RICORDI DI UNA ANNO CHE SE NE VA

\"Nuovo

L’occhio attento alle nuove economie, alle nuove politiche, ai nuovi pensieri.

Ogni mattina nasciamo un’altra volta.
Ciò che facciamo oggi è ciò che conta davvero.

Nuovomondo vuole essere  un’osservatorio, una lente di ingrandimento, una postazione d’avanguardia dove scorgere ogni giorno i semi del cambiamento e del rinnovamento economico, politico e culturale.  Uno spazio aperto dove ospitare i fermenti positivi del nostro mondo, ma anche un pit-stop per riflettere e pensare e guardare con occhi nuovi alla realtà che ci circonda.

I L    M E R C A T I N O   D E L L’   U S A T O

C H E   N O N   P A S S A   M A I   D I   M O D A

 
 

\"\"E’ una tiepida mattinata d’Ottobre. Un incidente di estate nel mezzo dell’Autunno, come spesso accade in Sicilia. Con un amico fraterno mi reco a Catania: Via Montenero n. 8.   
E’ un appuntamento che volevo onorare da tempo. Posteggio la macchina, per pura fortuna, nelle ultime oasi di parcheggio gratuito esistenti nella città, e mi dirigo assieme al mio amico in direzione di un’insegna verde.

Percorro una breve discesa e mi ritrovo davanti ad un bazar multicolore. Guadagno l’entrata e alla mia sinistra lo sguardo è rapito da una serie di manifesti che non ammiccano a comprare creme rassodanti o inutili telefonini ultra accessoriati, ma ospitano gli occhi raggianti e angosciati di due bambini che reclamano i loro diritti o grafici che denunciano le disparità tra il Nord e il Sud del pianeta. In realtà la mia non era una caccia al tesoro. Sapevo benissimo dove stavo andando.
Avevo caricato, però, di molte aspettative la sensazione iniziale sull’ingresso del luogo che stavo visitando. Dopo avere letto bene gran parte dei messaggi che impreziosivano la bacheca, decido assieme al mio accompagnatore di iniziare la visita del locale.
M’imbatto subito in una serie di scaffali ricolmi d’oggetti di varia natura. Da una sveglia con le lancette colorate ad una posa cenere stile impero, da una porta carte di legno ad una scacchiera verde e rossa.        
Dopo qualche minuto di vagabondaggio alla ricerca di qualche oggetto strano o curioso, sono avvicinato da Rosario : zigomi siculi e marcata inflessione dialettale. Ci salutiamo stringendoci le mani, così fa pure il mio amico. Rosario si deve scusare subito, perché lo chiama una signora dall’altro lato che vuole sapere il prezzo di un mobiletto di legno. Perde qualche minuto e dopo ci fa accomodare in una rientranza del locale adibita ad ufficio. Non è una stanza separata, ma la continuazione dello spazio in cui sono riposti gli oggetti. Non mi sembra casuale, anzi. E’ come se non ci fosse discontinuità tra la parte direttiva e quell’operativa. Un’officina aperta in cui l’apporto intellettuale si mescola con quello manuale: un computer, alcune sedie, la tappezzeria di manifesti colorati simile a quella dell’ingresso e subito dietro oggetti. Rosario comincia a parlare. Dietro le spalle, un ampio scaffale ricolmo di libri. Ogni tanto intercala il suo discorso indicando qualche testo, che puntualmente estrae dalla biblioteca del gruppo…

 

segue … >>>


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L’occhio attento alle nuove economie, alle nuove politiche, ai nuovi pensieri.

Ogni mattina nasciamo un’altra volta.
Ciò che facciamo oggi è ciò che conta davvero.

Nuovomondo vuole essere  un’osservatorio, una lente di ingrandimento, una postazione d’avanguardia dove scorgere ogni giorno i semi del cambiamento e del rinnovamento economico, politico e culturale.  Uno spazio aperto dove ospitare i fermenti positivi del nostro mondo, ma anche un pit-stop per riflettere e pensare e guardare con occhi nuovi alla realtà che ci circonda.

I L    M E R C A T I N O   D E L L’   U S A T O

C H E   N O N   P A S S A   M A I   D I   M O D A

 
 

\"\"E’ una tiepida mattinata d’Ottobre. Un incidente di estate nel mezzo dell’Autunno, come spesso accade in Sicilia. Con un amico fraterno mi reco a Catania: Via Montenero n. 8.   
E’ un appuntamento che volevo onorare da tempo. Posteggio la macchina, per pura fortuna, nelle ultime oasi di parcheggio gratuito esistenti nella città, e mi dirigo assieme al mio amico in direzione di un’insegna verde.

