Enrico Appetito, Michelangelo Antonioni e il filo rosso dell’incomunicabilità
(Mariangiola Castrovilli) – E’ stato uno dei fotografi di scena più attivi e celebri del cinema e dei suoi set. Scomparso improvvisamente nel 2003, a 67 anni, mentre stava lavorando per il film “L’amore è eterno finché dura” di Carlo Verdone, nella sua lunga carriera ha intrecciato la propria attività professionale con oltre 200 produzioni cinematografiche e televisive italiane e straniere.
Innumerevole la serie di scatti realizzati (decine di migliaia) per gli oltre 500 film di cui è stato non solo testimone ma anche interprete esterno nel cogliere, attraverso l’occhio della macchina fotografica, attimi fugaci ed unici individuati nel corso della lavorazione dei lungometraggi con una sensibilità che andava ben oltre le attenzioni che un fotoreporter dedica ed attua nel suo lavoro.
Stiamo parlando di Enrico Appetito (le cui opere sono raccolte nell’omonimo e rinnovato Archivio allestito nel cuore del quartiere Prati in Roma) che ha incrociato la sua storia con quella di molti registi tra i quali Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli, Renato Castellani, Vittorio Caprioli, Pasquale Festa Campanile, Carlo Lizzani, Salvatore Samperi e Tonino Cervi. Inoltre è stato anche il fotografo di fiducia di Alberto Sordi.
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Photo Gallery
Certo rimarrà indimenticabile la mostra, I 400 scatti di Enrico Appetito per Michelangelo Antonioni, che per due mesi (4 dicembre 2015 – 7 febbraio 2016) ha polarizzato le attenzioni sulla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea nell’accattivante ed originale allestimento dell’artista Antonio Passa (già Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma) e curata da Marco Maria Gazzano (docente di Cinema a Roma Tre).
400 scatti realizzati tra il ’59 ed il ’64 e che ruotano attorno ai 4 film di Antonioni dedicati alla ‘malattia dei sentimenti‘ come L’Avventura, La Notte, L’Eclisse e Deserto Rosso, in una sorta di dialogo critico a distanza fatto di rimandi e suggestioni. In omaggio alla sensibilità artistica di Appetito «le immagini – sottolinea la figlia Tiziana – sono state scelte tra quelle più intense di un percorso di contiguità creativa con il regista, gli attori e i paesaggi, che ha consentito al fotografo non semplicemente di documentare quanto di entrare in sintonia, cogliere attimi, sensazioni, affetti, giochi, sorrisi, ironie, ansie: tanto fugaci quanto preziose».
Nell’esposizione il tema dominante è l’incomunicabilità, ovvero il malessere di vita, il non star bene con se stessi, il non riuscire ad esprimersi, il parlarsi senza capirsi. Una mostra su Antonioni che, in fondo, lascia percepire, attraverso le immagini presentate, di come Enrico Appetito abbia voluto chiudere il cerchio tra il personaggio, l’interprete e il regista legati insieme, appunto, dal filo rosso dell’incomunicabilità.
In un continuo rimando tra arte, cinema e fotografia, la mostra abbina le foto di Enrico Appetito a testi e pensieri del regista e dei suoi interlocutori intellettuali. Tra le peculiarità dell’esposizione l’accostamento delle immagini fotografiche ad alcune opere pittoriche e scultoree dei maestri dell’avanguardia italiana ed europea del Novecento cui tanto spesso Antonioni e lo stesso Appetito si sono riferiti ed evocato come Morandi, Fontana, De Chirico, Burri, Rotella, Vedova, Turcato, Fautrier. Opere che fanno parte delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, per l’occasione esposte proprio nell’ambito della rassegna dedicata al celebre fotografo romano.
La Mostra, di cui vi proponiamo un filmato realizzato con la partecipazione di Tiziana Appetito, è stata patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e inaugurata dal Ministro Dario Franceschini. L’evento è stato realizzato anche con la collaborazione della Società di Psicoanalisi Italiana e dell’ Università Roma Tre, con il contributo della Camera di Commercio Roma e la partnership tecnica di European Brokers, iArt, GALA.