CENTRALI ELETTRICHE E “SOLDONI”
S V E N D E N D O U N T E R R I T O R I O
Per rimanere sempre nel Lazio, a Latina, quando è stata dismessa la centrale nucleare, a nessuno è venuto in mente di andare a piazzarne un’altra, di diversa tipologia, proprio e sempre sullo stesso sito.
In questo territorio, invece, per sopperire al graduale invecchiamento degli impianti esistenti si effettuano e si prospettano riconversioni a carbone, quello pulito, come si vuole far vedere.
Quest’area ha già dato per decenni il proprio tributo alla causa comune.
Perché continuare a martorizzarla? Non potrebbe essere lasciata in pace nel seguire quelle linee economiche di sviluppo che, nel frattempo e nonostante tutto, ha cercato di darsi nel progredire dal punto di vista delle produzioni agricole, nel turismo balneare ed ambientale come in quello culturale?
Occorre sottolineare che in questa zona gravitano un parco archeologico comprensoriale, oasi faunistiche e le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri dichiarate patrimonio dell’Umanità (U.N.E.S.C.O.).
S V E N D E N D O U N T E R R I T O R I O
Per rimanere sempre nel Lazio, a Latina, quando è stata dismessa la centrale nucleare, a nessuno è venuto in mente di andare a piazzarne un’altra, di diversa tipologia, proprio e sempre sullo stesso sito.
In questo territorio, invece, per sopperire al graduale invecchiamento degli impianti esistenti si effettuano e si prospettano riconversioni a carbone, quello pulito, come si vuole far vedere.
Quest’area ha già dato per decenni il proprio tributo alla causa comune.
Perché continuare a martorizzarla? Non potrebbe essere lasciata in pace nel seguire quelle linee economiche di sviluppo che, nel frattempo e nonostante tutto, ha cercato di darsi nel progredire dal punto di vista delle produzioni agricole, nel turismo balneare ed ambientale come in quello culturale?
Occorre sottolineare che in questa zona gravitano un parco archeologico comprensoriale, oasi faunistiche e le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri dichiarate patrimonio dell’Umanità (U.N.E.S.C.O.).
Città che rifiutò l’insediamento di una centrale nucleare, iniziata poi a costruire a Montalto di Castro e riconvertita a Policombustibile (i fatti di Cernobyl furono di aiuto).
Qui un comitato di cittadini liberi, composto da medici, agricoltori, commercianti, associazioni culturali, operatori turistici e mamme disperate, affiancando e continuando le battaglie intraprese, ormai da anni, dai No-Coke, gridano il loro “NO” ad ulteriori devastazioni del territorio e della propria salute.
Portano come prova, tra l’altro, un documentario-testimonianza su quello che sta accadendo in provincia di Brindisi (territori ed economie distrutte) dove è in funzione da anni un analogo impianto (Federico II°) a quello che dovrebbe entrare in attività a Civitavecchia e del quale anche The New York Times si è interessato con un articolo (Qui… >>> la traduzione in italiano). Esso è relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord nel contesto di un’ inchiesta in merito ai cambiamenti climatici connessi all’attivazione di impianti alimentati a carbone. In esso sono registrati anche i punti di vista dei fautori e degli oppositori, come alcune scelte di ripensamento effettuate recentemente negli Stati Uniti in merito ad impianti paragonabili a quello dell’Enel.
Chissà, poi, e perché mai, ci si debba chiedere per quali ragioni i cittadini si sentano ormai completamente avulsi dalla politica e dagli stessi rappresentati che hanno eletto.
Forse è una questione di intelligenza e l’Enel lo sa. Prima di localizzare impianti di alto impatto ambientale, probabilmente, misura il quoziente intellettivo medio delle popolazioni e degli amministratori che le guidano.
Tuttavia la storia ci ha consegnato personaggi come Ponzio Pilato che, nel momento del massimo dilemma ed in circostanze particolari, si affacciavano ad una terrazza del Palazzo per chiedere ausilio al Popolo e magari lavarsi, poi, le mani in una bacinella d’acqua… ma da queste parti non si è capaci neanche di ciò!
Senz’altro più deciso e senza dubbi il coordinamento dei medici e dei farmacisti di questa area che da anni lottano disinteressatamente contro i danni irreparabili inflitti al territorio da quelle che senza mezzi termini definiscono aggressioni selvagge dei poteri forti, che hanno potuto spadroneggiare anche grazie alla colpevole inerzia della classe politica.
Oggi chiedono a gran voce che i politici si esprimano ufficialmente circa la cifra di 200.000.000 € (duecentomilioni di euro) che dovrebbe essere spesa dallo Stato italiano per far fronte alla mortalità indotta in questo territorio da emissioni simili a quelle che potrebbe produrre la centrale a carbone di T.V.N. dopo 25 anni di attività.
Senza contare – affermano testualmente i medici – tutte le sofferenze umane che ne potrebbero derivare. Questi sono dati ricavati da una serie di studi effettuati dalla Commissione europea dell’ambiente e presentati, nel dicembre dello scorso anno, anche all’attenzione del Senato della Repubblica Italiana.