QUANDO LA VITA E’ APPARENTE E ARTIFICIALE . . .

Il caso di Eluana Englaro oggi e quello di Terri Schiavo  ieri, così come tanti altri, hanno diviso e dividono l’opinione pubblica e istituzioni. Qualunque, però, sia il punto di vista siamo tutti attraversati da angosce e lacerazioni interiori al di là del diritto e dei sentimenti religiosi.  In Italia in 2mila come Eluana. 
 
 
 

Il commento di Gicar

 

 

LA  “COSCIENZA”  COME . . .   “CORTE SUPREMA . . . ”

 
 
 
Non posso che riscrivere per convinzione personale se non le stesse identiche parole di alcuni anni fa quando, alla mia coscienza come a quella di tutti, si presentò un caso analogo. 
 

\"BeppinoIeri Terri Schiavo, 41 anni. Dal 1990 al 2005 era rimasta in uno stato vegetativo persistente. Su richiesta del marito Michael e dopo lunghe battaglie giudiziarie , i medici staccarono la sonda che la teneva in vita. La Corte Suprema della Stato della Florida aveva sentenziato che la decisione spettasse al marito ed anche la Corte Suprema degli Stati Uniti sentenziò che i tubi dovessero essere staccati.
Oggi Eluana Englaro, 37 anni, in coma da quando ne aveva venti. La nostra Corte Suprema di Cassazione pronuncia che l’alimentazione e l’idratazione possono essere legalmente sospese certificando la volontà del padre Beppino che testimonia di esaudire le volontà della figlia. Dietro le quinte di entrambi i casi solo le volontà indirette o ricostruite delle silenti interessate ed in ogni caso gli stessi paurosi vuoti legislativi, se pur in tempi diversi, di due stati distinti e lontani tra loro.

 
Quello che è capitato alla giovane donna americana ed alla ragazza italiana, potrebbe accadere, domani, ad ognuno di noi. Il raggiungimento della morte definitiva per la prima (per Eluana forse ancora un punto interrogativo) sublima il dilemma, in tutti oltremodo angosciante in simili situazioni, sul problema di “staccare” o no “la spina” quando l’individuo, nella sua fisicità, è umiliato dal male. Ciò che poi possa passare o non passare nella sua mente, per la scienza, ad oggi, rimane un mistero. Cosa di non poco conto. Certo è che, di fronte alla loro morte effettiva, ogni interrogativo a tal proposito è stato e sarà temporaneamente allontanato dalle nostre coscienze. Inevitabilmente e in ogni modo il problema non è eluso e si ripresenterà di nuovo, come oggi si è già ripresentato, alla prima occasione per così dire utile, sollevando, ancora una volta, un polverone che non finisce più.
 
Non voglio entrare in problematiche di natura etica, teologica o legislativa, poiché la morale, la religione o la legge ci porterebbero a navigare, oggi, su terreni molto simili alle sabbie mobili dove a volte rimane fin troppo facile cedere il passo a dogmatismi o a relativismi del tutto gratuiti ed incomprensibili.  Perché non c’è e non potrà mai esserci legge o religione che potrà tacitare completamente le coscienze e togliere il tarlo del dubbio dalle nostre menti. Vorrei soltanto ribaltare il problema sulla centralità dell’individuo, della persona in se, senza voler destare scandali ingiustificati e sensazionalismo.
 
segue … >>>
 


Il caso di Eluana Englaro oggi e quello di Terri Schiavo  ieri, così come tanti altri, hanno diviso e dividono l’opinione pubblica e istituzioni. Qualunque, però, sia il punto di vista siamo tutti attraversati da angosce e lacerazioni interiori al di là del diritto e dei sentimenti religiosi.  In Italia in 2mila come Eluana. 
 
 
 

Il commento di Gicar

 

 

LA  “COSCIENZA”  COME . . .   “CORTE SUPREMA . . . ”

 
 
 
Non posso che riscrivere per convinzione personale se non le stesse identiche parole di alcuni anni fa quando, alla mia coscienza come a quella di tutti, si presentò un caso analogo. 
 

\"BeppinoIeri Terri Schiavo, 41 anni. Dal 1990 al 2005 era rimasta in uno stato vegetativo persistente. Su richiesta del marito Michael e dopo lunghe battaglie giudiziarie , i medici staccarono la sonda che la teneva in vita. La Corte Suprema della Stato della Florida aveva sentenziato che la decisione spettasse al marito ed anche la Corte Suprema degli Stati Uniti sentenziò che i tubi dovessero essere staccati.
Oggi Eluana Englaro, 37 anni, in coma da quando ne aveva venti. La nostra Corte Suprema di Cassazione pronuncia che l’alimentazione e l’idratazione possono essere legalmente sospese certificando la volontà del padre Beppino che testimonia di esaudire le volontà della figlia. Dietro le quinte di entrambi i casi solo le volontà indirette o ricostruite delle silenti interessate ed in ogni caso gli stessi paurosi vuoti legislativi, se pur in tempi diversi, di due stati distinti e lontani tra loro.

