LA DISCRIMINAZIONE E LE SUE DIVERSE FORME D'ESISTERE

FOLLIA

Troppo a lungo si è trascurato il problema della “mente” e dei suoi disagi, mentre è essenziale per il benessere del singolo individuo e della società tutta. Occuparsi di salute senza considerare la salute mentale è un po’ come prendersi cura di uno strumento musicale lasciando le note scordate.  Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in evidenza che le patologie mentali sono estremamente diffuse e il 12% del carico di malattia globale è occupato dai disturbi neuropsichiatrici, prima del cancro e delle malattie cardiovascolari. Purtroppo nella maggior parte dei Paesi al mondo non si utilizzano ancora efficaci supporti di carattere medico e sociale. E così, nel migliori dei casi, si finisce con l’essere un “malato immaginario” e comunque un matto ! 
F  O  L  L  I  A :

A  L  L  A    R  I  C  E  R  C  A    D I    U  N    F  U  T  U  R  O    M  I  G  L  I  O  R  E
 
di   Beatrice Elerdini

MANICOMIO

La Gran Bretagna, nota per la rigidità del sistema legislativo, sta ad oggi pensando di abolire alcune antiche leggi che vietano ad “idioti” e “matti” di candidarsi per un seggio a Westimester. Leggi che le associazioni in difesa dei malati mentali, ritengono fortemente anacronistiche.
La notizia è comparsa sul Sunday Times, il supplemento domenicale del Times, nel quale si rende nota la volontà del governo di eliminare questi arcaici ordinamenti, volti ad isolare da ogni possibilità lavorativa in campo politico, qualsiasi individuo affetto da patologie mentali, come i matti, che nella letteratura inglese godono di una notevole fama.
Si tratta di leggi storiche, altamente discriminatorie, che pur risalendo ai tempi della regina Elisabetta I (sovrana dal 1558 al 1603)  sono assai precise: specificano che l’idiota non può avere mai accesso alla ragione, mentre i matti sono capaci di avere alcuni momenti di lucidità.
Queste norme impediscono di accedere a cariche politiche anche a coloro che hanno trascorso un periodo in manicomio, non importa se siano perfettamente guariti.
Attualmente in Inghilterra, se un parlamentare dovesse trascorrere un periodo superiore ai sei mesi in una clinica per cure mentali, perderebbe per sempre il proprio posto di lavoro!
Un sondaggio ha svelato che il 27% dei parlamentari ha avuto problemi di salute mentale, uno su tre dichiara di non aver potuto parlarne apertamente.
Questo è un esempio curioso “altolocato” di ciò che accade quotidianamente ad un individuo, con disturbi neuropsichiatrici, alle prese con le diverse facce della vita.
Difficilmente una persona con problemi di tale natura, riesce ad integrarsi nella società, quindi diventa altamente improbabile che possa trovare un qualunque posto di lavoro.
Purtroppo la situazione è alquanto pessimistica, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara che le malattie mentali sono molto più diffuse del previsto.
Inoltre la maggior parte dei paesi non utilizza i supporti farmacologici, psichiatrici e sociali, che potrebbero curare efficacemente queste patologie.

«Occuparsi di salute senza considerare la salute mentale è un po’ come prendersi cura di uno strumento musicale lasciando le note scordate», afferma il direttore generale dell’OMS Gro Harlem Brundtland.
Troppo a lungo si è trascurato il problema della “mente” e dei suoi disagi, mentre è essenziale per il benessere del singolo individuo e della società tutta.
Il primo dato che emerge dal rapporto di tipo epidemiologico dell’OMS del 2001, è che le patologie mentali sono estremamente diffuse, generano ripercussioni enormi sulla qualità della vita del singolo e della famiglia.

segue … >>>



FOLLIA

Troppo a lungo si è trascurato il problema della “mente” e dei suoi disagi, mentre è essenziale per il benessere del singolo individuo e della società tutta. Occuparsi di salute senza considerare la salute mentale è un po’ come prendersi cura di uno strumento musicale lasciando le note scordate.  Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mette in evidenza che le patologie mentali sono estremamente diffuse e il 12% del carico di malattia globale è occupato dai disturbi neuropsichiatrici, prima del cancro e delle malattie cardiovascolari. Purtroppo nella maggior parte dei Paesi al mondo non si utilizzano ancora efficaci supporti di carattere medico e sociale. E così, nel migliori dei casi, si finisce con l’essere un “malato immaginario” e comunque un matto ! 
F  O  L  L  I  A :

