Est Ovest: il “registro della tragicommedia” di Cristina Comencini
Grande debutto all’Eliseo di Roma di Est Ovest con una splendida Rossella Falk, di Cristina Comencini che sa raccontare con un’umanità straordinaria spesso velata d’ironia storie universali capaci di coinvolgerti profondamente, qui alla sua seconda esperienza teatrale dopo la fortunata Due partite diventato poi anche un film.
(Mariangiola Castrovilli) – Est Ovest ovvero ricordi dell’ottuagenaria Letizia, sensazioni, emozioni e qualche rimpianto accuratamente liftato da una sottile vena d’ironia, in caduta libera nel giorno del suo compleanno che ha deciso di festeggiare invitando a casa i parenti più stretti, suo fratello (Luciano Virgilio), i due figli (Claudio Bigagli, artista disoccupato e Daniela Piperno abbandonata da un marito latitante in Cina dove si è rifatto un’altra vita), una nuora petulante che mal sopporta (Elisabetta Arosio), tre nipoti (Alessandro Sperduti, Roberto Infascelli, Viola Graziosi) ed una badante ucraina (Merita Xhani). E poi c’è, tangibile ed ad ogni secondo più presente e reale degli altri personaggi, l’Assente, la nipote Isabella che la nonna crede in giro all’altro capo del mondo per lavoro e che è invece scomparsa in un mistero che tutta la famiglia cerca di occultare.
Frammenti di conversazione in cui affiorano rancori e recriminazioni mai sopite, voglia di altro che non c’è stato, affetti malintesi e malesseri a pelle che impediscono una serenità auspicabile in un giorno di festa per un genetliaco così importante. La Falk, dritta come un fuso e padrona insuperabile dell’arte recitativa porta superbamente in scena i suoi ottantatre anni prestandone ottanta al suo personaggio, una matriarca orgogliosa e dolente tutta proiettata nel dolore dell’assenza di Isabella ed una famiglia che fa del suo meglio per nasconderle la verità che però lei intuisce fortuitamente.
E poi c’è Oxana, la badante, una figura a cui ormai sempre più si delegano sembianze di affetti, più comodo e pratico infatti pagare qualcuno che si occupi dei nostri anziani lasciandoci liberi e senza noiose incombenze. E teatro e cinema specchi della vita ci rimandano questo ruolo che ha già acquistato grande rilevanza nella vita reale e non solo. Ed infine il titolo, Est Ovest . «Due punti cardinali opposti ma non contrapposti ed anzi affacciati l’uno sull’altro, sempre più vicini tra loro, fino a rivelare che possono toccarsi, si sono già toccati» spiega la bionda e sorridente sceneggiatrice, autrice regista Cristina Comencini. «Il lavoro maggiore qui, ancora più che in Due partite è tenere il registro della tragicommedia, così tipico di ogni famiglia, che fa sempre teatro di sé, che nasconde la tragedia dietro la battuta, la risata, il lessico familiare, il gioco dei ruoli. Fino alla fine, perché l’assenza e il dolore si rivelano e mettono a tacere la commedia».