 
Quello che è capitato alla giovane donna americana ed alla ragazza italiana, potrebbe accadere, domani, ad ognuno di noi. Il raggiungimento della morte definitiva per la prima (per Eluana forse ancora un punto interrogativo) sublima il dilemma, in tutti oltremodo angosciante in simili situazioni, sul problema di “staccare” o no “la spina” quando l’individuo, nella sua fisicità, è umiliato dal male. Ciò che poi possa passare o non passare nella sua mente, per la scienza, ad oggi, rimane un mistero. Cosa di non poco conto. Certo è che, di fronte alla loro morte effettiva, ogni interrogativo a tal proposito è stato e sarà temporaneamente allontanato dalle nostre coscienze. Inevitabilmente e in ogni modo il problema non è eluso e si ripresenterà di nuovo, come oggi si è già ripresentato, alla prima occasione per così dire utile, sollevando, ancora una volta, un polverone che non finisce più.
 
Non voglio entrare in problematiche di natura etica, teologica o legislativa, poiché la morale, la religione o la legge ci porterebbero a navigare, oggi, su terreni molto simili alle sabbie mobili dove a volte rimane fin troppo facile cedere il passo a dogmatismi o a relativismi del tutto gratuiti ed incomprensibili.  Perché non c’è e non potrà mai esserci legge o religione che potrà tacitare completamente le coscienze e togliere il tarlo del dubbio dalle nostre menti. Vorrei soltanto ribaltare il problema sulla centralità dell’individuo, della persona in se, senza voler destare scandali ingiustificati e sensazionalismo.
 
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Ognuno di noi vive in una ben precisa ed identificata realtà geografica con le sue leggi e le sue morali: quali esse siano proprio non importa. A me non appare giusto che capi di stato, governatori, presidenti del consiglio, magistrati, medici, autorità religiose, filosofi, psicologi o psicoanalisti, storici, intere popolazioni, associazioni, comunità locali, amici, parenti e congiunti siano trascinati nella vertigine di scelte che in fondo non gli appartengono. Non gli appartengono perché ogni loro ingerenza, qualunque essa sia, anche tra le più nobili, finisce per ledere la libertà individuale sacra ed inviolabile.
 

\"TerriPreferisco allora, piuttosto che scomodare il mondo intero, recarmi domani mattina presso l’Ufficiale di Stato Civile del mio Comune di residenza o presso un Notaio qualsiasi, per dichiarare (Atto Notorio) le mie intenzioni nel “caso che…”
E se quel “caso” si dovesse verificare tutti dovranno avere notizia certa che, nel momento in cui ero ancora capace di intendere e di volere, io avevo espresso la volontà di essere cremato o meno, di donare o no i miei organi, di “staccare” o “non staccare” “la spina”  qualora fossi diventato un “vegetale” .

 
Non è voler essere cinici ad ogni costo. Si tratta di rispettare gli altri e di non coinvolgerli, loro malgrado, in lacerazioni interiori che non gli appartengono e, talvolta, mi si consenta dire, del tutto gratuite e pretestuose come le “gazzarre” (così appaiono ai miei occhi), “politico-religiose-istrituzionali”, di questi giorni per Eleuana e di ieri per Terri.
 

In fondo è solo una questione di coscienza e d\’onestà intellettuale con noi stessi e nei confronti di coloro con cui condividiamo la contestuale temporalità della nostra esistenza.
Siamo noi a dover essere la “Corte Suprema…” nei nostri stessi confronti come lo siamo quando scegliamo di essere credenti o meno, di condurre una vita onesta o da scellerati.
Si tratta, alla fin fine, di un nuovo tipo di sensibilità e di rispetto degli altri per lasciare paradossalmente tutti liberi, anche al di là degli affetti, affinché si possa essere coscienti di comportarci in un modo piuttosto che in un altro. Solo così la morale, la teologia o la legge, qualunque esse siano, potranno avere un senso.
Terri Schiavo come Eluana Englaro non per questo devono essere colpevolizzate o strumentalizzate per le scelte che non hanno potuto fare, solo perché non ne hanno avuto il tempo o a causa di una cultura “personale”, sociale e diffusa che non c’era e non c’è. Devono essere solo un simbolo, un monito cui far riferimento, affinché ciascuno di noi non eluda le proprie e inderogabili responsabilità.

