QUANDO I QUADRI DIVENTANO UN’OPERA APERTA . . .

Impronte

Esponente della “Land Art”, artista nato in Sicilia ma romano d’adozione, da sempre ha lavorato sulle “impronte”.  Alcuni anni fa nelle vie di una città del Lazio stese 450 metri di tela dove gli abitanti lasciarono le loro orme nel tentativo di “recuperare” quelle dei loro antenati.  Ora si appresta a realizzare nella capitale un esperimento spettacolare.  E’ considerato uno dei primi ricercatori della forma post-informale in Italia ed offre al suo pubblico un linguaggio sempre più all’avanguardia, diverso da tutto quello che ci circonda oggi. Il suo contributo oltre a consolidare le relazioni e i rapporti con le varie realtà artistiche sul territorio nazionale, testimonia il valore e la necessità di promuovere e sostenere la cultura in un momento pervaso da un senso di crisi e di incertezze sulla scena politica internazionale.

R  O  M  A     I  N  V  A  S  A     D  A  L  L  E     D  O  N  N  E     B  L  U
   
D  I     V  I  T  O     B  O  N  G  I  O  R  N  O

Le donne blu di Vito Bongiorno

Vito Bongiorno, il pittore nato ad Alcamo nel 1963 ed operante sin da giovanissimo a Roma, ed una lunga parentesi a Tarquinia (Viterbo) già allievo di Mino delle Site, l’aeropittore molto amato da Marinetti, si accinge a realizzare a Roma nella Galleria Minima, un esperimento spettacolare.
Come scenario una grande tela che devasterà il soffitto dello spazio espositivo, fino ad arrivare alla vetrina adiacente la strada, la cospargerà di colore in polvere blu e inviterà una modella dipinta di blu a posare sopra per lasciare le sue impronte, a sua volta farla diventare come oggetto d’esposizione permanente.

Diplomatosi a Roma presso il Liceo Artistico di Largo Pannonia, arricchisce poi le sue conoscenze seguendo nella capitale corsi di disegno dal vero e dal nudo, di incisione, modellato e scultura. Dopo il servizio militare, al fine di ampliare le sue esperienze si reca all’estero, soggiornando dapprima a Monaco di Baviera e poi a New York, dove prende contatto con gli ambienti artistici più avanzati e incomincia ad esporre le sue opere, ispirate a quella filosofia estetica che egli stesso chiama ‘sintetismo della vita’ e che si può riassumere nella sintesi fra esperienza oggettiva ed espressione delle proprie esigenze interiori.

Dice Vito Bongiorno: «Non c’è un passato o futuro nel mondo dell’arte, non condivido perciò chi definisce bello un quadro, il Bello in pittura non esiste! L’opera è una ricerca, un esperimento ed è nel momento in cui la si osserva che acquista un significato profondo traducendo le emozioni le fantasie e le memorie di chi è spettatore, proprio per questo si trasforma in arte».

Egli mostra di considerare un quadro una sorta di ‘opera aperta’, alla quale collabora anche lo spettatore, anzi che acquista un’esistenza solo quando traduce le emozioni, le fantasie e le memorie di colui che la osserva: un’idea eminentemente moderna, che nega che l’opera d’arte abbia un’esistenza oggettiva, autonoma, indipendente non solo rispetto allo spettatore ma perfino all’autore, come sostengono insigni storici dell’arte.

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Impronte

Esponente della “Land Art”, artista nato in Sicilia ma romano d’adozione, da sempre ha lavorato sulle “impronte”.  Alcuni anni fa nelle vie di una città del Lazio stese 450 metri di tela dove gli abitanti lasciarono le loro orme nel tentativo di “recuperare” quelle dei loro antenati.  Ora si appresta a realizzare nella capitale un esperimento spettacolare.  E’ considerato uno dei primi ricercatori della forma post-informale in Italia ed offre al suo pubblico un linguaggio sempre più all’avanguardia, diverso da tutto quello che ci circonda oggi. Il suo contributo oltre a consolidare le relazioni e i rapporti con le varie realtà artistiche sul territorio nazionale, testimonia il valore e la necessità di promuovere e sostenere la cultura in un momento pervaso da un senso di crisi e di incertezze sulla scena politica internazionale.

