CENTRALI ELETTRICHE E “SOLDONI”

La centrale a Carbone di Civitavecchia sta diventando anche un caso internazionale tanto che The New York Times le dedica le prime pagine.  Mentre le popolazioni locali protestano e manifestano contro una servitù energetica che da sessant’anni produce danni su un territorio di pochi chilometri quadrati, le amministrazioni comunali si accingono ad incassare dall’Enel, come risarcimento, decine e decine di milioni di euro contrapposti ai duecentomilioni che dovrebbero essere spesi dallo Stato italiano per far fronte alla mortalità indotta in questo territorio da emissioni simili a quelle che potrebbe produrre la centrale a carbone di T.V.N. dopo 25 anni di attività.

R  I  T  O  R  N  O     A  L     C  A  R  B  O  N  E . . .
    
S  V  E  N  D  E  N  D  O     U  N     T  E  R  R  I  T  O  R  I  O

Il commento di Gicar

Map by The New York Times

C’è un luogo, in questa Italia, che si chiama Alto Lazio e che comprende geograficamente i territori nord della provincia di Roma e l’intera estensione di quelli di Viterbo. In tale area c’è una lingua di terra, sulla fascia costiera tirrenica, in linea d’aria non più lunga di quaranta chilometri e non più larga di dieci (Civitavecchia, Tarquinia, Montalto di Castro) che da circa sessant’anni ospita centrali per la produzione di energia elettrica.

Fiumaretta - foto Gigi Seghenzi

La prima fu quella a carbone di Fiumaretta costruita negli anni cinquanta,  convertita poi in termoelettrica e chiusa nel 1990 a seguito dell’esplosione di una caldaia. Fu seguita poi dai più moderni complessi, ma ormai obsoleti, di Tor Valdaliga Nord (sempre nel territorio di Civitavecchia)  e dell’Alessandro Volta (Policombustubile) di Montalto di Castro.

Uno dei poli energetici più grandi d’Europa. Più di mezzo secolo di emissioni di “fumi” in un fazzoletto di terra.  Per quanto si possa essere stati attenti, purtroppo, qualche danno Tor Valdaliga Nordè stato prodotto, nel tempo, in termini ecologici al territorio ed alla salute dei suoi abitanti nelle generazioni che si sono e si stanno susseguendo.
Per rimanere sempre nel Lazio, a Latina, quando è stata dismessa la centrale nucleare, a nessuno è venuto in mente di andare a piazzarne un’altra, di diversa tipologia, proprio e sempre sullo stesso sito.
In questo territorio, invece, per sopperire al graduale invecchiamento degli impianti esistenti si effettuano e si prospettano riconversioni a carbone, quello pulito, come si vuole far vedere.

The New York Times

Ora non si mette in dubbio che la tecnologia possa essere più avanzata di quella di sessant’anni fa. Oggi, però, non si tratta, in questo territorio, di andare a dire “no” ad una produzione di energia elettrica necessaria per la nazione.

Quest’area ha già dato per decenni il proprio tributo alla causa comune
.
Perché continuare a martorizzarla? Non potrebbe essere lasciata in pace nel seguire quelle linee economiche di sviluppo che, nel frattempo e nonostante tutto, ha cercato di darsi nel progredire dal punto di vista delle produzioni agricole, nel turismo balneare ed ambientale come in quello culturale?
Occorre sottolineare che in questa zona gravitano un parco archeologico comprensoriale, oasi faunistiche e le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri dichiarate patrimonio dell’Umanità (U.N.E.S.C.O.).

