DIALOGANDO CON… GLI ApPLE PIES – TRIBUTE AI BEATLES

THE BEATLES

Da più di un decennio calcano le scene italiane ed europee, riproducendo fedelmente la suggestiva atmosfera dei «fabulous four» di Liverpool.  Romani, semplici e con un’inguaribile passione che li ha portati a studiare nei particolari le performance dei Beatles, gli ApPLE  PIES rappresentano al momento la più famosa tribute-band del quartetto inglese.

«  I L   N O S T R O   S U C C E S S O ?     N O N   P R E N D I A M O    I N   G I R O   L A   G E N T E  !  »

di   Alessandra Giannitelli

The AppLE PIES

In occasione di un recente concerto ad Itri (Latina), Luca alias Ringo Starr – batterista nonché leader del gruppo – ha spiegato l’essenza della loro attività, tra l’amore per la musica e l’enorme ammirazione per il gruppo le cui canzoni, da più di quarant’anni, suscitano emozione al primo ascolto.


Tour in Italia e in Europa, televisione…  All’inizio della vostra carriera immaginavate tutto questo successo ?

The AppLE PIES«
Ti dirò che questa cosa è iniziata tanti anni fa e praticamente la nostra grande fortuna è che siamo tutti fan dei Beatles, cioè noi abbiamo la possibilità di suonare quello che ci piace a tutti gli effetti.
Ci sono artisti, magari fenomenali, che però non hanno questa fortuna. Siamo quattro fans dei Beatles, ad esempio siamo stati a vedere il concerto di Paul McCartney a Liverpool il 1° giugno. Quindi suoniamo davvero quello che ci piace.»

Però come cover band dei Beatles siete in cima…

The AppLE PIES

«Aspetta, non è una cover, c’è questa distinzione: la cover band è un gruppo che suona le canzoni dei Beatles, però le reinterpreta. Noi siamo un tributo, tribute.
Il tribute è… non so se conosci gli Achtung Babies, per dire, sono un gruppo che fa gli U2.
L’idea del tributo è una cosa che nasce in Inghilterra più di trent’anni fa, ad esempio io ho visto i Butler Beatles, un gruppo inglese; praticamente hanno l’età dei Beatles e come noi si mascherano, si travestono e questa cosa da un po’ di anni a questa parte succede anche in Italia, quindi ci sono gruppi che fanno i Beatles, gruppi che fanno… appunto che ne so, ci sono i Tree Gees che fanno i Bee Gees, poi ci sono gli Achtung Babies che fanno gli U2. Gruppi dei Beatles ce ne sono tanti. Io non voglio dire che noi siamo i più bravi, penso che siamo i più famosi, perché magari c’è qualcuno più bravo e io non lo so, c’è gente che ha meno fortuna perché vive in posti piccolini, sicuramente per fare una cosa del genere ti ci devi dedicare a tempo pieno, cioè noi facciamo solo questo. Se fai questo lavoro non puoi fare anche un’altra attività, perché non c’è tempo. Noi siamo stati un mese in Scandinavia a gennaio e praticamente, se avessimo lavorato tutti e quattro, il programma non si sarebbe potuto fare. Quindi siamo quelli che sicuramente girano di più, probabilmente quelli più famosi…»

Comunque siete un punto di riferimento per le altre band

The AppLE PIES

«Ho tanti amici che hanno iniziato il discorso dei Beatles, poi magari mi hanno chiesto dove avevo trovato la batteria, anche perché voglio dire.. non è una gara. Ad esempio c’è un gruppo di amici giù in calabria, si chiamano i Rubber Soul. In calabria i Beatles sono loro, noi non ci andiamo da un po’ di anni. Però, ti ripeto, sono amici e sono ragazzi simpatici. A Roma abbiamo stretto amicizia con un gruppo che si chiama Beaters. Per me è stupida la competizione, perché nessuno di noi è i Beatles. Noi lo facciamo da tanti anni, poi abbiamo – ti ripeto – passione, abbiamo professionalità. Anche perché sai, uno spettacolo del genere, non so se hai notato che è studiato nei tempi, ci sono proprio dei tempi tecnici. Noi ci cambiamo ed Emanuele fa “Yesterday”. Ad esempio Emanuele questa sera ha allungato un po’ su “Yesterday”, non so se hai notato, perché il camerino  era lontano. Quindi… che ne so, su “The long and winding road” ha fatto un’introduzione di piano molto lunga perché sapeva che Renato doveva andare di corsa, cambiarsi completamente, mettersi un’altra parrucca. Quindi uno spettacolo studiato nei minimi particolari.»

