ROMA – TEATRO ELISEO
Ginzburg come Jonesco ed il suo teatro dell’assurdo, dove le frasi più scontate assumono accenti esilaranti, dove l’ovvio trionfa mescolando delusioni, sogni e desideri. Un concerto per parole con una musicalità da suonarsi anche con gli occhi, con le mani, con gli intimi pensieri degli attori. Una musica che misteriosamente fa ridere, ed infatti ridiamo delle parole dei protagonisti e dei loro buffi destini, mentre fuori, dalla finestra, c’è il mondo.
« UNA SPLENDITA COMMEDIA DI CHIACCHIERE »
di Mariangiola Castrovilli
Novanta piacevolissimi minuti in compagnia di Maria Paiato, Azzurra Antonacci e Valerio Binasco, qui regista e interprete de L’intervista di Natalia Ginzburg in scena a Roma al Teatro Eliseo fino al 1 marzo.
Scritta nel 1988 e messa in scena sia da Luchino Visconti che da sir Laurence Olivier L’intervista è l’ultima delle commedie della Ginsburg che qui dipinge un decennio della vita italiana tra il 78 e l’88, anni difficili in cui tutto sembrava dissolversi nel nulla da cui a tratti emergeva, magari in maniera confusa, la voglia di trovare qualche nobile ideale da salvare. Dopo la divertente Ti ho sposato per allegria la scrittura teatrale della Ginzsburg si fa più distesa , diventa un funambolico gioco di parole che il pubblico segue come una pallina da tennis.
Ginzburg come Jonesco ed il suo teatro dell’assurdo, dove le frasi più scontate assumono accenti esilaranti, dove l’ovvio trionfa mescolando delusioni, sogni e desideri. Bravissimi giocolieri Binasco e la Paiato che assaporano le parole come caramelle trascinando gli spettatori nel loro incantamento raccontando in prima persona la storia di un giornalista, Marco Rozzi (Binasco) che arriva in una vecchia, cadente casa di campagna per intervistare Gianni Tiraboschi, un noto studioso che ammira da sempre. Ma pur avendo un appuntamento, Tiraboschi preso da altri impegni gli da buca. Ad accoglierlo la sua compagna Ilaria (Paiato) e Stella (Antonacci) sua sorella.
Per due volte Rozzi si muoverà da Roma per quest’intervista che non otterrà per mancanza dell’interessato, ma è proprio quest’assenza a favorire la casuale intimità che s’instaura tra Marco e Ilaria con reciproche confessioni così profonde e sincere come non avrebbero mai pensato. Dove l’io più nascosto viene fuori senza remore nella consapevolezza di chiacchiere salottiere destinate a rimanere in quella stanza.
segue … >>>
Ginzburg come Jonesco ed il suo teatro dell’assurdo, dove le frasi più scontate assumono accenti esilaranti, dove l’ovvio trionfa mescolando delusioni, sogni e desideri. Un concerto per parole con una musicalità da suonarsi anche con gli occhi, con le mani, con gli intimi pensieri degli attori. Una musica che misteriosamente fa ridere, ed infatti ridiamo delle parole dei protagonisti e dei loro buffi destini, mentre fuori, dalla finestra, c’è il mondo.
« UNA SPLENDITA COMMEDIA DI CHIACCHIERE »
di Mariangiola Castrovilli
Novanta piacevolissimi minuti in compagnia di Maria Paiato, Azzurra Antonacci e Valerio Binasco, qui regista e interprete de L’intervista di Natalia Ginzburg in scena a Roma al Teatro Eliseo fino al 1 marzo.
Scritta nel 1988 e messa in scena sia da Luchino Visconti che da sir Laurence Olivier L’intervista è l’ultima delle commedie della Ginsburg che qui dipinge un decennio della vita italiana tra il 78 e l’88, anni difficili in cui tutto sembrava dissolversi nel nulla da cui a tratti emergeva, magari in maniera confusa, la voglia di trovare qualche nobile ideale da salvare. Dopo la divertente Ti ho sposato per allegria la scrittura teatrale della Ginzsburg si fa più distesa , diventa un funambolico gioco di parole che il pubblico segue come una pallina da tennis.
Ginzburg come Jonesco ed il suo teatro dell’assurdo, dove le frasi più scontate assumono accenti esilaranti, dove l’ovvio trionfa mescolando delusioni, sogni e desideri. Bravissimi giocolieri Binasco e la Paiato che assaporano le parole come caramelle trascinando gli spettatori nel loro incantamento raccontando in prima persona la storia di un giornalista, Marco Rozzi (Binasco) che arriva in una vecchia, cadente casa di campagna per intervistare Gianni Tiraboschi, un noto studioso che ammira da sempre. Ma pur avendo un appuntamento, Tiraboschi preso da altri impegni gli da buca. Ad accoglierlo la sua compagna Ilaria (Paiato) e Stella (Antonacci) sua sorella.
Per due volte Rozzi si muoverà da Roma per quest’intervista che non otterrà per mancanza dell’interessato, ma è proprio quest’assenza a favorire la casuale intimità che s’instaura tra Marco e Ilaria con reciproche confessioni così profonde e sincere come non avrebbero mai pensato. Dove l’io più nascosto viene fuori senza remore nella consapevolezza di chiacchiere salottiere destinate a rimanere in quella stanza.
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L’intervista arriverà a dieci anni di distanza quando il giornalista ha ormai cambiato lavoro e non è più interessato a Tiraboschi, caduto invece in una profonda depressione. Un apologo degli umani desideri che il tempo che passa inevitabilmente cambia e trasforma. « Ilaria » scriveva la Ginzburg nell’89 « è una figura che si rifiuta di accettare la distruzione, che conosce la forza del dolore, del sacrificio e della dedizione, mentre Marco è un essere ingenuo e maldestro, con ingenue ambizioni destinate ad essere deluse sul nascere, dotato però di pietà e capace di conoscenza adulta, sincera e veritiera della vita ». Ed è proprio così, i personaggi evocati sulla scena, dal politico alle sue donne, sono degli sconfitti, perché L’intervista, tutto sommato è una storia di sconfitti.
« Questa è una splendida commedia di chiacchiere » afferma il regista Binasco, « ed i suoi sono personaggi ritratti con vera maestria psicologica e scenica, con una vita intensa nascosta sotto le battute fiume, tanto che si sarebbe tentati di interpretare la pièce in modo naturalistico ».
E invece? « Abbiamo scelto di lavorare sulla recitazione rendendola vibrante e sensitiva, in modo di dare un senso nuovo alle parole che diventano fulminee e guizzanti, cariche di elettricità come note di Mozart ».
Un concerto per parole dunque… « si, con una musicalità da suonarsi anche con gli occhi, con le mani, con gli intimi pensieri degli attori. Una musica che misteriosamente fa ridere, ed infatti ridiamo delle parole di Ilaria, Marco e Stella e dei loro buffi destini, mentre fuori, dalla finestra, c’è il mondo ».