riconosciamo neanche il più popolare e amato degli agenti segreti della cinematografia: James Bond. Con lui in fondo, Nicola, non ha nulla da spartire. E’ un impiegato dello Stato, se pur tutto sui generis, motivato da entusiasmo nel lavoro che svolge, con ideali di servizio, comunicativa e forse dilemmi interiori che non ci sarà dato mai conoscere. Qualcuno, come il costituzionalista Augusto Barbera ha voluto annotare che «Finora i Servizi sono stati associati ad una minaccia reazionaria contro la democrazia. Adesso in Calipari hanno trovato un eroe popolare, riconosciuto anche a sinistra». Personalmente non credo che mai Nicola si sia posto problemi di Destra o Sinistra. Era un uomo, soprattutto, che cercava di andare al di là e ad essere al contempo una “Spia” non disprezzabile e che non mettesse paura a nessuno. Per questa ragione è riuscito a portare al suo funerale persone di tutte le fedi politiche.   

Sono queste in fondo le motivazioni che mi fanno credere sia necessario spengere i riflettori delle attenzioni su di lui. Non certo per dimenticarlo, ma per non tramutarlo nel misero oggetto di commenti strappalacrime a seguito di quella pallottola nel cranio di cui sempre i “giusti” sono vittima e perché soltanto lui, e non tutti noi, in quel preciso momento, in quell’istante infinitesimale, ha saputo dare un senso a quella “Sera” ed a quella “Storia”.   (da oltrepensiero.it del 21 marzo 2005)

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Calipari, Lozano prosciolto per difetto giurisdizione  –  AdnKronos  …>>>

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