 
Oggi si parla di “Testamento Biologico”, ma per me dovrebbe essere meglio inquadrato come un vero e proprio “Testamento di Coscienza” perché, in fondo, è tutt’altra cosa dal primo. Saremo noi, e solo noi, a scegliere (indicare), di vivere (magari ibernati finchè nuova scienza non sopraggiunga!) o morire, così come lo facciamo, in fondo se pur inconsciamente, ogni giorno.  E se fosse vero che la vita non ci appartiene e che non starebbe a noi discernere, qualunque cosa decidessimo di fare entrerebbe, comunque, in conflitto con la “trascendenza”. Ma il problema, dal punto di vista umano e pratico, non può essere in ogni caso risolto scaricandolo solo ed esclusivamente sul piano delle responsabilità legislative o dei sentimenti religiosi perché esso finisce con il ritornare, inevitabilmente e di nuovo, su quello della propria “coscienza”.   
 
Grazie Terri, grazie Eluana… per permetterci, se lo vorremo, di fare una passo in avanti sia nella vita che nella morte al di là di ogni tabù e oltre ogni paura.   
 
 

Gicar

IN  ITALIA  IN  2 MILA  COME  ELUANA

 

Milano, 9 feb. (Adnkronos) – Sono più di duemila in Italia i pazienti in stato vegetativo. E\’ il dato che è emerso da un recente monitoraggio condotto dall\’apposita commissione del Ministero della Salute per fare il punto sull\’assistenza sanitaria necessaria per questi casi.

Ogni anno si calcola inoltre che su circa 20 mila persone che entrano in coma per incidenti stradali o sul lavoro, ictus, arresti cardiaci, aneurismi, intossicazioni, oltre un terzo riesce a uscirne senza riportare danni permanenti. Più o meno il 50% di chi si risveglia, però, resta disabile. Per più di 500 pazienti inoltre il coma evolve in stato vegetativo, più o meno lungo, talvolta permanente. Come è successo a Eluana Englaro, che è stata tenuta in vita per 17 anni attraverso il trattamento di idratazione e alimentazione.

I centri dedicati ai pazienti in stato vegetativo cronico in Italia sono solo una quarantina, per un totale di oltre 300 posti letto. La maggior parte delle strutture è concentrata nelle regioni del Nord Italia.

Ma lo stato vegetativo persistente non è il coma o la morte cerebrale. A precisare il significato di ciascun termine, a volte usato in maniera impropria è il Centro nazionale trapianti (Cnt).

COMA: Il coma è una condizione clinica complessa, che deriva da un\’alterazione del regolare funzionamento del cervello con compromissione dello stato di coscienza. Nel coma, anche nei casi più gravi, le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico rilevabile attraverso l\’elettroencefalogramma o altre metodiche. Il coma comprende più stadi di diversa gravità, incluso lo stato vegetativo persistente, ma è comunque una situazione dinamica, che può variare sia in senso regressivo, sia in senso progressivo. In questi casi, tuttavia, siamo in presenza di pazienti vivi, sui quali si deve attuare qualsiasi presidio terapeutico che sia in grado di curarli.

STATO VEGETATIVO: Nello stato vegetativo persistente, spesso confuso con la morte cerebrale, le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati in modo chiaro dall\’elettroencefalogramma. Queste caratteristiche si riflettono in diverse condizioni biologiche con precisi riscontri sul piano clinico: nello stato vegetativo persistente il paziente può respirare in modo autonomo; mantiene una vitalità circolatoria, respiratoria e metabolica e un controllo sulle cosiddette funzioni vegetative (esempio temperatura corporea, pressione arteriosa, diuresi). E le sue funzioni cerebrali mantengono una certa vitalità, sebbene ridotta.

MORTE CEREBRALE: Nella morte encefalica il soggetto perde in modo irreversibile la capacità di respirare e tutte le funzioni encefaliche: non ha controllo sulle funzioni vegetative.Le cellule cerebrali sono morte, non mandano segnale elettrico e l\’encefalogramma risulta piatto. In tal caso il cervello non solo è danneggiato sul piano della funzionalità e della percezione, ma anche su quello anatomico perché le cellule morte cominciano a decomporsi e gli enzimi che si liberano, conseguenza di questa decomposizione, aggrediscono e demoliscono le altre cellule innescando un meccanismo inarrestabile. La morte cerebrale è uno stato irreversibile, irreparabile e definitivo che coincide con la morte della persona.

 

mikronet

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