Percorro una breve discesa e mi ritrovo davanti ad un bazar multicolore. Guadagno l’entrata e alla mia sinistra lo sguardo è rapito da una serie di manifesti che non ammiccano a comprare creme rassodanti o inutili telefonini ultra accessoriati, ma ospitano gli occhi raggianti e angosciati di due bambini che reclamano i loro diritti o grafici che denunciano le disparità tra il Nord e il Sud del pianeta. In realtà la mia non era una caccia al tesoro. Sapevo benissimo dove stavo andando.
Avevo caricato, però, di molte aspettative la sensazione iniziale sull’ingresso del luogo che stavo visitando. Dopo avere letto bene gran parte dei messaggi che impreziosivano la bacheca, decido assieme al mio accompagnatore di iniziare la visita del locale.
M’imbatto subito in una serie di scaffali ricolmi d’oggetti di varia natura. Da una sveglia con le lancette colorate ad una posa cenere stile impero, da una porta carte di legno ad una scacchiera verde e rossa.        
Dopo qualche minuto di vagabondaggio alla ricerca di qualche oggetto strano o curioso, sono avvicinato da Rosario : zigomi siculi e marcata inflessione dialettale. Ci salutiamo stringendoci le mani, così fa pure il mio amico. Rosario si deve scusare subito, perché lo chiama una signora dall’altro lato che vuole sapere il prezzo di un mobiletto di legno. Perde qualche minuto e dopo ci fa accomodare in una rientranza del locale adibita ad ufficio. Non è una stanza separata, ma la continuazione dello spazio in cui sono riposti gli oggetti. Non mi sembra casuale, anzi. E’ come se non ci fosse discontinuità tra la parte direttiva e quell’operativa. Un’officina aperta in cui l’apporto intellettuale si mescola con quello manuale: un computer, alcune sedie, la tappezzeria di manifesti colorati simile a quella dell’ingresso e subito dietro oggetti. Rosario comincia a parlare. Dietro le spalle, un ampio scaffale ricolmo di libri. Ogni tanto intercala il suo discorso indicando qualche testo, che puntualmente estrae dalla biblioteca del gruppo…

 

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\"\"Rosario, infatti, non è da solo, condivide il suo progetto assieme ad un\’altra decina di persone. Assieme alcuni anni fa hanno costituito il gruppo “Mani Tese” di Catania.

Una realtà sviluppatisi negli anni con l’aiuto dell’omonima Associazione nazionale sorta circa 40 anni fa e che adesso ha la sua sede a Milano.
«Mani Tese» ci spiega Rosario «è una O.N.G. che ha come obiettivo principale la cooperazione con le realtà svantaggiate del Sud del mondo attraverso la promozione di progetti di sviluppo in loco».
«L’Associazione non fa solo questo, però» precisa «si occupa anche di un’azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa il divario esistente tra Nord e Sud del mondo per creare azioni positive che invertano tale tendenza».
Uno degli strumenti utilizzati è proprio il mercatino dell’usato. Sembra difficile collegare la realtà di un mercatino di Catania con un villaggio dell’Africa sub-sahariana, eppure ci dice Rosario «questo è il nostro ponte».
Il gruppo, infatti, raccoglie oggetti in donazione e li rivende per finanziare i progetti cui ha deciso di contribuire. E’ un sistema virtuoso che mira ad innescare comportamenti economicamente positivi anche nella realtà locale. Molti oggetti che sarebbero destinati ad intasare le discariche, sono conferiti al mercatino e conseguentemente si riappropriano di un valore aggiunto che altrimenti andrebbe perso. Rivenduti acquistano utilità per altre persone, interrompendo la spirale perversa del consumismo che rende inservibili gli oggetti non appena passano di “moda”.
E’ come se le cose non siano soltanto prodotti destinati a diventare presto obsoleti, ma abbiano un valore che fosse sottratto alle logiche del mercato. «Non è la solita beneficenza» precisa Rosario «noi non ne facciamo, non inviamo direttamente vestiti o altri oggetti».
Il Gruppo indirizza i proventi monetari realizzati con il mercatino ai progetti che consentono alle persone di rialzarsi da sole, in un processo di riscatto che fa leva sull’autopromozione e non sulla dipendenza. Rosario è richiamato da qualche altro acquirente del mercatino e deve lasciarci. Al suo posto arriva Marco anche lui volontario del gruppo.
«Purtroppo» esordisce Marco «i locali in cui operiamo non sono a nostra disposizione a titolo gratuito e quindi dobbiamo contribuire con nostri fondi, ma speriamo in qualche assegnazione da parte del Comune».
Il solito comportamento miope e dannoso degli amministratori locali che fa deteriorare locali di proprietà pubblica e non contribuisce a far decollare progetti d’utilità sociale.
«Il mercatino di Mani Tese – Catania ha, infatti, un immediato e benefico effetto anche sul territorio in quanto» spiega Rosario «riesce a vendere materiale utile per la vita quotidiana a soggetti che versano in difficoltà economiche (extra-comunitari, nuovi poveri) a prezzi vantaggiosi e contribuisce in maniera significativa a sgravare l’ Amministrazione comunale dall’onere di smaltimento degli oggetti»
«Catania» purtroppo aggiunge ancora Rosario «in questi giorni è venuta alla ribalta per la vincita al super-enalotto e non c’è spazio per altre notizie».
Le persone continuano ad entrare numerose. C’è chi cerca una bacheca da mettere nel soggiorno di casa, chi cerca ceste di vimini per i prossimi regali di Natale. Una signora chiede il prezzo di un foulard. Marco si è alzato. Rosario continua a sistemare oggetti per la stanza.

Io e il mio amico salutiamo tutti. Usciamo soddisfatti. Per qualche ora siamo stati in un “luogo” degno di questo nome.

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mikronet

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