Pasqua a Tarquinia (tratto da “Ritorno a casa” del 1986)
(Giulio Carra) – La Pasqua a Tarquinia rappresenta da sempre un momento importante della vita cittadina forse anche più del Natale. Certamente non trascurando l’imprescindibile contenuto religioso, il giorno della Resurrezione assume un aspetto del tutto particolare, dai contorni complessi e talvolta emblematici.
Tornare a Tarquinia nel giorno di Pasqua è quasi un’esigenza interiore per il Tarquiniese “Emigrato”, situazione legata a motivi di lavoro all’estero o in altra città italiana. Il desiderio di vedersi, di ritrovarsi con i propri familiari, parenti ed amici in un giorno di festa, sarebbe certamente una “molla” sufficiente per far scattare a chiunque la necessità di ritornare tra le “mura” amiche dell’infanzia. Rientrare per poi celebrare il Cristo Risorto diviene un’esigenza della quale non è umanamente possibile fare a meno. Ma sta di fatto che nei meccanismi psicologici individuali si inserisce anche ed in modo irruente la Processione e con essa il trionfo di Cristo. E per lo stesso cittadino residente, di origine tarquiniese e no, il non assistere al passaggio del Redentore è impresa quasi impossibile, come pure per il turista, non ritornare a Tarquinia nel pomeriggio di Pasqua se è già stato presente in passato.
Per i malati, poi, vedere arrivare la Statua della Resurrezione alle porte dell’Ospedale è sempre un momento di speranza e di conforto. Nessun altra occasione a carattere religioso o manifestazione folcloristica, nessun congresso di partito o infuocato Consiglio Comunale, riesce a Tarquinia a coagulare intorno a se, nel momento stesso in cui si svolge, tanta folla.
E’ senz’altro un “Avvenimento di Popolo” dove le componenti emozionali, religiose e di tradizione, si fondono e si amalgamano in modo inconsueto. E’ d’altronde innegabile che sono forse pochi i tarquiniesi che, almeno per una volta, non abbiano rivolto, seppur tra sé e sé, a quall’immagine prorompente del Cristo che “vola” sulla gente, un pensiero, una piccola preghiera o un desiderio da esaudire. Lo testimoniano i volti commossi, le persone che si inginocchiano, le tante che si fanno il segno della croce e le non poche espressioni di serenità e contentezza. In sostanza è il giorno e forse il solo giorno dell’anno in cui tutti, dimenticando totalmente ogni motivo di attrito, sentono di volersi veramente bene e di essere tutti fratelli.
Così, la Processione del Cristo Risorto diventa un momento di aggregazione eccezionale. Certo, per il Cattolico, per la persona di Fede, essa rappresenta una manifestazione esteriore di una certezza, della resurrezione a “vita nuova”, della salvezza, della remissione dei peccati ma anche per il non credente, per il laico, essa finisce per essere un momento di speranza. Ed è forse proprio questo il miracolo della Pasqua a Tarquinia.
E d’altronde la devozione dei cittadini credenti e non alla Statua del Redentore, per ciò che rappresenta ed alla Processione che ne celebra la grande giornata, è evidenziata anche dai numerosissimi ex-voto e dal successo della sottoscrizione popolare che ha permesso di raccogliere fondi, al di là di ogni più rosea previsione, per il restauro della Chiesa di San Giuseppe, permettendo quindi alla Statua del Cristo Risorto di ritornare là, dove è sempre stata.
Fonte: Testo tratto dalla pubblicazione “Ritorno a casa” del 1986