FILM IN BIANCO E NERO PER DESCRIVERE COME SI VIVE ALLA VIGILIA DI UNA GUERRA
D A S W E I S S E B A N D
di Mariangiola Castrovilli
Non sfugge a questa regola del momento nemmeno Michael Haneke in competizione con Das Weisse Band, un film in bianco e nero che descrive come si vive alla vigilia della guerra in un villaggio della Germania del Nord dal 1913 al 1914 che gravita attorno ad un microcosmo dove assistiamo a scene di vita quotidiana di una corale di bambini e adolescenti diretta dall’istitutore del villaggio, alle loro famiglie, al
pastore, il medico, la levatrice, il barone e sua moglie, l’amministratore ed i paesani in generale. In questo paesino in cui regna apparentemente la pace e la serenità tuttavia accadono strane inspiegabili cose che a poco a poco assumono l’aspetto di un rituale punitivo.
Haneke torna così per la quinta volta a Cannes esplorando i suoi temi favoriti, come innocenza, colpa, origini della violenza e tipo di educazione ricevuta chiedendosi ancora e ancora chi siamo, dove andiamo ed il perché di come siamo fatti. Il film e stato girato in settanta giorni la scorsa estate in un villaggio vicino a Brandenburgo dove tutto è rimasto esattamente come cento anni fa, con la chiesa al centro e dove gli unici ritocchi apportati sono stati coprire l’asfalto di una strada e nascondere due case non in carattere.
segue … >>>
D A S W E I S S E B A N D
di Mariangiola Castrovilli
Non sfugge a questa regola del momento nemmeno Michael Haneke in competizione con Das Weisse Band, un film in bianco e nero che descrive come si vive alla vigilia della guerra in un villaggio della Germania del Nord dal 1913 al 1914 che gravita attorno ad un microcosmo dove assistiamo a scene di vita quotidiana di una corale di bambini e adolescenti diretta dall’istitutore del villaggio, alle loro famiglie, al
pastore, il medico, la levatrice, il barone e sua moglie, l’amministratore ed i paesani in generale. In questo paesino in cui regna apparentemente la pace e la serenità tuttavia accadono strane inspiegabili cose che a poco a poco assumono l’aspetto di un rituale punitivo.
Haneke torna così per la quinta volta a Cannes esplorando i suoi temi favoriti, come innocenza, colpa, origini della violenza e tipo di educazione ricevuta chiedendosi ancora e ancora chi siamo, dove andiamo ed il perché di come siamo fatti. Il film e stato girato in settanta giorni la scorsa estate in un villaggio vicino a Brandenburgo dove tutto è rimasto esattamente come cento anni fa, con la chiesa al centro e dove gli unici ritocchi apportati sono stati coprire l’asfalto di una strada e nascondere due case non in carattere.
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«Dieci anni fa avevo pensato di fare un film su un gruppo di ragazzi che in base all’educazione che hanno avuto giudicano trasformando in dogma principi generali. E quando si erige un principio ad assoluto si diventa inumani perché da qui nasce il terrorismo, non importa di che genere».
Un’educazione conosciuta nel 19° secolo come ‘pedagogia nera’…
«Esattamente, che è poi una delle fonti del radicalismo. A questo riguardo avevo pensato anche ad un altro titolo, La mano destra di Dio, cioè questi ragazzi convinti di sapere cos’è il bene e cosa il male si permettono di giudicare, generando così i prodromi del terrorismo»
«Se faccio un film in Germania cerco un’epoca facilmente verificabile. Questi ragazzi sono quelli che qualche anno più tardi abbracceranno il nazismo. Vorrei però che fosse chiaro che Das Weisse Band, è un film sulle origini del male a livello mondiale, sia che si tratti di terrorismo politico o religioso e non su un problema tedesco».
Haneke, mentre mostra i rapporti codificati tra adulti e tra genitori e figli non fa vedere però quello che si dicono i ragazzi tra loro…
«Certo perché svelando tutto non ci sarebbe più mistero e non funzionerebbe più il rapporto segreto con il pubblico».
FILMATO TRATTO DA WWW.VISUM.IT