certezze, aspettative, passione e tanta professionalità
Il Team della Missione armato di una profonda passione per lo Squalo Bianco, anche senza risorse economiche importanti che è difficile ottenere per lo studio di questo animale, non si arrende e con l’aiuto degli studenti ed appassionati con i quali condivide le spese riesce a svolgere un lavoro lento, mai scoraggiante, importante e che sta suscitando interesse anche in ambito accademico visto l’appoggio dell’Università della Calabria e del Museo di Storia Naturale.
Q U E L P R O D I G I O D E L L A N A T U R A D A R I S P E T T A R E
R A G I O N E V O L M E N T E T E M E R E
E U M I L M E N T E C E R C A R E D I S T U D I A R E
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« Considero la IV° Spedizione come una tra le più appaganti di quelle fatte in questi anni sia sotto il profilo delle osservazioni e dei risultati scientifici che per la passione riscontrata nel lavoro dagli appartenenti al gruppo e dai rapporti di amicizia che tra loro in fonfo ognuno, nella maggioranza, inizialmente sconosciuto all’altro, sono riusciti a raggiungere. Sono tutti così entusiasti – afferma il Dr Primo Micarelli –
che già mi hanno riconfermato la loro partecipazione per il prossimo anno».
Così al rientro dal Sud Africa, lo scorso anno, il biologo responsabile della campagna di studio “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, tirando le somme sull’ultima missione, ci confidò con entusiasmo.
Ed ora Dr Micarelli, a poche ore dalla partenza della V° esperienza nell’Oceano Indiano, cosà pensa accadrà quest’anno? I risultati ottenuti con successo nel 2007 potranno essere superati? Il Team che lo accompagnerà a Gansbaai riuscirà ad essere affiatato come quello precedente?
Con quest’anno intendiamo approfondire alcune osservazioni iniziate l’anno scorso sui comportamenti sociali intraspecifici, sull’apparente presenza di una gerarchia sociale durante le attività di predazione, oltre che proseguire la raccolta dati sui moduli comportamentali in presenza di prede passive, concentrandoci in questo caso sulle differenze comportamentali dei numerosi esemplari giovani presenti e quelli ormai maturi. Il gruppo di quest’anno è in maggioranza costituito da veterani che hanno ormai rapporti di amicizia che semplificano le attività e gli studenti che sono già venuti sono rodati nella raccolta dati. I nuovi, tra studenti ed appassionati sono molto motivati e come ogni anno daranno il meglio di loro stessi.
Inizialmente “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” era un’iniziativa che apparteneva al mondo dei “Viaggi di Studio”. Con il passare del tempo l’esperienza è andata però a configurasi sempre più come una Spedizione Scientifica vera e propria, anche per la presenza di esperti e studenti provenienti da non poche Università Italiane. Lei ha la stessa impressione?
Effettivamente nei primi anni ero il solo insieme alla collaboratrice Spinetti a verificare il materiale video e fotografico al ritorno dal viaggio e cominciare a trarne spunti di studio. Eravamo in fase di messa a punto delle tecniche di osservazione e di valutazione degli aspetti che meglio avrebbero potuto essere studiati in queste particolari situazioni. Con l’arrivo prezioso dell’amico ricercatore Emilio Sperone abbiamo adottato una tecnica di raccolta dati più omogenea e valutato insieme essere interessante di riunire info e dati per un approfondimento statistico, finalizzato a fornire utili informazioni, appunto sulle modalità delle tecniche di predazione in presenza di prede passive in superficie e le conseguenti interazioni sociali
Come possono inquadrarsi i risultati ottenuti dalle sue ricerche nell’ambito delle conoscenze scientifiche internazionali?
