Quelle diverse tonalità di grigio “Extra” al RomaFilmFestival
(Mariangiola Castrovilli) – Un duetto strepitoso quello Muccino – Tornatore per Extra, la sezione più sofisticata cinematograficamente parlando della rassegna romana, in una Sala Petrassi affollata fino all’inverosimile, come sempre succede tutti gli anni in quest’incontri con il pubblico che nel silenzio più assoluto segue con grande interesse, il sottile gioco di lanci e rimandi ad altissimo livello dei più importanti personaggi del cinema.
Tornatore in grigio scuro, Muccino in grigio chiaro. 53 anni il primo, 42 il secondo, due stili opposti, ma ambedue accomunati dalla stessa passione per la settima arte. Ognuno di loro ha scelto le scene che preferisce dei film dell’altro. Inizia Tornatore con un cadeau per il Festival, quattro minuti di immagini inedite girate nella seconda metà degli anni Settanta, lasciando spiazzato Muccino che confessa di non aver portato niente perché «mi vergogno dei film che ho fatto. Figuriamoci di quelli girati a vent’anni…».
Ed ecco, sullo schermo prendere il via l’altalena di riflessioni battute e ricordi con Nuovo Cinema Paradiso, L’uomo delle stelle, Malena. E Tornatore che confessa di avere una buona notizia per il pubblico, «Baaria è la fine di un viaggio lungo un sogno. Non girerò più un film di ambientazione siciliana». E Muccino pronto «ho visto Baaria due giorni fa ed ero scettico perché Giuseppe è sempre ridondante. Sono invece rimasto coinvolto perché Baaria è veramente superbo, il coronamento del grande amore che porta alla sua terra e al cinema, e senti che ti arriva direttamente dalla verità. Non vorrei essere nei tuoi panni però. Dopo questo cosa farai?».
«Mi sento spesso dire che i miei film sono ridondanti» risponde Tornatore, «e non so se qualcuno che continua a ripeterlo abbia mai preso in considerazione che questo è il mio stile. All’inizio capivo queste critiche, poi non più. Una volta ho girato un corto di 30 minuti con Philippe Noiret ed un cane… bene era ridondante anche quello».
Adesso sullo schermo scorrono le immagino che Tornatore ha scelto di Gabriele, Come te nessuno mai, L’ultimo bacio e La ricerca della felicità e commenta «Fin dagli inizi nel cinema di Gabriele c’è una cifra costante, il suo viaggiare attraverso varie generazioni ed il loro sentimenti, sempre gli stessi alla ricerca dello stesso desiderio, la felicità. E ci riesce».
Tutti e due poi hanno in comune la difficoltà di rivedersi a film terminato. Tornatore lo fa per non vederne solo i difetti «che vorrei correggere ma non posso più», mentre Muccino confessa che dopo «averlo visionato per almeno 80 volte durante il montaggio e averlo seguito per un anno e mezzo tra proiezioni ufficiali e quelle in sala, siamo nauseati. Il regista che parla bene del suo film prima che siano passati almeno tre anni dall’uscita in sala, non sa quello che dice».
Muccino strappa poi l’applauso spontaneo del pubblico quando confessa che se anche le citazioni o gli omaggi ad altri autori nei suoi film non sono evidenti «io so perfettamente da dove rubo, vorrei essere Fellini, Scola, Germi, Leone, Allen… e comunque anche rubare bene non è facile». Mentre Tornatore racconta come nascono le colonne sonore di Morricone perché «io non so scrivere la musica, ma parlo con lui e gli spiego a parole quello che vorrei mentre Ennio prende appunti e strimpella, alla fine viene fuori proprio l’accordo che cercavo».
Tutti e due hanno affrontato poi il tema del suicidio, in Una pura formalità in cui Tornatore ha fatto recitare Roman Polanski e si dice «dispiaciuto per la sua vicenda così dolorosa, complessa e di non facile giudizio. L’appello in suo favore è stato strumentalizzato, e poi perché l’arresto proprio ora, dopo tanto tempo? Il processo in contumacia esiste anche in America». In Sette anime di Muccino invece il suicidio, solo annunciato, è l’anello mancante di una catena, perché come dice Gabriele, «quando sei oppresso dal senso di colpa, pensi al suicidio come ad una liberazione. La morte infatti è assenza del dolore».
E per finire questa carrellata d’emozioni d’autore lasciamo Tornatore che dietro l’angolo ha la possibilità di diventare il miglior film straniero all’Oscar e Muccino con Baciami ancora, sequel dell’Ultimo bacio, in cui riprende una riflessione sulla vita degli stessi personaggi, ma anche «un discorso su me stesso, i miei difetti, le mie viltà».