Perché parliamo di questi fatti? Purtroppo sono alcuni mesi che nell’Alto Lazio un’informazione corretta a 360 gradi sul carbone è assicurata soltanto da alcune e davvero poche testate giornalistiche telematiche, mentre per tutto il resto, e soprattutto da parte della carta stampata, radio e televisioni, si assiste ad un ignobile balletto di reticenze o, al contrario, di grandi spazi dedicati ad alcuni particolari, che in questa brutta “storia carbonara”, dovrebbero esclusivamente “filtrare” e raggiungere l’opinione pubblica.
Ora fa davvero male, nelle città dell’Alto Lazio, vedere giovani colleghi giornalisti, con gli occhi lucidi di rabbia, sfogarsi e confessare di essere stati senza scrupoli imbavagliati e censurati ufficialmente dalle redazioni centrali di blasonati giornali che invece ogni giorno, come prime donne su una passerella di una sfilata di moda, dalle loro colonne fanno sfoggio della parola “Libertà”.
Si parla di articoli scomodi mai pubblicati e di altri tagliati ad arte se non quando addirittura completamente rimaneggiati e stravolti nel senso. Non basta: sembrerebbe ormai certo che politici od amministratori di questa zona prendano contatto direttamente con i responsabili delle redazioni locali cercando di far rimuovere questo o quel giornalista.
Solo indebite interferenze non nuove alla storia del giornalismo italiano o dietro di esse si nascondono e celano ben altre cose?
Questa situazione mi fa ritornare indietro nel tempo di qualche decennio. Giovane cronista, rifiutai denaro, case e carriera per non tacere, e dopo essere stato redarguito anch’io dalla redazione centrale di un “bel” giornale, in pieno Consiglio Comunale, quello di Tarquinia, un’esponente dell’allora maggioranza urlò: “Cacciate Carra!”. Questo per aver dato notizia di un’inchiesta aperta dalla magistratura su alcuni esponenti politici dell’epoca. Ora determinati personaggi sono scomparsi dalla scena ed altri sono morti. Ma le tinte fosche sembrano essere, oggi, le stesse di allora.
Ho voluto ricordare questa personale storia, ormai sepolta, soltanto per dire che, purtroppo, non c’è niente di nuovo sotto il sole e per ricordare a quei giovani colleghi con gli occhi lucidi di rabbia che fortunatamente la libertà non è un articolo di legge che possa essere abrogato semplicemente con un colpo di mano. E’ un anelito dell’uomo, un principio socio-istituzionale ed allo stesso tempo una prassi che deve essere di giorno in giorno ribadita, professata, esercitata, strappata, attimo per attimo, dai vortici degli interessi particolari, costi quel che costi. Ma non ci si rassegni mai al silenzio. E’ davvero curioso che la stampa in genere sia ritornato a parlare di eventuali accordi ed incontri relativi agli interventi compensativi solo dopo una “pasquinata internettiana” a nome di un sedicente “Gasparino il Carbonaro”!
Francamente non so che tipo di 25 Aprile si sia mai stato festeggiato da queste parti alla luce di tali spigolature a margine.
Si avrebbe voglia di scrivere al Presidente della Repubblica, ai Prefetti di Roma e Viterbo, ma non vogliamo disturbarli per così tanto poco. In fondo la “Democrazia” è ben radicata nella coscienza del Popolo dell’Alto Lazio ovunque voti, e può anche ben sopportare colpi bassi di questa natura. Speriamo soltanto che la semplice eco delle cose che qui accadono possano giungere alle loro orecchie e che, in questa “storia carbonara”, ci siano ancora magistrati che non abbiano paura di essere trasferiti, come purtroppo è già successo. Se indagini dovranno mai essere aperte sugli iter burocratici di questa centrale e quanto altro non ci si basi sulle voci, sulle chiacchiere, sulle dicerie, sulle intercettazioni telefoniche, ma soltanto inforcando gli occhiali (perché bastano e sono sufficienti) per guardare quello che sta scorrendo davanti agli occhi di tutti.
Mettiamo a disposizione queste pagine, in ogni caso, di chi fosse censurato e volesse invece parlare, esprimendogli, al contempo, tutta la nostra solidarietà.