Le nostre osservazioni sono basate su studi già effettuati su altre popolazioni in altre aree del globo ed in altre zone del Sudafrica, da parte di ricercatori come Martin, purtroppo recentemente scomparso. Questo ricercatore ha individuato e descritto una serie di moduli comportamentali che abbiamo ritenuto di poter applicare al nostro caso e che sono ben spiegati nei video del documentario in completamento da parte del nostro cineoperatore Enrico Rabboni. I nostri dati e parziali conclusioni sono stati già presentati in consessi scientifici nazionali e dal 2007 anche internazionali e speriamo di approfondire contatti con altri gruppi di ricerca in questo campo. Uno degli aspetti interessanti ed utili delle nostre osservazioni è che sono ripetute negli anni, nello stesso periodo dell’anno, nella stessa località e quindi comparabili statisticamente. Quelle che forniamo sono conoscenze di tipo etologico, incentrate sull’attività di predazione e sulle interazioni sociali, quindi una piccola ma sostanziale parte dei lavori che sono svolti a livello globale
Perché Gansbaai e l’Ecosistema di Dyer Island per Studiare lo Squalo Bianco? Dopo quest’anno pensa di spostarsi in un’altra zona del mondo? Si possono considerare concluse le ricerche sui quadri comportamentali del “predatore dei mari” in quell’area?
Gansbaai in particolare ed il Sudafrica in generale rappresentano uno degli 8 cosiddetti hot spots, ovvero zone del pianeta, ad alta frequenza di avvistamenti di squali bianchi, tra le quali rientra ancora anche il Mediterraneo. La peculiarità che rende l’Ecosistema di Dyer Island unico è il numero veramente impressionante di animali che in certi periodi dell’anno è possibile incontrare in queste acque. Ovvero il “materiale biologico” è presente in grandi quantità ed è facilmente osservabile in quest’area, cosa che non può dirsi per gli altri hot spots, ad esempio l’Australia o lo stesso Mediterraneo dove gli avvistamenti sono molto rari, rarefatti e non localizzati in una sola area ridotta, come è nel caso di Dyer Island. No non credo che ci sposteremo, ci vogliono molte osservazioni per confermare le ipotesi che stiamo facendo e che ad ogni spedizione ne comportano delle altre da verificare. Inoltre abbiamo il privilegio di avere l’appoggio di Michael Rutzen che è un vero pozzo di conoscenza sull’interazione uomo-squalo, viste le sue attività di free-diving che meriterebbe a lui solo di svilupparne un libro e che ogni anno ci aggiunge altri interessanti dettagli utili a comprenderne la complessa ecologia.
certezze, aspettative, passione e tanta professionalità
Il Team della Missione armato di una profonda passione per lo Squalo Bianco, anche senza risorse economiche importanti che è difficile ottenere per lo studio di questo animale, non si arrende e con l’aiuto degli studenti ed appassionati con i quali condivide le spese riesce a svolgere un lavoro lento, mai scoraggiante, importante e che sta suscitando interesse anche in ambito accademico visto l’appoggio dell’Università della Calabria e del Museo di Storia Naturale.
Q U E L P R O D I G I O D E L L A N A T U R A D A R I S P E T T A R E
R A G I O N E V O L M E N T E T E M E R E
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« Considero la IV° Spedizione come una tra le più appaganti di quelle fatte in questi anni sia sotto il profilo delle osservazioni e dei risultati scientifici che per la passione riscontrata nel lavoro dagli appartenenti al gruppo e dai rapporti di amicizia che tra loro in fonfo ognuno, nella maggioranza, inizialmente sconosciuto all’altro, sono riusciti a raggiungere. Sono tutti così entusiasti – afferma il Dr Primo Micarelli –
che già mi hanno riconfermato la loro partecipazione per il prossimo anno».
Così al rientro dal Sud Africa, lo scorso anno, il biologo responsabile della campagna di studio “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, tirando le somme sull’ultima missione, ci confidò con entusiasmo.
Ed ora Dr Micarelli, a poche ore dalla partenza della V° esperienza nell’Oceano Indiano, cosà pensa accadrà quest’anno? I risultati ottenuti con successo nel 2007 potranno essere superati? Il Team che lo accompagnerà a Gansbaai riuscirà ad essere affiatato come quello precedente?
Con quest’anno intendiamo approfondire alcune osservazioni iniziate l’anno scorso sui comportamenti sociali intraspecifici, sull’apparente presenza di una gerarchia sociale durante le attività di predazione, oltre che proseguire la raccolta dati sui moduli comportamentali in presenza di prede passive, concentrandoci in questo caso sulle differenze comportamentali dei numerosi esemplari giovani presenti e quelli ormai maturi. Il gruppo di quest’anno è in maggioranza costituito da veterani che hanno ormai rapporti di amicizia che semplificano le attività e gli studenti che sono già venuti sono rodati nella raccolta dati. I nuovi, tra studenti ed appassionati sono molto motivati e come ogni anno daranno il meglio di loro stessi.
