IL FILM TRATTO DA UN RACCONTO GUSTAVE FLAUBERT

«E’ stato molto penoso girare un film sull’abbandono, vivendolo ogni minuto sul set». L’affermazione commossa è della regista di “Un coeur simple”, Marion Laine, ricordando la produttrice Béatrice Caufman che morì due mesi prima dell’inizio delle riprese. «Con Beatrice la nostra amicizia iniziò da un malinteso. Parlavamo di Felicité, solo che io intendevo la protagonista del mio primo film un’astronauta e lei invece alludeva all’eroina del racconto di Flaubert»
 

U N   C O E U R   S I M P L E

di  Mariangiola Castrovilli
 
  

\"MarinaInteressante questo terzo film dell’attrice regista Marion Laine, che in Un coeur simple presentato qui alla 23° edizione del Festival di Mar Del Plata ne firma anche la sceneggiatura tratta dal racconto omonimo che Gustave Flaubert scrisse anni dopo Madame Bovary. Il cuore semplice dovrebbe essere quello di Félicité (Sandrine Bonnaire), una ragazza di paese analfabeta, istintiva e generosa, pronta a sacrificarsi per gli altri in cambio di un po’ d’affetto. Il suo costante problema però è quello di amare troppo, spaventando e mettendo in fuga Theo, il fidanzato che l’abbandona senza rimorso. Delusa profondamente cerca lavoro da Matilde (Marina Fois) una fredda ed altera vedova con due figli.
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Felicité si affeziona subito ricambiata ai bambini soprattutto alla piccola Clemence, ma la madre insicura e gelosa li mette in collegio. Alla povera Felicité colpita dal secondo abbandono non resta che riversare il suo amore sul nipote Victor, che però, passato qualche anno parte per lontane destinazioni. I figli di Mathilde ritornano, cambiati dalla vita di collegio, e poco dopo Clemance, che è sempre stata di salute cagionevole muore.

Terribile perdita anche per la madre, che piange sconsolata tra le braccia di Felicité, che adesso che è rimasta sola considera diversamente. Ma Felicité che al contrario del suo nome non è destinata a vivere felicemente si ammala e perde l’udito. A farla di nuovo sorridere è il pappagallo Loulou a cui si attacca ancora una volta morbosamente… il resto non ve lo raccontiamo per non guastarvi la sorpresa di questo bel film diretto con mano sicura dalla Laine che confessa di avere non pochi problemi durante le riprese.
segue … >>>



«E’ stato molto penoso girare un film sull’abbandono, vivendolo ogni minuto sul set». L’affermazione commossa è della regista di “Un coeur simple”, Marion Laine, ricordando la produttrice Béatrice Caufman che morì due mesi prima dell’inizio delle riprese. «Con Beatrice la nostra amicizia iniziò da un malinteso. Parlavamo di Felicité, solo che io intendevo la protagonista del mio primo film un’astronauta e lei invece alludeva all’eroina del racconto di Flaubert»
 

U N   C O E U R   S I M P L E

di  Mariangiola Castrovilli
 
  

\"MarinaInteressante questo terzo film dell’attrice regista Marion Laine, che in Un coeur simple presentato qui alla 23° edizione del Festival di Mar Del Plata ne firma anche la sceneggiatura tratta dal racconto omonimo che Gustave Flaubert scrisse anni dopo Madame Bovary. Il cuore semplice dovrebbe essere quello di Félicité (Sandrine Bonnaire), una ragazza di paese analfabeta, istintiva e generosa, pronta a sacrificarsi per gli altri in cambio di un po’ d’affetto. Il suo costante problema però è quello di amare troppo, spaventando e mettendo in fuga Theo, il fidanzato che l’abbandona senza rimorso. Delusa profondamente cerca lavoro da Matilde (Marina Fois) una fredda ed altera vedova con due figli.
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Felicité si affeziona subito ricambiata ai bambini soprattutto alla piccola Clemence, ma la madre insicura e gelosa li mette in collegio. Alla povera Felicité colpita dal secondo abbandono non resta che riversare il suo amore sul nipote Victor, che però, passato qualche anno parte per lontane destinazioni. I figli di Mathilde ritornano, cambiati dalla vita di collegio, e poco dopo Clemance, che è sempre stata di salute cagionevole muore.

Terribile perdita anche per la madre, che piange sconsolata tra le braccia di Felicité, che adesso che è rimasta sola considera diversamente. Ma Felicité che al contrario del suo nome non è destinata a vivere felicemente si ammala e perde l’udito. A farla di nuovo sorridere è il pappagallo Loulou a cui si attacca ancora una volta morbosamente… il resto non ve lo raccontiamo per non guastarvi la sorpresa di questo bel film diretto con mano sicura dalla Laine che confessa di avere non pochi problemi durante le riprese.
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\"Marion«Il copione nasceva diversamente ed era molto più semplice» esordisce la regista «però man mano che andavamo avanti sono tornata a rileggermi Flaubert. Per me era un po’ come la favola di Cappuccetto rosso che si perde nella foresta…». Molti i flash back che Marion usa per portare la protagonista dentro e fuori la sua storia d’amore. «L’idea era quella di dare, dare, dare e soffrire per tutti gli abbandoni».

A proposito di abbandoni il film è dedicato alla produttrice Béatrice Caufman che morì due mesi prima dell’inizio delle riprese. Ed è con voce rotta che Marion racconta come nacque La loro collaborazione. «Sono convinta che la vita sia un susseguirsi di incontri alcuni dei quali più importanti degli altri. Con Beatrice la nostra amicizia iniziò da un malinteso. Parlavamo di Felicité, solo che io intendevo la protagonista del mio primo film un’astronauta e lei invece alludeva all’eroina del racconto di Flaubert. Quella sera tornando a casa buttai giù di getto le prime quaranta pagine del copione che mandai a Béatrice il giorno dopo. Così cominciammo a collaborare fino a che lei non ci lasciò». Qui la voce le si incrina, «E’ stato molto penoso girare un film sull’abbandono, vivendolo ogni minuto sul set».

mikronet

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