segue … >>>



THE BEATLES

Da più di un decennio calcano le scene italiane ed europee, riproducendo fedelmente la suggestiva atmosfera dei «fabulous four» di Liverpool.  Romani, semplici e con un’inguaribile passione che li ha portati a studiare nei particolari le performance dei Beatles, gli ApPLE  PIES rappresentano al momento la più famosa tribute-band del quartetto inglese.

«  I L   N O S T R O   S U C C E S S O ?     N O N   P R E N D I A M O    I N   G I R O   L A   G E N T E  !  »

di   Alessandra Giannitelli

The AppLE PIES

In occasione di un recente concerto ad Itri (Latina), Luca alias Ringo Starr – batterista nonché leader del gruppo – ha spiegato l’essenza della loro attività, tra l’amore per la musica e l’enorme ammirazione per il gruppo le cui canzoni, da più di quarant’anni, suscitano emozione al primo ascolto.


Tour in Italia e in Europa, televisione…  All’inizio della vostra carriera immaginavate tutto questo successo ?

The AppLE PIES«
Ti dirò che questa cosa è iniziata tanti anni fa e praticamente la nostra grande fortuna è che siamo tutti fan dei Beatles, cioè noi abbiamo la possibilità di suonare quello che ci piace a tutti gli effetti.
Ci sono artisti, magari fenomenali, che però non hanno questa fortuna. Siamo quattro fans dei Beatles, ad esempio siamo stati a vedere il concerto di Paul McCartney a Liverpool il 1° giugno. Quindi suoniamo davvero quello che ci piace.»

Però come cover band dei Beatles siete in cima…

The AppLE PIES

«Aspetta, non è una cover, c’è questa distinzione: la cover band è un gruppo che suona le canzoni dei Beatles, però le reinterpreta. Noi siamo un tributo, tribute.
Il tribute è… non so se conosci gli Achtung Babies, per dire, sono un gruppo che fa gli U2.
L’idea del tributo è una cosa che nasce in Inghilterra più di trent’anni fa, ad esempio io ho visto i Butler Beatles, un gruppo inglese; praticamente hanno l’età dei Beatles e come noi si mascherano, si travestono e questa cosa da un po’ di anni a questa parte succede anche in Italia, quindi ci sono gruppi che fanno i Beatles, gruppi che fanno… appunto che ne so, ci sono i Tree Gees che fanno i Bee Gees, poi ci sono gli Achtung Babies che fanno gli U2. Gruppi dei Beatles ce ne sono tanti. Io non voglio dire che noi siamo i più bravi, penso che siamo i più famosi, perché magari c’è qualcuno più bravo e io non lo so, c’è gente che ha meno fortuna perché vive in posti piccolini, sicuramente per fare una cosa del genere ti ci devi dedicare a tempo pieno, cioè noi facciamo solo questo. Se fai questo lavoro non puoi fare anche un’altra attività, perché non c’è tempo. Noi siamo stati un mese in Scandinavia a gennaio e praticamente, se avessimo lavorato tutti e quattro, il programma non si sarebbe potuto fare. Quindi siamo quelli che sicuramente girano di più, probabilmente quelli più famosi…»

Comunque siete un punto di riferimento per le altre band

The AppLE PIES

«Ho tanti amici che hanno iniziato il discorso dei Beatles, poi magari mi hanno chiesto dove avevo trovato la batteria, anche perché voglio dire.. non è una gara. Ad esempio c’è un gruppo di amici giù in calabria, si chiamano i Rubber Soul. In calabria i Beatles sono loro, noi non ci andiamo da un po’ di anni. Però, ti ripeto, sono amici e sono ragazzi simpatici. A Roma abbiamo stretto amicizia con un gruppo che si chiama Beaters. Per me è stupida la competizione, perché nessuno di noi è i Beatles. Noi lo facciamo da tanti anni, poi abbiamo – ti ripeto – passione, abbiamo professionalità. Anche perché sai, uno spettacolo del genere, non so se hai notato che è studiato nei tempi, ci sono proprio dei tempi tecnici. Noi ci cambiamo ed Emanuele fa “Yesterday”. Ad esempio Emanuele questa sera ha allungato un po’ su “Yesterday”, non so se hai notato, perché il camerino  era lontano. Quindi… che ne so, su “The long and winding road” ha fatto un’introduzione di piano molto lunga perché sapeva che Renato doveva andare di corsa, cambiarsi completamente, mettersi un’altra parrucca. Quindi uno spettacolo studiato nei minimi particolari.»