Inizialmente “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” era un’iniziativa che apparteneva al mondo dei “Viaggi di Studio”. Con il passare del tempo l’esperienza è andata però a configurasi sempre più come una Spedizione Scientifica vera e propria, anche per la presenza di esperti e studenti provenienti da non poche Università Italiane. Lei ha la stessa impressione?
Effettivamente nei primi anni ero il solo insieme alla collaboratrice Spinetti a verificare il materiale video e fotografico al ritorno dal viaggio e cominciare a trarne spunti di studio. Eravamo in fase di messa a punto delle tecniche di osservazione e di valutazione degli aspetti che meglio avrebbero potuto essere studiati in queste particolari situazioni. Con l’arrivo prezioso dell’amico ricercatore Emilio Sperone abbiamo adottato una tecnica di raccolta dati più omogenea e valutato insieme essere interessante di riunire info e dati per un approfondimento statistico, finalizzato a fornire utili informazioni, appunto sulle modalità delle tecniche di predazione in presenza di prede passive in superficie e le conseguenti interazioni sociali
Come possono inquadrarsi i risultati ottenuti dalle sue ricerche nell’ambito delle conoscenze scientifiche internazionali?
Le nostre osservazioni sono basate su studi già effettuati su altre popolazioni in altre aree del globo ed in altre zone del Sudafrica, da parte di ricercatori come Martin, purtroppo recentemente scomparso. Questo ricercatore ha individuato e descritto una serie di moduli comportamentali che abbiamo ritenuto di poter applicare al nostro caso e che sono ben spiegati nei video del documentario in completamento da parte del nostro cineoperatore Enrico Rabboni. I nostri dati e parziali conclusioni sono stati già presentati in consessi scientifici nazionali e dal 2007 anche internazionali e speriamo di approfondire contatti con altri gruppi di ricerca in questo campo. Uno degli aspetti interessanti ed utili delle nostre osservazioni è che sono ripetute negli anni, nello stesso periodo dell’anno, nella stessa località e quindi comparabili statisticamente. Quelle che forniamo sono conoscenze di tipo etologico, incentrate sull’attività di predazione e sulle interazioni sociali, quindi una piccola ma sostanziale parte dei lavori che sono svolti a livello globale
Perché Gansbaai e l’Ecosistema di Dyer Island per Studiare lo Squalo Bianco? Dopo quest’anno pensa di spostarsi in un’altra zona del mondo? Si possono considerare concluse le ricerche sui quadri comportamentali del “predatore dei mari” in quell’area?
Gansbaai in particolare ed il Sudafrica in generale rappresentano uno degli 8 cosiddetti hot spots, ovvero zone del pianeta, ad alta frequenza di avvistamenti di squali bianchi, tra le quali rientra ancora anche il Mediterraneo. La peculiarità che rende l’Ecosistema di Dyer Island unico è il numero veramente impressionante di animali che in certi periodi dell’anno è possibile incontrare in queste acque. Ovvero il “materiale biologico” è presente in grandi quantità ed è facilmente osservabile in quest’area, cosa che non può dirsi per gli altri hot spots, ad esempio l’Australia o lo stesso Mediterraneo dove gli avvistamenti sono molto rari, rarefatti e non localizzati in una sola area ridotta, come è nel caso di Dyer Island. No non credo che ci sposteremo, ci vogliono molte osservazioni per confermare le ipotesi che stiamo facendo e che ad ogni spedizione ne comportano delle altre da verificare. Inoltre abbiamo il privilegio di avere l’appoggio di Michael Rutzen che è un vero pozzo di conoscenza sull’interazione uomo-squalo, viste le sue attività di free-diving che meriterebbe a lui solo di svilupparne un libro e che ogni anno ci aggiunge altri interessanti dettagli utili a comprenderne la complessa ecologia.