A  L  L  A    R  I  C  E  R  C  A    D I    U  N    F  U  T  U  R  O    M  I  G  L  I  O  R  E
 
di   Beatrice Elerdini

MANICOMIO

La Gran Bretagna, nota per la rigidità del sistema legislativo, sta ad oggi pensando di abolire alcune antiche leggi che vietano ad “idioti” e “matti” di candidarsi per un seggio a Westimester. Leggi che le associazioni in difesa dei malati mentali, ritengono fortemente anacronistiche.
La notizia è comparsa sul Sunday Times, il supplemento domenicale del Times, nel quale si rende nota la volontà del governo di eliminare questi arcaici ordinamenti, volti ad isolare da ogni possibilità lavorativa in campo politico, qualsiasi individuo affetto da patologie mentali, come i matti, che nella letteratura inglese godono di una notevole fama.
Si tratta di leggi storiche, altamente discriminatorie, che pur risalendo ai tempi della regina Elisabetta I (sovrana dal 1558 al 1603)  sono assai precise: specificano che l’idiota non può avere mai accesso alla ragione, mentre i matti sono capaci di avere alcuni momenti di lucidità.
Queste norme impediscono di accedere a cariche politiche anche a coloro che hanno trascorso un periodo in manicomio, non importa se siano perfettamente guariti.
Attualmente in Inghilterra, se un parlamentare dovesse trascorrere un periodo superiore ai sei mesi in una clinica per cure mentali, perderebbe per sempre il proprio posto di lavoro!
Un sondaggio ha svelato che il 27% dei parlamentari ha avuto problemi di salute mentale, uno su tre dichiara di non aver potuto parlarne apertamente.
Questo è un esempio curioso “altolocato” di ciò che accade quotidianamente ad un individuo, con disturbi neuropsichiatrici, alle prese con le diverse facce della vita.
Difficilmente una persona con problemi di tale natura, riesce ad integrarsi nella società, quindi diventa altamente improbabile che possa trovare un qualunque posto di lavoro.
Purtroppo la situazione è alquanto pessimistica, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara che le malattie mentali sono molto più diffuse del previsto.
Inoltre la maggior parte dei paesi non utilizza i supporti farmacologici, psichiatrici e sociali, che potrebbero curare efficacemente queste patologie.

«Occuparsi di salute senza considerare la salute mentale è un po’ come prendersi cura di uno strumento musicale lasciando le note scordate», afferma il direttore generale dell’OMS Gro Harlem Brundtland.
Troppo a lungo si è trascurato il problema della “mente” e dei suoi disagi, mentre è essenziale per il benessere del singolo individuo e della società tutta.
Il primo dato che emerge dal rapporto di tipo epidemiologico dell’OMS del 2001, è che le patologie mentali sono estremamente diffuse, generano ripercussioni enormi sulla qualità della vita del singolo e della famiglia.

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Se consideriamo oltre al tasso di mortalità e disabilità, il carico totale della malattia, in termini di “anni di salute perduti”, scopriamo che il 12% del carico di malattia globale è occupato dai disturbi neuropsichiatrici, prima del cancro e delle malattie cardiovascolari.
Si tratta di patologie che non necessariamente portano alla morte, ma condizionano pesantemente l’esistenza, rendendo spesso impossibili le relazioni sociali, un lavoro e quindi la possibilità di guadagnare denaro, per la propria autosufficienza.
Purtroppo ancora oggi, le spalle di questi individui devono caricarsi di un ulteriore gravoso fardello, antico come il mondo: lo stigma, il malato mentale, diviene in automatico un “matto”, che deve essere allontanato dalla società.
Non può in alcun modo farvi parte.
ALDA MERINIIn ogni luogo del mondo, il malato mentale è un malato di serie B.
Cosa ne è stato di loro nella storia dell’umanità?
Vi sono personaggi che ancora oggi “vivono” nell’immortale ricordo, che hanno lasciato del loro genio, uomini che hanno saputo tradurre la follia in letteratura, filosofia, pittura, come Tasso, Nietzsche, Modigliani, e donne, ancora in vita, che oscillano tra genio e pazzia, come la poetessa italiana di indiscusso talento, Alda Merini.
Una poetessa che ha saputo trasformare il ricordo indissolubile del manicomio, in arte: «non si può dimenticare di aver vissuto l’inferno Dantesco, con le sue fiamme e i suoi gironi, si può trovare soltanto un modo per liberarsi da tutto quel dolore; il mio, urla ancora tra le righe delle mie poesie».
Oggi, grazie alla legge Basaglia, queste strutture sono solo un ricordo impresso come un marchio di fuoco, sotto la pelle dei sopravvissuti.
Cosa ci resta ora?
Ci restano soltanto pochi luoghi insufficienti rispetto alle necessità, dove poter curare i malati più gravi, qualche ambulatorio di day-hospital e tutto il dolore di persone che soffrono nel profondo e trovano asilo soltanto nella culla della propria famiglia d’origine.
Non si bada a questo però, si cerca soltanto di eliminare lo “stigma” della follia.
MANICOMIOIn un intervista, il noto psichiatra Andreoli ha così commentato la situazione attuale:
«Sappiamo quanto siano in crescita esponenziale le malattie mentali eppure attualmente la difficoltà più grande è legata all’incapacità da parte del personale competente, di saper riconoscerne la gravità.
Gli ultimi decenni costituiscono una sorta di “buco” clinico nella preparazione degli psichiatri. L’aspetto principale al momento, oltre ad eliminare il millenario “stigma” della follia, è e deve essere la ricerca di luoghi concreti ed adatti alla cura di questi pazienti e la preparazione adeguata dei medici. Se questo non accadrà avremo fatto soltanto un restyling sulla follia. Spettacolo e nulla più
L’uomo ha una inesauribile capacità di adattamento, questo ha consentito ad esempio ad Alda Merini di sfruttare il suo dolore e trasformarlo in genio creativo, ma questo non deve essere il futuro: nel futuro un malato psichiatrico, non dovrà essere più considerato né un “malato immaginario”, né un matto, dovrà in primis, poter curarsi, scegliere che lavoro svolgere e perché no, dovrà essere libero di candidarsi per una carica parlamentare.

mikronet

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