THE THREE BURIALS OF MELQUIADES ESTRADA

THE 23RD EDITION OF MAR DEL PLATA FILM FESTIVALBravo, bravissimo ha però un carattere estremamente chiuso ed è un uomo di poche, pochissime parole. Tommy Lee Jones, terrore dei giornalisti che osano intervistarlo, non ritiene mai abbastanza interessante qualsiasi domanda e risponde, spesso, con un altro interrogativo. A Mar del Plata, però, sorprende tutti. Disponibile e sorridente si è sottoposto al fuoco incrociato delle domande della stampa e del pubblico esordendo in lingua inglese perché il suo spagnolo, afferma, non si addice al cinema… «ed perfetto solo quando lo pratico con cavalli e vacche».   

“   L  E     T  R  E     S  E  P  O  L  T  U  R  E   ”

di  Mariangiola Castrovilli

Tommy Lee Jones

Un cambio senza precedenti, che non ci saremmo mai aspettati. Tommy Lee Jones infatti per  essere bravo è bravissimo come dimostrano i numerosissimi premi collezionati, tra cui varie nomination all’Oscar di cui due vinte.  Laureatosi nel 1969 con summa ***** laude, l’uomo intelligente e poliedrico alterna  ben quattro professioni in cui eccelle, attore, sceneggiatore, regista e produttore. Peccato il carattere, estremamente chiuso e riservato e se vogliamo di pochissime parole.

Nato il 15 settembre del 46 nello stesso giorno del suo amico Oliver Stone, texano,  compagno alle superiori della first lady Laura Bush  e all’ università di Al Gore, Tommy, nel tempo libero alleva cavalli da polo ed è un ottimo giocatore di questo sport elitario che pratica costantemente al punto da comprarsi una casa anche nel Polo Country Club di Buenos Aires, e tutti gli autunni invita i migliori giocatori del mondo nel suo immenso ranch a Sanantonio  in Texas  per delle partite memorabili.  Erich Segal, autore dell’indimenticabile Love Story ha detto che l’ispirazione per il personaggio di Oliver nel film che ha fatto versare fiumi di lacrime gli è venuta  proprio  ad Harvard dove insegnava appunto a  Jones e  Gore allora compagni di stanza.

Terrore  dei giornalisti che osano chiedere di intervistarlo perché qualsiasi domanda gli facciate non è mai abbastanza interessante da smuoverlo e a cui,  il più delle volte, risponde con un’altra domanda, qui alla 23° edizione del Festival Internazionale di Mar del Plata è completamente disponibile e  sorridente.  Si è sottoposto infatti per più di un’ora senza mostrare segni di fastidio al fuoco incrociato di domande di stampa e pubblico, dopo la proiezione del suo Le tre sepolture con Barry Pepper. Indossati i panni del cowboy urbano Pete che, scoperto il brutale omicidio del suo migliore amico messicano, decide di farsi giustizia da solo. Jones dirige qui con maestria una sorta di western alla Peckinpah, vincendo la Palma d’Oro come miglior attore e migliore sceneggiatura al Festival di Cannes del 2005.
Tommy Lee Jones - Mar del Plata Cine FestivalA Mar del Plata  esordisce dicendo con un bel sorriso che il suo spagnolo è perfetto quando lo pratica con cavalli e vacche, ma per parlare di cinema preferisce l’inglese. Poco amante del tango che  gli dice poco, «a differenza del mio amico Bobby Duvall che lo ama al punto di averne fatto un film bellissimo» è invece un grande estimatore  dell’Argentina dove «da dieci anni ci siamo fatti moltissimi amici con cui è bello ritrovarci».
E’ difficile fare quattro mestieri contemporaneamente ?

«Anzi cinque, visto che ho fatto anche il direttore del casting… attore, sceneggiatore e regista sono piacevoli, più noioso è fare il produttore cercando che tutti i treni arrivino in tempo…»
risponde scherzando.

segue … >>>


THE 23RD EDITION OF MAR DEL PLATA FILM FESTIVALBravo, bravissimo ha però un carattere estremamente chiuso ed è un uomo di poche, pochissime parole. Tommy Lee Jones, terrore dei giornalisti che osano intervistarlo, non ritiene mai abbastanza interessante qualsiasi domanda e risponde, spesso, con un altro interrogativo. A Mar del Plata, però, sorprende tutti. Disponibile e sorridente si è sottoposto al fuoco incrociato delle domande della stampa e del pubblico esordendo in lingua inglese perché il suo spagnolo, afferma, non si addice al cinema… «ed perfetto solo quando lo pratico con cavalli e vacche».   

“   L  E     T  R  E     S  E  P  O  L  T  U  R  E   ”

di  Mariangiola Castrovilli

Tommy Lee Jones

Un cambio senza precedenti, che non ci saremmo mai aspettati. Tommy Lee Jones infatti per  essere bravo è bravissimo come dimostrano i numerosissimi premi collezionati, tra cui varie nomination all’Oscar di cui due vinte.  Laureatosi nel 1969 con summa ***** laude, l’uomo intelligente e poliedrico alterna  ben quattro professioni in cui eccelle, attore, sceneggiatore, regista e produttore. Peccato il carattere, estremamente chiuso e riservato e se vogliamo di pochissime parole.