L’interesse dei media sulle spedizioni scientifiche quanto sono utili alle stesse per la divulgazione dei risultati raggiunti e quanto invece sono depistanti, nel senso che da un punto di vista giornalistico non è raro che l’ago della bilancia penda più dalla parte del “sensazionalismo” che sugli esiti reali costituiti il più delle volte come un concatenarsi nel tempo di importanti e piccoli passi?
Sicuramente è importante l’interesse dei media, se non altro per contribuire ad informare il pubblico sui pericoli di estinzione che corre questa ed altre specie marine e sull’esigenza di ridimensionarne l’immagine eccessivamente negativa che si è amplificata dopo il film di Spielberg che tanti danni ha provocato da questo punto di vista dando molte false informazioni. Sono entrato in gabbia come il biologo Hooper, decine e decine di volte e non ho mai avuto paura od avuto la sensazione di poter vedere ridotta la gabbia come nel film, anche in presenza di esemplari che superavano i 5 metri di lunghezza. Il problema dei media in generale è comunque e sicuramente l’affannosa ricerca del sensazionalismo e come dicevo prima è dal 2000 che porto avanti le osservazioni, fatte di piccoli contributi e queste sono progressivamente migliorate affinandole in funzione dei risultati che si vogliono ottenere e che richiederanno ancora del tempo. Inoltre ed è importante sottolinearlo il nostro gruppo di ricerca non ha l’ambizione o la presunzione di descrivere dettagliatamente la complessa ecologia e biologia dello squalo bianco, ma ci limitiamo a fornire piccoli, ma utili contributi, essenzialmente a carattere etologico, su alcuni aspetti non secondari della vita di questo splendido predatore.
Capita mai nella ricerca scientifica di avanzare con progressioni esponenziali piuttosto che aritmetiche?
Sicuramente ciò può verificarsi e si verifica, ma le osservazioni che portiamo avanti, con gli scarsi mezzi di cui possiamo disporre e del tempo limitato che abbiamo per ragioni puramente economiche, non possono permetterci che di fare dei piccoli passi che di anno in anno confrontiamo e compariamo. Tuttavia, armati di una profonda passione per questo animale, anche senza risorse economiche importanti che è ragionevolmente difficile ottenere per lo studio di questo animale, non ci arrendiamo e con l’aiuto degli studenti ed appassionati con i quali condividiamo le spese riusciamo a svolgere un lavoro lento ma mai scoraggiante e che stà suscitando interesse anche in ambito accademico visto l’appoggio dell’Università della Calabria e del Museo di Storia Naturale in primis. Ne approfitto anzi per ringraziare, del lavoro svolto, tutti ed in particolare di quello di raccolta e verifica dei dati del ricercatore ed amico Emilio Sperone e degli studenti ed amici, Sara Spinetti, Sara Andreotti e Giuseppe Camigliano e del materiale video fotografico imponente messo a disposizione recentemente da Enrico Rabboni, il nostro cineoperatore, Jacopo Corso Cresti il nostro veterinario, Mirko Didimi, Andrea Amitrano, Giovanna Manca, Gabriele Sanchini etc.
Si è mai pentito di essersi “innamorato” degli Squali ? Cosa significano per Lei?
Assolutamente no, anzi se potessi, mi occuperei solo ed esclusivamente del loro studio, ma non credo che in Italia oltre ai ricercatori ed esperti Fabrizio Serena, Marino Vacchi e Simona Clò ci siano molti altri fortunati che possano occuparsi in particolare di questo gruppo animale. Credo che ogni essere umano provi sensazioni forti per gli squali che possono mutarsi in odio e paura od ammirazione e stupore, come nel mio caso. Ritengo che questo gruppo animale, vecchio di 400milioni d’anni di lunga evoluzione, passato per diverse estinzioni di massa che lo hanno visto uscire sempre vincente, meriti un interesse particolare. Se non altro perché l’Homo sapiens, responsabile della sesta distruzione di massa della storia dell’evoluzione che avviene non per ragioni naturali ma della quale è interamente ed unico responsabile, debba cercare di imparare a convivere anche con gli squali e ciò passa solo dalla loro profonda conoscenza e dal rispetto del ruolo imprescindibile che svolgono negli oceani.