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Luca alias Ringo Starr

Qual è l’emozione più grande di questo lavoro ?

The AppLE PIES

«Allora, le emozioni, ti posso dire… Io ho avuto due grosse emozioni. Prima che lo distruggessero, perché poi ci hanno fatto un multisala, a Roma c’era un cinema, si chiamava Cinema Teatro Adriano ed è il posto dove hanno suonato i Beatles nel ’65. Noi abbiamo suonato lì per il trentennale. Quella è stata una grossa emozione. E poi sinceramente è stata una grandissima emozione l’anno scorso, quando abbiamo suonato a Piazza di Spagna. Veltroni aveva organizzato il concerto sul tetto. Lì per lì non te ne rendi conto, poi dopo, rivedendolo, mi rendo conto che è stata una bellissima cosa. Poi vabbè, che ne so… Abbiamo suonato alla Sala Nervi durante il Giubileo del 2000, c’era un concerto con una Big Band delle Forze Armate e noi abbiamo portato i Beatles dentro la sala Nervi. E poi lo Stadio Olimpico prima di Italia-Inghilterra. Lì è stato molto simpatico perché la presentatrice parla in inglese – c’era un pubblico di inglesi – noi cominciamo il primo pezzo e parte una bordata di fischi dagli italiani. Appena finisce la canzone, il bassista prende il microfono e fa: «Bonasera a tutti e forza Roma!». C’è stata un’ovazione, ovviamente. Perché pensavano fossimo inglesi, suonando i Beatles.»
 
Il sogno ?  Poter collaborare con… ?

The AppLE PIES

«Chiaramente abbiamo tutti quanti gusti diversi, musicalmente parlando, anche perché abbiamo età diverse. A me collaborare no, a me piacerebbe tantissimo incontrare George Martin, più dei Beatles, più dei due Beatles rimasti, perché secondo me George Martin – il produttore dei Beatles – ha veramente da raccontare delle cose interessanti. Per i Beatles è stata la loro vita, George Martin ha vissuto un pezzo di storia. Quindi mi piacerebbe collaborare con lui, anche se adesso è molto anziano. Poi mi piacerebbe lavorare con Pete Townshend degli Who. Gli altri, vabbè… Emanuele-Paul-McCartney è molto più floydiano, Roby anche, Pink Floyd. Invece Renato-John Lennon è più breat pop, moderno.»

Perché “Yellow Submarine” come ultima canzone, per poi risalire sul palco ?

The AppLE PIES

«Perché io faccio la presentazione. La struttura dello spettacolo è questa: lo spettacolo è tutto in inglese, io canto il pezzo e dico: «Bonasera a tutti». Poi attenzione, ci sono posti – per esempio quando suoniamo al Nord-Italia, sul lago di Garda o sul lago di Como, dove sono tutti tedeschi – in cui non faccio mai una cosa del genere, facciamo “Yellow Submarine” però molto più sobria, meno caciarona.»
 
Progetti per il futuro ?

The AppLE PIES

«Noi stiamo cercando agenzie per lavorare maggiormente in Europa. In Italia lavoriamo bene, oramai ci conoscono, però ci piacerebbe allargare il discorso musicale a livello europeo. L’Italia va benissimo, però sai, se si riuscisse a fare qualche altra data all’estero saremmo contenti!
E poi tutti quanti ci domandano perché non facciamo un disco. Io rispondo sempre che con i Beatles ci guadagno già tanto suonandoli, mi sembrerebbe assurdo vendere un veramente falso. Io alla gente dico sempre di comprare “One”, che è una raccolta di cui noi fondamentalmente noi suoniamo quasi tutte le canzoni. Non lo so, forse è presunzione, però mi sembrerebbe di prendere in giro la gente.»

The AppLE PIES 

The Beatles

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