Nato il 15 settembre del 46 nello stesso giorno del suo amico Oliver Stone, texano,  compagno alle superiori della first lady Laura Bush  e all’ università di Al Gore, Tommy, nel tempo libero alleva cavalli da polo ed è un ottimo giocatore di questo sport elitario che pratica costantemente al punto da comprarsi una casa anche nel Polo Country Club di Buenos Aires, e tutti gli autunni invita i migliori giocatori del mondo nel suo immenso ranch a Sanantonio  in Texas  per delle partite memorabili.  Erich Segal, autore dell’indimenticabile Love Story ha detto che l’ispirazione per il personaggio di Oliver nel film che ha fatto versare fiumi di lacrime gli è venuta  proprio  ad Harvard dove insegnava appunto a  Jones e  Gore allora compagni di stanza.

Terrore  dei giornalisti che osano chiedere di intervistarlo perché qualsiasi domanda gli facciate non è mai abbastanza interessante da smuoverlo e a cui,  il più delle volte, risponde con un’altra domanda, qui alla 23° edizione del Festival Internazionale di Mar del Plata è completamente disponibile e  sorridente.  Si è sottoposto infatti per più di un’ora senza mostrare segni di fastidio al fuoco incrociato di domande di stampa e pubblico, dopo la proiezione del suo Le tre sepolture con Barry Pepper. Indossati i panni del cowboy urbano Pete che, scoperto il brutale omicidio del suo migliore amico messicano, decide di farsi giustizia da solo. Jones dirige qui con maestria una sorta di western alla Peckinpah, vincendo la Palma d’Oro come miglior attore e migliore sceneggiatura al Festival di Cannes del 2005.
Tommy Lee Jones - Mar del Plata Cine FestivalA Mar del Plata  esordisce dicendo con un bel sorriso che il suo spagnolo è perfetto quando lo pratica con cavalli e vacche, ma per parlare di cinema preferisce l’inglese. Poco amante del tango che  gli dice poco, «a differenza del mio amico Bobby Duvall che lo ama al punto di averne fatto un film bellissimo» è invece un grande estimatore  dell’Argentina dove «da dieci anni ci siamo fatti moltissimi amici con cui è bello ritrovarci».
E’ difficile fare quattro mestieri contemporaneamente ?

«Anzi cinque, visto che ho fatto anche il direttore del casting… attore, sceneggiatore e regista sono piacevoli, più noioso è fare il produttore cercando che tutti i treni arrivino in tempo…»
risponde scherzando.

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LE TRE SEPOLTURE

“Le tre sepolture”  è un  racconto frammentario che va continuamente avanti e indietro nel tempo come in 21 Grammi, fino a raggiungere una meravigliosa fluidità e la giusta armonia narrativa nel momento in cui inizia il viaggio dei tre verso il ritorno a casa di Melquiades.  È stata una decisione presa fin dall’inizio con Arriaga il suo cosceneggiatore, autore tra l’altro di “21 grammi” e “Amore perros” ? 

«Guillermo non è uno scrittore sequenziale. Le sequenze in ordine perfetto non gli interessano. Per  me andava bene, perché il mio punto di vista della storia era che passato, presente e futuro fossero contemporanei, presentando in modo sequenziale le diverse prospettive dei testimoni degli eventi».
 
Jones e gli attori, tutti bravissimi del suo cast a cominciare da Barry Pepper…

«Si, in effetti sono molto orgoglioso di tutti quelli che sono stati con me, come sono orgoglioso di Luc Besson, amico personale e mio produttore, un uomo di poche parole ma che ha un gran rispetto per i registi».
 

Barry Pepper

Cosa ha fatto per farlo interessare al suo film ?

«Lo chiamai al telefono e poi discutemmo del copione sulla mia barca da altura. Lui è un gran subacqueo e gli piace pescare, per cui discutemmo dopo alcune immersioni ed aver preso insieme uno splendido pesce. L’unica cosa che mi domandò fu di cambiare l’ultima riga. Lo feci immediatamente, rendendomi poi conto che la nuova frase era diventata la più importante del film».
 
Quanto tempo ha messo per preparare il copione ?  

«C’è voluto un anno, dopo la stesura originale. Anche perché l’ho riscritto 19 volte, senza contare le innumerevoli correzioni fatte ogni mattina e a mezzogiorno quando mi sedevo a tavola, per il caffè o per pranzo. Alla fine, come dice Borges “ho preferito pubblicarlo piuttosto che continuare a correggerlo…».  
E quanti giorni di riprese?

«52 se non fosse che l’ultimo giorno successe una catastrofe. Stavamo girando nel più selvaggio sud est texano in una zona desertica che dalla notte alla mattina fu sommersa da un’inondazione di  9 piedi (270 centimetri) per cui perdemmo cinquecento mila dollari». E poi ?  «Ritelefonai a Parigi a Luc dicendogli che avevamo bisogno di una nuova equipe tecnica  per liberare  dall’acqua  tutto il sommerso e che gli sarebbe costato 500.000 dollari. Rispose solo ‘Ok’».
Quante  riprese ha fatto ?

«I tecnici di solito fanno in modo che tutto vada bene fin dalla prima, però chissà perché nel 75/80% dei casi la cosa non funziona, per cui ne facciamo una seconda per sicurezza. Mentre la terza è senza regole, gli attori recitano guidati solo dal loro istinto e questa di solito è la migliore. Quando ci sono una quarta e una quinta vuol dire che ci sono state causa di forza maggiore», conclude ridendo Jones.

La Ciudad de Mar del Plata

mikronet

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