Prima di accettare nel suo gruppo un nuovo arrivato cosa gli consiglia? Ci riferiamo non agli esperti o agli studenti universitari, ma ai semplici appassionati, ai subacquei in genere. Tra l’altro le sue spedizioni hanno la caratteristica di mettere a contatto tra loro studiosi e non. Hanno degli entusiasmi diversi e quanto cozzano tra loro?
Di non venire se pensa solo di fare una vacanza di piacere e di avere alte dosi di adrenalina. La spedizione oltre a permetterci di raccogliere dati è e resta didattica ed educativa e deve fornire ai nuovi arrivati una nuova immagine dello squalo bianco. Le giornate inoltre, sono particolarmente intense e faticose, le permanenze in mare lunghe e molto spesso, a causa del tipo di onde che fanno rollare la barca, le conseguenze sono mal di mare e vomito che hanno riguardato anche persone molto abituate a passare ore ed ore in mare. Infine l’obbligo a partecipare alle numerose letture di Rutzen e nostre che possono mettere ko i non appassionati. Tutti i partecipanti senza distinzioni sono caratterizzati da un profondo interesse e specifica passione per lo squalo bianco, naturalmente l’approccio varia ed è personale ma non ci sono contrasti durante la spedizione ed il briefing prima di partire è anche finalizzato a conoscerci e rispettarci dovendo passare lunghe giornate a stretto contatto gli uni con gli altri. L’entusiasmo è poi tale che alcuni degli appassionati che mi hanno seguito negli anni passati mi chiamano spesso ricordandomi che appena potranno ritorneranno insieme a noi in quel di Gansbaai, come gli amici, Francesco Sirimarco, Fabrizio Miranda, Guido Palamenghi Crispi, Enrico Malanima, Alessio Ceccarelli, Gianni Torrini, per fare solo alcuni esempi.
Tra un medico ed un giornalista, se proprio fosse costretto a scegliere, chi mai preferirebbe portarsi a bordo?
Evidentemente un medico, magari ha dei rimedi rapidi per il mal di mare, con tutto il rispetto per i giornalisti, la cui utilità in barca non vedo. Se però il giornalista fosse un appassionato allora potrebbe essere interessante perché potrebbe trasformare in articolo le giornate e le impressioni dei partecipanti.
Ha parlato dell’entusiasmo degli altri. Ed il suo? E’ mai venuto meno? Ha qualche rimpianto? Cosa eviterebbe se dovesse iniziare da capo?
A volte c’è un po’ di stanchezza, specialmente nella fase preparatoria, durante la quale devono essere tenuti i contatti con i sudafricani per l’organizzazione e con i componenti il gruppo, attività che dura per diversi mesi. Tuttavia l’entusiasmo è sempre lo stesso della prima volta che decisi di partire per il Sudafrica nell’ormai lontano 2000 ed anche se ogni volta che si ritorna a casa c’è la domanda cosa facciamo per l’anno prossimo. Dopo qualche giorno, visti i risultati e le profonde emozioni che si vivono ogni volta, ci si prepara con rinnovato entusiasmo per la nuova “avventura”.
Noi di Oltrepensiero la ringraziamo per la disponibilità con la quale ci consente di seguire la sua Spedizione e per il lavoro legato alla trasmissione delle notizie che i componenti del suo Team, dal Sud Africa, ci invereranno quotidianamente. Ringrazi anche tutti loro da parte della redazione e dei nostri lettori.
Sarà sicuramente fatto ma ci teniamo io, il gruppo organizzatore e tutti i partecipanti la spedizione a ringraziare la Rivista Oltrepensiero ed in primis il suo Direttore Giulio Carra che finalmente quest’anno ho potuto conoscere, per l’interesse fin qui mostrato e l’impegno di trasferire su internet giornalmente, anche a notte inoltrata il materiale proveniente da Gansbaai. Quindi un grazie anche da parte nostra nella speranza che queste attività possano interessare i vostri lettori e contribuire ad inviargli un’immagine più corretta di quello che riteniamo essere un prodigio della natura, da rispettare, ragionevolmente “temere” ed umilmente cercare di studiare.