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Le donne blu di Vito Bongiorno

Vito Bongiorno, il pittore nato ad Alcamo nel 1963 ed operante sin da giovanissimo a Roma, ed una lunga parentesi a Tarquinia (Viterbo) già allievo di Mino delle Site, l’aeropittore molto amato da Marinetti, si accinge a realizzare a Roma nella Galleria Minima, un esperimento spettacolare.
Come scenario una grande tela che devasterà il soffitto dello spazio espositivo, fino ad arrivare alla vetrina adiacente la strada, la cospargerà di colore in polvere blu e inviterà una modella dipinta di blu a posare sopra per lasciare le sue impronte, a sua volta farla diventare come oggetto d’esposizione permanente.

Diplomatosi a Roma presso il Liceo Artistico di Largo Pannonia, arricchisce poi le sue conoscenze seguendo nella capitale corsi di disegno dal vero e dal nudo, di incisione, modellato e scultura. Dopo il servizio militare, al fine di ampliare le sue esperienze si reca all’estero, soggiornando dapprima a Monaco di Baviera e poi a New York, dove prende contatto con gli ambienti artistici più avanzati e incomincia ad esporre le sue opere, ispirate a quella filosofia estetica che egli stesso chiama ‘sintetismo della vita’ e che si può riassumere nella sintesi fra esperienza oggettiva ed espressione delle proprie esigenze interiori.

Dice Vito Bongiorno: «Non c’è un passato o futuro nel mondo dell’arte, non condivido perciò chi definisce bello un quadro, il Bello in pittura non esiste! L’opera è una ricerca, un esperimento ed è nel momento in cui la si osserva che acquista un significato profondo traducendo le emozioni le fantasie e le memorie di chi è spettatore, proprio per questo si trasforma in arte».

Egli mostra di considerare un quadro una sorta di ‘opera aperta’, alla quale collabora anche lo spettatore, anzi che acquista un’esistenza solo quando traduce le emozioni, le fantasie e le memorie di colui che la osserva: un’idea eminentemente moderna, che nega che l’opera d’arte abbia un’esistenza oggettiva, autonoma, indipendente non solo rispetto allo spettatore ma perfino all’autore, come sostengono insigni storici dell’arte.

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Vito Bongiorno

Il suo esperimento rientra in quella che si suole chiamare Land Art, ossia quella corrente dell’arte contemporanea sorta sul finire degli anni Sessanta negli Stati Uniti e diffusasi in seguito in tutta l’Europa, fra cui l’Italia.

I suoi esponenti più importanti sono l’artista bulgaro Christo e l’artista inglese Richard Long, il primo resosi noto in mezzo mondo per i suoi ‘impacchettamenti’, il secondo per le sue ‘camminate’, che riproducevano le passeggiate dell’autore in un prato, come Una linea fatta passeggiando (1967).
In Italia Christo aveva ‘impacchettato’, fra l’altro, il Monumento a Leonardo a Milano e le Mura Aureliane a Roma. Ma Vito Bongiorno non si rifà né a l’uno né a l’altro. Ricorda semmai, Yves Klein, il pittore francese noto per le sue ‘antropometrie’, consistenti nel dipingere delle donne nude di blu e imprimerne i corpi sulla tela.

Vito Bongiorno ha sempre lavorato sulle impronte, e pertanto non può che rifarsi a se stesso. Nel 2002 stese lungo la strada principale di Tarquinia nove rotoli di tela di cinquanta metri l’uno (450 mt) e invitò tutti i cittadini a lasciarvi le loro impronte, nel tentativo di recuperare, per una sorta di affinità genetica sopravvissuta al tempo, le impronte dei loro antenati.

L’esperimento di Roma prelude alla grande mostra che terrà prossimamente sempre nella capitale, curata dal critico d’arte del Messaggero Costanzo Costantini.

Le donne blu di Vito Bongiorno

Roma invasa dalle donne blu di Vito Bongiorno
08/11/08 > 30/11/08  –  Roma

Artista:  Vito Bongiorno
Titolo:  Roma invasa dalle donne blu di Vito Bongiorno
Curatore:  Galleria Minima arte contemporanea & Gruppo Casal de’ Pazzi
Inaugurazione:  sabato 8 novembre 2008 ore 18.30 ingresso libero
Inizio:  08/11/2008  –  Fine:  30/11/2008
Sede:  Galleria Minima arte contemporanea
Città:  Roma  –  Via del Pellegrino, 18
Orari:  Tutti i giorni dalle ore 16.00 alle ore 20.00 – domenica chiuso
Telefono:  0697616972  –  Fax:  0697616972  –  email:  gruppodepazzi@gmail.com

Web:  www.vitobongiorno.it    
Ufficio Stampa:  Gruppo Casal de’ Pazzi

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