Al di là di tutto rimane solo un dilemma atroce: se la centrale a carbone di Civitavecchia è così tanto innocua e sicura perché mai l’Enel elargirà come indennizzo, ai comuni interessati, una somma complessiva che supererà i cento milioni di euro per opere pubbliche di varia natura? E tali elargizioni approderanno trasversalmente sia ad amministrazioni di centro-destra che di centro-sinistra.

segue  …>>>


La centrale a Carbone di Civitavecchia sta diventando anche un caso internazionale tanto che The New York Times le dedica le prime pagine.  Mentre le popolazioni locali protestano e manifestano contro una servitù energetica che da sessant’anni produce danni su un territorio di pochi chilometri quadrati, le amministrazioni comunali si accingono ad incassare dall’Enel, come risarcimento, decine e decine di milioni di euro contrapposti ai duecentomilioni che dovrebbero essere spesi dallo Stato italiano per far fronte alla mortalità indotta in questo territorio da emissioni simili a quelle che potrebbe produrre la centrale a carbone di T.V.N. dopo 25 anni di attività.

R  I  T  O  R  N  O     A  L     C  A  R  B  O  N  E . . .
    
S  V  E  N  D  E  N  D  O     U  N     T  E  R  R  I  T  O  R  I  O

Il commento di Gicar

Map by The New York Times

C’è un luogo, in questa Italia, che si chiama Alto Lazio e che comprende geograficamente i territori nord della provincia di Roma e l’intera estensione di quelli di Viterbo. In tale area c’è una lingua di terra, sulla fascia costiera tirrenica, in linea d’aria non più lunga di quaranta chilometri e non più larga di dieci (Civitavecchia, Tarquinia, Montalto di Castro) che da circa sessant’anni ospita centrali per la produzione di energia elettrica.

Fiumaretta - foto Gigi Seghenzi

La prima fu quella a carbone di Fiumaretta costruita negli anni cinquanta,  convertita poi in termoelettrica e chiusa nel 1990 a seguito dell’esplosione di una caldaia. Fu seguita poi dai più moderni complessi, ma ormai obsoleti, di Tor Valdaliga Nord (sempre nel territorio di Civitavecchia)  e dell’Alessandro Volta (Policombustubile) di Montalto di Castro.

Uno dei poli energetici più grandi d’Europa. Più di mezzo secolo di emissioni di “fumi” in un fazzoletto di terra.  Per quanto si possa essere stati attenti, purtroppo, qualche danno Tor Valdaliga Nordè stato prodotto, nel tempo, in termini ecologici al territorio ed alla salute dei suoi abitanti nelle generazioni che si sono e si stanno susseguendo.
Per rimanere sempre nel Lazio, a Latina, quando è stata dismessa la centrale nucleare, a nessuno è venuto in mente di andare a piazzarne un’altra, di diversa tipologia, proprio e sempre sullo stesso sito.
In questo territorio, invece, per sopperire al graduale invecchiamento degli impianti esistenti si effettuano e si prospettano riconversioni a carbone, quello pulito, come si vuole far vedere.

The New York Times

Ora non si mette in dubbio che la tecnologia possa essere più avanzata di quella di sessant’anni fa. Oggi, però, non si tratta, in questo territorio, di andare a dire “no” ad una produzione di energia elettrica necessaria per la nazione.

Quest’area ha già dato per decenni il proprio tributo alla causa comune
.
Perché continuare a martorizzarla? Non potrebbe essere lasciata in pace nel seguire quelle linee economiche di sviluppo che, nel frattempo e nonostante tutto, ha cercato di darsi nel progredire dal punto di vista delle produzioni agricole, nel turismo balneare ed ambientale come in quello culturale?
Occorre sottolineare che in questa zona gravitano un parco archeologico comprensoriale, oasi faunistiche e le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri dichiarate patrimonio dell’Umanità (U.N.E.S.C.O.).

Al di là di tutto rimane solo un dilemma atroce: se la centrale a carbone di Civitavecchia è così tanto innocua e sicura perché mai l’Enel elargirà come indennizzo, ai comuni interessati, una somma complessiva che supererà i cento milioni di euro per opere pubbliche di varia natura? E tali elargizioni approderanno trasversalmente sia ad amministrazioni di centro-destra che di centro-sinistra.

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Alessandro Volta - foto da Maremma Oggi

Oggi le opposizioni più intransigenti e documentate sul problema provengono da quella terra di mezzo rappresentata da Tarquinia.

Città che rifiutò l’insediamento di una centrale nucleare, iniziata poi a costruire a Montalto di Castro e riconvertita a Policombustibile (i fatti di Cernobyl furono di aiuto).

Qui un comitato di cittadini liberi, composto da medici, agricoltori, commercianti, associazioni culturali, operatori turistici e mamme disperate, affiancando e continuando le battaglie intraprese, ormai da anni, dai No-Coke, gridano il loro “NO” ad ulteriori devastazioni del territorio e della propria salute.

Portano come prova, tra l’altro, un documentario-testimonianza su quello che sta accadendo in provincia di Brindisi (territori ed economie distrutte) dove è in funzione da anni un analogo impianto (Federico II°) a quello che dovrebbe entrare in attività a Civitavecchia e del quale anche The New York Times  si è interessato con un articolo (Qui… >>> la traduzione in italiano). Esso è relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord nel contesto di un’ inchiesta in merito ai cambiamenti climatici connessi all’attivazione di impianti alimentati a carbone. In esso sono registrati anche i punti di vista dei fautori e degli oppositori, come alcune scelte di ripensamento effettuate recentemente negli Stati Uniti in merito ad impianti paragonabili a quello dell’Enel.

MaremmaOggi

Il Polo Energetico dell’Alto Lazio, uno dei più grandi d’Europa, è sopravvissuto e sembra continuare a perpetuarsi, nonostante le contrarietà delle popolazioni, grazie alla pioggia di “soldoni” che sono piovuti e continueranno a piovere nelle casse delle amministrazioni comunali delle città de comprensorio interessato (Civitavecchia, Tarquinia, Tolfa Allumiere e Santa Marinella).
Chissà, poi, e perché mai, ci si debba chiedere per quali ragioni i cittadini si sentano ormai completamente avulsi dalla politica e dagli stessi rappresentati che hanno eletto.

Forse è una questione di intelligenza e l’Enel lo sa. Prima di localizzare impianti di alto impatto ambientale, probabilmente, misura il quoziente intellettivo medio delle popolazioni e degli amministratori che le guidano.

Ora si potrebbe, in fondo, capire, se pur non giustificandolo, l’imbarazzo ed il senso di paventata responsabilità che un pubblico amministratore troverebbe nel rifiutare tanti soldi che in qualche modo andrebbero a favore della comunità se pur nel danno, soprattutto della salute delle generazioni a venire. 

Tuttavia la storia ci ha consegnato personaggi come Ponzio Pilato che, nel momento del massimo dilemma ed in circostanze particolari, si affacciavano ad una terrazza del Palazzo per chiedere ausilio al Popolo e magari lavarsi, poi, le mani in una bacinella d’acqua… ma da queste parti non si è capaci neanche di ciò!

Senz’altro più deciso e senza dubbi il coordinamento dei medici e dei farmacisti di questa area che da anni lottano disinteressatamente contro i danni irreparabili inflitti al territorio da quelle che senza mezzi termini definiscono aggressioni selvagge dei poteri forti, che hanno potuto spadroneggiare anche grazie alla colpevole inerzia della classe politica
Oggi chiedono a gran voce  che i politici si esprimano ufficialmente circa la cifra di 200.000.000 € (duecentomilioni di euro) che dovrebbe essere spesa dallo Stato italiano per far fronte alla mortalità indotta in questo territorio da emissioni simili a quelle che potrebbe produrre la centrale a carbone di T.V.N. dopo 25 anni di attività.
Senza contare – affermano testualmente i medici – tutte le sofferenze umane che ne potrebbero derivare. Questi sono dati ricavati da una serie di studi effettuati dalla Commissione europea dell’ambiente e presentati, nel dicembre dello scorso anno, anche all’attenzione del Senato della Repubblica Italiana.

Centrale a Carbone - foto da MaremmaOggi

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